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Mastercard, un brevetto per una banca crypto

Una richiesta di brevetto della Mastercard descrive un web-wallet capace di contenere sia fiat che criptovalute. Il sistema tratta anche l’integrazione delle criptovalute nei sistemi di pagamento tradizionali.

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Da una parte l’implementazione di una simile tecnologia, e quindi dell’integrazione delle criptovalute nel già esistente circuito di pagamento, porterebbe all’accettazione delle criptovalute da milioni di mercanti.

D’altronde, però, c’è una parte del brevetto al quale è destinata a destare non poca controversia: la riserva del servizio è frazionaria.

Il problema di una riserva frazionaria

La comunità delle criptovalute si è vivamente opposta al sistema bancario tradizionale. La nascita stessa di bitcoin è dovuta alla volontà di creare una valuta la quale non è sotto il controllo di alcuna entità centrale la quale può manipolarla.

Per questo molti si potrebbero mettere a ridere, o provare risentimento, a sentire che il sistema brevettato dalla mastercard include i piani per una riserva frazionaria.

La riserva frazionaria è una pratica bancaria molto diffusa che consiste nel tenere solo una parte dei fondi depositati per il prelievo immediato. Il resto dei fondi viene prestato.

Perché possano avere un effetto sulla disponibilità del denaro, gli strumenti basati sul debito emessi dalla banca devono essere accettati come valuta vera e propria. Se lo sono, infatti, questi diventano di fatto parte del denaro in circolazione.

Una conseguenza è un’apparente (ma non reale) inflazione dovuta al fatto che il denaro depositato, che risulta al cliente depositato, in realtà è altrove. Questo genera l’illusione che esista più denaro di quanto ce ne sia davvero.

Questa illusione però rischia di essere infranta se troppi clienti richiedono di prelevare i loro depositi alla banca.

Secondo il sito della Federal Reserve, il minimo che una banca deve detenere nei depositi, determinato dalla Monetary Control Act nel 1980, può ammontare al solo 3% del totale. Oltre un determinato limite è richiesto un deposito del 10%.

Una conseguenza è che anche una discreta perdita di fiducia nei confronti di una banca può potenzialmente generare un disastro.

Le criptovalute un pericolo per Mastercard e Visa?

Le aziende che offrono servizi di pagamenti sono quelle che più dovrebbero temere l’obsolescenza per via delle criptovalute e della blockchain. In fondo queste aziende non sono altro che intermediari in un settore che queste tecnologie promettono di disintermediare.

Per questo non dovrebbe stupire che, prima di brevettare sistemi simili a quello descritto in questo articolo, Mastercard abbia chiesto azioni contro bitcoin da parte del governo australiano, anche mettendolo in cattiva luce e descrivendolo come valuta destinata al crimine.

Simile a quello di Mastercard è anche il corrente atteggiamento della VISA. Infatti, l’azienda ha ribadito più volte che vuole “essere nel mezzo di ogni pagamento nel mondo a prescindere di come avviene o quale valuta viene utilizzata.”

Questo però lo ha spiegato dopo aver chiarito che ritiene le criptovalute siano più una merce che una valuta al momento e che non costituiscono un pericolo nel breve termine.

Adrian Zmudzinski
Adrian Zmudzinski
Adrian è un appassionato di tecnologia e IT, specializzato nell'analisi di token, tecnologia blockchain e crypto. Il suo interesse verso Bitcoin risale al 2009, espandendosi al mondo delle crypto più in generale. Le sue analisi si concentrano per lo più sulle potenzialità tecnologiche alla base dei token.
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