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Sei ICO di insuccesso

I token launch sono spesso investimenti di grande attrazione. Possono garantire ritorni che moltiplicano la cifra iniziale in tempi relativamente brevi. 

Conviene però ricordare sempre la regola fondamentale secondo cui la redditività è direttamente correlata al rischio. Infatti, se valutiamo il numero di ICO non andate a buon fine nel 2017, vediamo che il 46% può essere definito fallito.

A questo numero si può aggiungere un altro 12% di ICO “semi fallite” , il cui progetto non ha fatto progressi, la comunità è rimasta minuscola e la comunicazione sociale si è praticamente interrotta.

Del resto, se consideriamo le 12 maggiori ICO del 2017-18 (Sirin, Bancor, Qash, Status, Envion, Kin, Comsa, TenX, Elastos, BankEx , Wax,), tutte con capitalizzazione oltre i 60 milioni, quindi progetti grandi, solo sei hanno avuto un ritorno positivo, mentre alcune pagano perdite molto pesanti.

Purtroppo nella criptoeconomia spesso si trascura l’economia. Si punta tantissimo sul progetto tecnologico, tralasciando aspetti prettamente aziendalistici, invece essenziali, perché le ICO sono imprese, prima che tecnici.

Passiamo a considerare alcuni casi.

Enigma

L’esempio è di come una cattiva realizzazione possa distruggere un’idea anche buona. Enigma aveva l’obiettivo di introdurre un salto di qualità nella criptografia e nella privacy della blockchain. Il nome deriva infatti dalla famosa macchina crittografica Enigma sviluppata dal Terzo Reich.

Creata la sua mailing list, il sito web e un account Slack, purtroppo quest’ultimo fu hackerato e utilizzato per convincere i primi sottoscrittori a inviare il denaro a terze parti estranee al progetto.

Il CEO, Guy Zizkind,  compii un errore superficiale e incredibilmente grave per un esperto in security: non attivò il sistema di autenticazioni a due fattori.

Se ci pensiamo un errore quasi comico per un’azienda che voleva avere come mission la privacy e la sicurezza. Molti investitori hanno ormai abbandonato il progetto rimasto incompiuto. Lezione: non essere mai superficiali.

Droplex

Per fortuna chi organizza gli scam è molto pigro, talmente pigro da non fare il minimo indispensabile per raggiungere l’obiettivo.

Il whitepaper di Droplex era identico, parola per parola, a quello di QRL, Quantum Resistant Ledger. Con la sola sostituzione della parola Droplex a QRL. I furbetti della supposta ICO, sono arrivati perfino a copiare il Github repository di QRL, per dare l’idea che effettivamente vi fosse un’attività di programmazione.

Per fortuna la voce si è diffusa rapidamente, il team di QRL ha cambiato il proprio Github e la truffa ha reso “solo” 25 mila dollari.

CoinDash

Anche questo è stato un altro hackeraggio, ma molto più complesso dei precedenti. Pare che i ladri avessero creato un sito identico a quello della ICO.

C’è anche chi dice che sia stato un insider a cambiare l’indirizzo di pagamento. Comunque, i furbacchioni sono riusciti a deviare i fondi destinati alla ICO, che ha perso circa 10 milioni di dollari, riuscendo comunque a raccoglierne 6,4.

Non tantissimi ma abbastanza da far partire il progetto. I fondatori hanno dichiarato che distribuiranno il token anche a chi ha mandato i soldi all’indirizzo truffaldino.

Veritaseum

Probabilmente avrete già sentito parlare di questa ICO che prometteva una sorta di sistema bancario e di investimento peer to peer. Il progetto era estremamente discusso, soprattutto su Reddit.

Il white paper è stato giudicato più volte pieno di incongruenze e di buchi. Il tutto era basato su un sito non certo perfetto. Come risultato: 5,4 milioni di dollari in token sono spariti e poi venduti con uno schema pump & dump sugli exchange. Insomma, un bel pasticcio da cui nessuno è uscito bene, soprattutto i promotori.

Parity

In questo caso non parliamo di una ICO, ma di un wallet. Comunque è stato un caso di hackeraggio da manuale. Di solito si consiglia di non tenere i soldi sugli exchange ma nei wallet. In questo caso qualcuno è riuscito a utilizzare una debolezza del wallet multisig e a prelevare Edgeless, Swarmcity ed Aetenity. Un danno che si è fatto sentire per mesi.

Tezos

E’ stata a suo tempo la più grande ICO in assoluto, con 232 milioni raccolti nel 2017. L’obiettivo dei promotori, i coniugi Breitman, era quello di costruire una blockchain con un sistema di regolazione democratico che facesse superare i problemi di Bitcoin. Fu creata una fondazione in Svizzera per guidare il progetto, affidata all’ingegner Gevers (poi accusato dai Breitman di gestione scorretta). Nel frattempo tutto è caduto sotto l’occhio della SEC che ha iniziato a sua volta una causa, considerando Tezos un titolo azionario offerto illegalmente. Attualmente è stato definito un nuovo board e si parla di una nuova fondazione, denominata T2.

La conclusione ovvia è che le ICO possono essere estremamente rischiose. Se volete investire fatelo pure ma con grandissima attenzione.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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