Il giovane russo Gregory Klumov, fondatore e CEO della startup Stasis ha idee molto chiare. Il suo obiettivo è “facilitare l’utilizzo delle monete digitali da parte dei governi”. E infatti, Malta e l’Astana International Financial Center del Kazakistan hanno già avviato una collaborazione, mentre cresce l’attenzione di altri Paesi.
Il progetto, in estrema sintesi, è quello di offrire una piattaforma per “tokenizzare” le valute tradizionali e trasformarle in versione digitale. Da questo potrebbero nascere diversi vantaggi, tra cui risparmiare, aumentando al contempo la sicurezza e la velocità delle operazioni.
Pur trattandosi di una stable coin, di cui esistono solo pochi altri esempi in circolazione, Stasis si può considerare una classe di asset totalmente nuova. Quello che distingue il token in questione dalla concorrenza, secondo Gregory Klumov in un’intervista esclusiva a The Cryptonomist, è il fatto che sarà sottoposto a una revisione da parte di un fornitore di servizi selezionato dal governo e che la società si impegna a riscattare tutti i token emessi al valore nominale.
Klumov è convinto che le criptovalute sconvolgeranno gli affari e i modelli di business di migliaia di aziende nei settori più disparati, ridimensionando il peso delle commissioni che le persone devono pagare agli oligopoli.
È in questo contesto che si inquadra l’attività del gruppo, la cui mission è quella di colmare il gap esistente tra la finanza decentralizzata e i cittadini, digitalizzando ogni tipo di attivo finanziario in modo sicuro e trasparente.
Nello specifico, il sistema di Stasis funziona in questo modo: il token pilota della piattaforma replica l’euro con uno “Stasis Euro Token (SET)”. Ogni token rappresenta l’equivalente di una unità monetaria (1 SET vale 1 euro), un po’ come avviene per il Tether che, da parte sua, è invece legato al dollaro USA.
Essendo garantito dalle riserve della moneta tradizionale, il SET a quel punto diventerebbe il pilastro della crypto-economia, assumendo il duplice ruolo di strumento di controllo della volatilità per gli investitori e di mezzo di pagamento per l’economia tokenizzata del futuro.
Quando ha subito il fascino delle criptovalute e cosa l’ha spinta in questo settore?
“La prima volta che da ragazzino andai su Internet negli Anni 90 venni immediatamente colpito dal potenziale di questa rete globale e dai vantaggi che poteva portare alle persone attorno al mondo. Ero troppo giovane e non avevo alcuna capacità imprenditoriale, ma riuscii lo stesso a creare un ISP (internet service provider, ndt) ad alta velocità nel mio quartiere e ad accumulare più di 150 clienti paganti ogni mese. Più avanti sono passato al mondo della finanza tradizionale, per tornare al mondo dell’IT e del Fintech da lì a poco.
Che si può dire del presente?
Oggi gli asset digitali sono l’internet 2.0 o il web 3.0, per dirla al modo degli sviluppatori di Ethereum. Questa tecnologia ha il potenziale per sconvolgere centinaia di business a livello globale e ridurre il peso delle commissioni che le persone devono pagare agli oligopoli. Si tratta inoltre di una nuova classe di asset che grazie alla natura trasparente della curva di offerta ha il potenziale per raggiungere una valutazione da parecchie migliaia di miliardi di dollari. Per non parlare del fatto che nel 2008 una bolla su grande scala come le commodities era valutata all’8% del pil globale”.
La mission di Stasis è fare da ponte tra asset tradizionali e criptovalute. Con quali vantaggi?
“Stasis è una controparte trasparente e capitalizzata con cui gli investitori istituzionali possono raggiungere il mercato degli asset digitali. I money manager sono abituati ad assumere il rischio del prezzo dell’asset, ma non il rischio di controparte e l’infrastruttura esistente comporta rischi di controparte significativi. Questo è il motivo per cui i broker OTC hanno una nicchia significativa. Intendiamo prima di tutto avere un effetto dirompente su di loro per prima cosa”.
Cosa offre in più SET rispetto ad altri progetti di stablecoin, ad esempio Tether?
“La nostra entità emittente sarà sottoposta a revisione da parte di un fornitore di servizi selezionato dal governo e alla frequenza che il governo riterrà necessaria. Tecnicamente possiamo fare un audit ogni volta che viene chiuso un blocco sulla blockchain, parliamo nell’ordine di minuti. A tutto questo va aggiunto che ci impegniamo a riscattare ogni singolo token emesso al valore nominale, mentre Tether non promette nulla in cambio”.
A che punto è la cooperazione con Malta e il Kazakistan?
“Sto provando a far applicare una legislazione simile in tutte le giurisdizioni in cui Stasis funge da consulente. L’obiettivo è di evitare l’arbitraggio normativo che è molto possibile a causa della dimensione globale del mercato degli asset digitali e dell’assenza di barriere all’ingresso. Nel momento in cui una giurisdizione fornisce una regolamentazione più favorevole degli asset digitali, guadagna capitale intellettuale e finanziario rispetto a territori meno sofisticati e più regolamentati. Proprio per questo ho proposto un incontro tra la delegazione dell’AIFC (Kazakistan) e importanti funzionari governativi come il Presidente dell’MFSA Joe Bannister, il Consulente politico del Segretario parlamentare per i servizi finanziari, l’economia digitale e l’innovazione Mario Borg e altri importanti decision maker a Malta”.
Che ruolo ricopre SCT, cioè la Stasis Community Token, nel suo progetto?
“Stasis Community Token sarà uno strumento che beneficerà della portata e della frequenza delle transazioni con criptovalute stabili. Adesso il nostro team legale sta elaborando il business concept in modo dettagliato”.
Alla Blockchain & Bitcoin Conference di Malta ha detto che l’economia sta iniziando un processo di tokenizzazione. Cioè?
“La tokenizzazione ha tutte le caratteristiche per avere un effetto disruptive sulla cartolarizzazione. La lobby bancaria è l’unica cosa che impedisce che ciò accada su vasta scala. La tecnologia è una forza così dirompente che molte società finanziarie tradizionali come banche e revisori rischiano di perdere quote di mercato significative e flussi di reddito a fornitori di servizi emergenti come Stasis”.
Gettando uno sguardo al contesto normativo, quali sono gli ostacoli principali allo sviluppo dell’industria delle criptovalute?
“Per comprendere appieno il potenziale di questo mercato, è necessario avere familiarità con diverse aree di competenza come finanza, IT, matematica. Inoltre comprendere il quadro regolatorio, al quale bisogna aggiungere un appropriato lavoro di lobby. Ognuna di queste competenze è qualcosa che le persone studiano e praticano un certo numero di anni prima di essere considerate esperti. La parziale mancanza di uno dei settori menzionati comporta una comprensione limitata delle condizioni di concorrenza e delle tappe fondamentali del cammino verso l’adozione da parte del mercato. Auguro a tutti i funzionari governativi del mondo intero che sono coinvolti nello sviluppo di un quadro giuridico di ascoltare gli imprenditori in questo campo e comunicare tra loro per sincronizzare le curve di apprendimento”.
Chi è Gregory Klumov. La sua carriera inizia prestissimo, a 15 anni, quando fonda una società che fornisce servizi Internet ad alta velocità. Dopo questa prima esperienza, si sposta dall’IT alla finanza, settore dove matura competenze nella gestione degli investimenti alternativi che gli danno l’opportunità di riconoscere il potenziale di investimento delle risorse digitali nelle prime fasi della rivoluzione Blockchain. Gregory è stato gestore di fondi istituzionali e consulente UHNWI (ultra-high-net-worth individuals) su asset alternativi, oltre ad essere direttore degli investimenti presso Matrix Advisors e SBD Global Fund. Prima di creare Stasis, Gregory si è occupato di raccolte di capitale per fondi d’investimento e consulente per diversi progetti ICO.