Poco più di sei mesi fa la Cina ha imposto la chiusura degli exchange locali. Inoltre ha iniziato a bloccare l’accesso a quelli esteri utilizzando il firewall di Stato.
Si potrebbe dire: una doppia Grande Muraglia intorno al mondo crypto.
In teoria avrebbe dovuto bloccare qualsiasi accesso a tutti gli exchange in cui poter acquistare monete digitali, ma i cinesi non si sono dati per vinti e hanno trovato una soluzione davvero curiosa per aggirare il blocco: il “contrabbando” di bitcoin.
Tecnicamente non si tratta proprio di contrabbando – anche se questo dovrebbe dirlo la giustizia cinese – eppure gli somiglia tantissimo.
Come la Cina sta bloccando le crypto
Il blocco in effetti non riguarda solo l’accesso via Internet agli exchange, ma anche la possibilità di effettuare versamenti o prelievi in valuta fiat.
Il problema, infatti, è l’impossibilità di collegare un conto corrente bancario cinese a un exchange estero.
Quindi come può fare un cinese ad acquistare bitcoin pagando in renminbi o in dollari?
Attenzione però: è vietato compravendere criptomonete, ma il mero scambio di criptovalute non è stato bloccato e non si potrebbe bloccarlo nemmeno volendo.
Per questo motivo i cinesi non possono convertire valuta fiat in bitcoin, e viceversa, ma possono scambiarsi criptovalute.
La soluzione?
Incaricare alcuni “spalloni” di recarsi all’estero con denaro contante (in genere dollari), utilizzarlo per acquistare criptovalute, e poi inviare i token ai wallet dei cinesi in Cina.
Inoltre in giro per il mondo ci sono già moltissimi cinesi, che hanno pieno accesso agli exchange, e possono facilmente acquistare e “contrabbandare” criptovalute in Cina.
Secondo l’agenzia Reuters ci sarebbe addirittura un banchiere cinese con base in Canada di circa 20 anni (Mister Li) che acquista criptovalute in vari mercati e li rivende in Cina con un sovrapprezzo. Pare che al culmine della domanda di bitcoin, a gennaio, Li riuscisse a vendere bitcoin in Cina con il 30% o addirittura 40% di ricarico. Attualmente invece che il sovrapprezzo sarebbe sceso al 7% a causa di molti “spalloni” che trasportano fisicamente all’estero il contante per gli acquisti di criptovalute.