Per via della sua natura decentralizzata, la tecnologia blockchain ha una capacità molto limitata in termini di transazioni processate simultaneamente.
A differenza dei sistemi centralizzati o distribuiti, quelli decentralizzati richiedono che ogni nodo della rete (ovvero ogni server parte della rete stessa) prenda parte all’elaborazione di tutte le transazioni e conservi una copia di tutte le informazioni contenute all’interno del sistema stesso.
Dovendo attendere che ogni transazione venga propagata nella rete e registrata da tutti i nodi, i protocolli decentralizzati sono limitati a un ridotto numero di transazioni per secondo. Problema questo, valido per tutte le blockchain pubbliche (come ad esempio Bitcoin ed Ethereum), che attira l’interesse di numerosi ricercatori e business del settore.
Se per aumentare la capacità di volumi gestiti da un sistema di database tradizionale è sufficiente aumentare la potenza computazionale, aumentando il numero di server, in ambito blockchain ci troviamo davanti a un problema nuovo.
Essendo ogni nodo indipendente e gestito da parti diverse, non è infatti possibile assicurarsi che ognuno di questi aggiunga la potenza computazionale necessaria.
Un problema non soltanto tecnico, ma anche economico.
All’invio di ogni transazione, perché questa possa essere processata, è necessario pagare una commissione alla rete (network fee).
Avendo una capacità di processo limitata, maggiore è il numero delle transazioni, maggiore è il tempo di attesa.
Ed ecco quindi che, al fine di incentivare una validazione più rapida delle transazioni, vengono utilizzate commissioni più elevate.
Un problema, quello della scalabilità, che risulta evidente per lo scambio di denaro tramite Blockchain (per esempio sulla Bitcoin Blockchain), ma che riguarda anche le applicazioni decentralizzate e gli smart contract (per esempio la Ethereum Blockchain).
Questi sono infatti composti da una serie di operazioni che devono essere effettuate sulla blockchain, ognuna delle quali (su Ethereum) viene misurata in termini di gas.
Maggiore è la complessità dello smart contract, maggiore è il gas da esso utilizzato e minore il numero di transazioni che possono essere incluse in uno stesso blocco.
Pur essendo una sfida ancora in corso, sono numerose le entità a studiare questo argomento e a proporre soluzioni. Tra queste sono le cosiddette piattaforme “layer 2”, quali ad esempio Lighting Network (per Bitcoin) o Raiden (per Ethereum), che sono costruite al di sopra della Blockchain come livello secondario e abilitano l’esecuzione di un maggior numero di transazioni simultaneamente.