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Kenneth A. Blanco è il Direttore di FinCEN, ovvero l’agenzia governativa del Dipartimento del Tesoro americano che si occupa di combattere il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e altri crimini finanziari nazionali e internazionali.
Recentemente durante una conferenza a Chicago ha pronunciato un discorso in cui ha trattato argomenti inerenti alle criptovalute.
L’agenzia, ha spiegato Blanco, tra le altre cose è concentrata anche sull’analisi e la comprensione delle tecnologie emergenti (in particolare le criptovalute) per identificare rapidamente gli eventuali rischi, colmare le lacune, ma anche supportare l’innovazione con maggiore chiarezza nel settore.
A tal proposito ha dichiarato che l’agenzia continuerà ad aggiornare le linee guida relative a queste tecnologie emergenti “in stretto dialogo con l’industria”, ma ha anche sottolineato che “perseguiranno in modo aggressivo individui e aziende che non prendono sul serio gli obblighi previsti dalla legge degli Stati Uniti”.
Il discorso usa a tratti toni diplomatici, ma in realtà si colgono molto bene sia una certa rigidità, tipica delle agenzie governative che combattono il crimine, sia un approccio piuttosto deciso nei confronti dei tentativi di eludere i controlli antiriciclaggio (AML).
A tal proposito Blanco ha annunciato che sono già stati esaminati oltre il 30% di tutti gli exchange e i servizi di custodia di criptovalute registrati a partire dal 2014, con l’obiettivo di assicurarsi che tutti possano essere sottoposti a regolari controlli di conformità.
Stiamo parlando sia dei grandi operatori che di quelli minori, comprendendo piattaforme di scambio di valute virtuali, servizi di gestione, distributori di valuta virtuale (ATM), e addirittura singoli operatori peer-to-peer, sia che risultino in qualche modo registrati, sia che invece non lo siano.
Secondo la FinCEN, chiunque operi come intermediario negli USA in questo settore deve essere soggetto al rispetto delle regole AML, indipendentemente dal fatto che un’azienda stia operando come un singolo scambio peer-to-peer o una grande piattaforma di trading multinazionale.
È difficile comprendere cosa possano intendere per rispetto delle norme AML quando ad operare sono singoli soggetti che si scambiano criptovalute in modalità peer-to-peer, ed in realtà è ancora più difficile capire come potrebbero effettuare i controlli.
Blanco aggiunge: “La conformità non inizia perché potresti essere scoperto, o perché stai per essere scoperto. […] Una solida cultura della conformità dovrebbe essere parte della costruzione delle vostre operazioni da zero, e potete aspettarvi che identificheremo dove ciò non avvenga e intraprendiamo le azioni appropriate”.
Tuttavia, in un secondo momento, rivela un dettaglio che potrebbe essere esplicativo: l’implementazione dei requisiti deve essere effettuata da aziende e istituzioni finanziarie, lasciando intendere che tali norme non si applichino ai singoli privati cittadini.
Questa precisazione stona un po’, soprattutto in riferimento a quelle piattaforme completamente decentralizzate che non fanno capo né ad un’azienda né ad un’istituzione finanziaria, ma che sono di fatto sviluppate e rilasciate da privati cittadini, e non gestite da nessuno (tipo LocalBitcoins.com).
Una vera piattaforma P2P dovrebbe avere questa caratteristica, quindi è difficile immaginare come possano essere applicate le norme AML a piattaforme P2P.