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La notizia è destinata a pesare, perlomeno fino a quando non verrà fatta chiarezza. Il colosso del mining Bitmain, infatti, si prepara a lanciare una IPO miliardaria sulla borsa di Hong Kong, ma nel frattempo è arrivata la tegola di accuse pesanti: la manipolazione dei prezzi di bitcoin cash.
In questo momento la società sta completando l’ultimo round di finanziamento privato che dovrebbe portare il valore complessivo, ante offerta pubblica, a un miliardo.
Questa fase di preparazione è turbata da una serie di polemiche legate al grande valore di BCH posseduti dal gigante del mining.
Secondo informazioni filtrate in fase di pre-IPO, la società sarebbe passata dal possedere zero BCH ad averne accumulati al 31 marzo 2018, ben 1.021.315, per un valore attuale pari a 500 milioni di dollari. Se non che, fino ad appena un mese fa, tutti questi BCH valevano quasi il doppio. Di conseguenza la società starebbe subendo una perdita di quasi 500 milioni di dollari in pochi mesi.
Attualmente Bitmain è stimata possedere il 5,9% di tutti i BCH in circolazione, una quantità in grado di avere un peso sul mercato e che ha suscitato dei sospetti perché non generata dal mining, ma acquistata sul mercato con 159 milioni, mentre le vendite di BTC sarebbero state pari a 89 milioni.
Le accuse di “manovre torbide” sul mercato sono molto pesanti perché arrivano in un momento in cui si prepara una IPO enorme, che nei piani di Bitmain permetterebbe di essere valutati fino a 18 miliardi di dollari, a fronte della cessione di una quota attorno al 40% della società.
Il dubbio è che la società stia, o abbia provato, ad abbellire i libri contabili con guadagni non derivanti dalla gestione tipica di un’azienda. Se il desiderio era questo, però, si è scontrato con un mercato non facile, che probabilmente paga la ricerca di investimenti con minore rischiosità e che quindi ha punito, in questo momento, investimenti come le criptovalute, tradizionalmente molto volatile.
Jihan Wu, il CEO di Bitmain, è comunque ben introdotto nell’establishment economico cinese dove gli utili, soprattutto per le aziende statali, o parastatali, è molto grasso.
In questo ambiente non dovrebbe essere difficile per l’imprenditore trovare sostegno alla propria IPO, anzi è probabile che la scelta di una via istituzionale alla pubblicizzazione dell’azienda sia stata scelta proprio per favorire l’investimento di grandi gruppi industriali orientali che, ufficialmente, non avrebbero mai potuto aderire ad una ICO.