Read this article in the English version here.
Dopo l’apertura all’esterno della Nord Corea, che ha portato alla storica stretta di mano tra i presidenti delle due Coree e all’incontro tra Donald Trump e il dittatore Kim Jong-un, adesso Pyongyang, starebbe valutando la possibilità di creare una sua cryptovaluta.
Un report di Yonhap del 27 agosto ha riferito dei tentativi della nazione guidata da Kim Jong-un di gestire alcuni trading su piccola scala attraverso al creazione di un exchange locale ad opera di Chosun Expo, un’azienda specializzata nel settore tecnologico.
La Corea del Nord vanta una notevole conoscenza nel campo della blockchain, tecnologia finora studiata a scopo militare.
Un’eccezione si è vista proprio in occasione dell’incontro tra Moon Jae-in, Presidente della Corea del Sud, e Kim Jong-un: i due leader hanno firmato un trattato di pace durante il vertice tenuto a Panmunjom il 27 aprile 2018, in occasione del quale il testo dell’accordo è stato trasferito all’interno della blockchain di Ethereum con uno smart contract irreversibile.
Un caso unico nella storia in cui un trattato ufficiale viene inserito all’interno di una blockchain.
Il pericolo hacker
Questo proverebbe che Pyongyang potrebbe riservare al mondo più di una sorpresa. E Washington ne sa qualcosa.
Stando alle conclusioni dell’intelligence americana, infatti, c’era proprio la Corea del Nord dietro l’attacco hacker denominato Wannacry che il 12 maggio 2017 infettò in tutto il mondo migliaia di computer (si parla di 230mila PC in oltre 150 Paesi), bloccando anche le attività di banche e ospedali.
Ma l’attività terroristica della nazione sarebbe anche più recente: il Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky infatti, ha pubblicato recentemente la notizia secondo cui alcuni malware nordcoreani attribuibili al cosiddetto gruppo Lazarus (hacker ritenuti responsabili di diversi attacchi devastanti in oltre 18 Paesi) starebbero prendendo di mira computer con sistema operativo MacOs.
Non solo, ma risale a non più di un anno fa la notizia secondo cui sempre dalla Corea del Nord sarebbero partiti nuovi malware (Peachpit e Hangman, già usati in alcuni attacchi ai sistemi bancari registrati nel 2016) verso account di gestori di alcuni importanti exchange di criptovalute.