Negli ultimi tempi si sta sviluppando un’interessante discussione attorno al valore delle criptovalute, soprattutto in un momento in cui gli andamenti del mercato appaiono piuttosto depressi, con l’Orso che prevale sul Toro.
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Ad esempio, Ethereum aveva a gennaio un valore superiore ai 1400 dollari, mentre ora vale poco più di 200.
Nella valutazione di una criptovaluta bisogna considerare un insieme di fattori complessi, alcuni dei quali contrastanti.
Considerando la storia di ETH e prendendo in esame una serie di ipotesi fatte da diversi autori, tra cui Casey e Buterin, oltre che alcune leggi base di carattere monetario, potremmo identificare i seguenti punti:
- L’esplosione delle ICO ha portato ad un accaparramento dei token di ETH per partecipare alle operazioni di finanziamento;
- Le leggi base della teoria quantitativa della moneta, secondo la quale Massa Monetaria per la Velocità della moneta è uguale al prezzo per la quantità spiega come la domanda dei servizi offerti sia legata al valore della moneta utilizzata;
- La legge di Gresham secondo la quale una moneta con maggiore valore intrinseco viene accaparrata e quindi esce dall’uso comune.
Alcune di queste forze sono in contrapposizione fra loro. Ad esempio, un’offerta monetaria ampia porterebbe ad un effetto inflazionistico secondo le leggi ordinarie dell’economia ma, allo stesso tempo, la spinta della legge di Gresham, soprattutto nei momenti di notevole crescita, potrebbe essere tale da necessitare una correzione con l’offerta di una maggiore massa monetaria.
Consideriamo l’esempio fatto da Casey con BTC: ad un certo momento l’incremento di valore di ETH, insieme all’incremento dei costi transazionali, era apparso talmente forte da essere scollegato all’utilizzo della piattaforma.
In quel caso, la possibilità di avere un’offerta limitata era addirittura diventato un problema per l’uso pratico della criptovaluta come strumento di pagamento perché la sua valutazione spingeva all’holding e non all’utilizzo.
Secondo lo sviluppatore di Stellar Jeremy Rubin si potrebbe addirittura arrivare al paradosso per cui la piattaforma di Ethereum venga ad avere un grandissimo successo nello svolgimento degli smart contract, ma nello stesso tempo il valore del token ETH vada a zero.
Secondo Rubin, questo potrebbe accadere nel momento in cui il gas delle transazioni non venga pagato in ETH, come succede attualmente, ma nei token ERC20 emessi. In tal caso Ethereum, secondo Rubin, diventerebbe una mera piattaforma di programmazione senza alcun valore economico.
Questa visione è stata duramente contestata da Vitalik Buterin che ha spiegato come sia sempre più conveniente effettuare transazioni in ETH rispetto ad altri token, e come l’eventuale supporto della Proof of Stake sarebbe complesso.
Nel lungo periodo il valore di Ethereum sarà maggiormente collegato all’utilizzo e all’utilità della piattaforma ed alle idee innovative che la comunità sarà in grado di avere, ma il problema è capire quando arriverà questo lungo periodo.
Il timore è che la prospettiva del suo avverarsi sia keynesiana, per cui “nel lungo periodo saremo tutti morti”.