Il Grande Firewall cinese colpisce ancora. Stavolta a farne le spese è la EOS COMMUNITY
Read this article in the English version here.
Già in passato si è verificato il rischio concreto che questa si spaccasse, ma stavolta la spaccatura sembra proprio essere dovuta alla “muraglia” informatica cinese, oltre alla barriera linguistica.
Il problema sono le comunicazioni tra i membri della community cinese, e quelli del resto del mondo.
La prima causa è ovviamente quella linguistica: al di fuori della Cina si usa l’inglese per comunicare, ma la numerosa community cinese utilizza soprattutto il mandarino. Questo crea una vera e propria spaccatura, con la community in inglese che utilizza soprattutto Telegram, e quella in mandarino che utilizza invece WeChat.
Questo causa conversazioni separate che avvengono in parallelo, in modo indipendente tra di loro, rendendo molto difficile per EOS rispettare i tempi di sviluppo promessi, visto che di fatto è una blockchain con governance democratica.
A ciò si aggiunge il firewall di Stato cinese, che isola la community cinese rendendo molto lenta e scomoda l’interazione via Internet con il resto del mondo. Quindi, a prescindere dalla barriera linguistica, l’isolamento della community cinese è di fatto un problema strutturale.
Per ovviare a questi problemi stata creata una nuova organizzazione, la EOS Mandarin Arbitration Community (EMAC), che sta lavorando per ridurre l’impatto di tali barriere.
L’EMAC ha espressamente dichiarato che la lingua ufficiale di EOS è senza ombra di dubbio l’inglese, ma non tutti i partecipanti alla community, sparsi in tutto il mondo, sono in grado di comprenderlo senza problemi.
Inoltre, per superare la barriera informatica del firewall cinese, che ad esempio impedisce l’accesso a Telegram, sta promuovendo l’utilizzo di VPN che consentono l’accesso a risorse altrimenti inaccessibili dalla Cina.
In Cina inoltre WeChat è una specie di “super social media”, ovvero un insieme di Twitter, Facebook e WhatsApp messi assieme, che ne fa una piattaforma incredibilmente diffusa: pertanto non sarà affatto facile convincere i membri cinesi dell community ad utilizzare Telegram, dovendo anche utilizzare una VPN.
Moti Tabulo, capo della ECAF, fa notare che esiste anche un’altra barriera linguistica: “i concetti possono essere difficili da tradurre”. Questa barriera, in realtà, sarebbe una barriera culturale, come suggerisce Amy Wan, fondatrice e CEO della startup blockchain Sagewise, che dice: “Rido quando gli occidentali discutono sul decentramento: solo poche persone al mondo controllano veramente i bitcoin [ethereum], ecc., e sono tutti in Cina e non gliene frega niente del decentramento”.
Oltre all’EMAC, che si sta concentrando nel fornire alla comunità di lingua cinese “educazione e formazione” sulla governance di EOS, un’altra nuova organizzazione, la EOS Alliance, sta fornendo supporto in mandarino sull’arbitrato e altri argomenti, coordinando anche le traduzioni in cinese dei documenti relativi alla governance.
Tuttavia Thomas Cox di Block.One ha dichiarato che la situazione sta migliorando rapidamente: “direi che a un mese fa c’era molto senso di separazione, direi che chiunque abbia la sensazione che ci sia una divisione invalicabile probabilmente è in vacanza da quattro o cinque settimane”.