Secondo quanto riportato da ICObench, sebbene il numero di ICO lanciate sia rimasto mediamente costante negli ultimi 12 mesi, i soldi raccolti si sono ridotti drasticamente. Infatti, nel primo trimestre del 2018, sono stati investiti 5 miliardi di dollari, contro i circa 1.7 miliardi di dollari del terzo trimestre. Un calo del 65%.
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Le ICO sono destinate ad estinguersi?
Verrebbe da dire di sì, ma probabilmente è una risposta solo parzialmente corretta. Il 2017 e la prima parte del 2018 hanno visto l’esplosione del mercato delle criptovalute. Quasi tutti i progetti lanciati sono riusciti a raccogliere una quantità enorme di soldi, anche progetti scam in cui i founder hanno ricevuto milioni di dollari e poi hanno chiuso bottega (anzi non la hanno mai aperta) scappando col malloppo.
Pincoin and iFan sono un esempio di quanto questo mercato fosse (e ancora è) il wild west. Queste 2 aziende vietnamite sono riuscite a raccogliere 660mln di dollari con un progetto inesistente truffando ben 32000 investitori.
Queste news hanno contribuito a portare un po’ di diffidenza nei confronti della ICO. Come è possibile che queste truffe possano accadere?
Purtroppo ci sono dei lati negativi in un mercato non regolamentato in cui spesso non esiste una giurisdizione con delle regole con cui operare. Gli investitori non sono protetti come quando acquistano normali asset finanziari.
Nelle ICO chi riceve i soldi non ha vincoli da rispettare, può spendere i soldi nel modo in cui ritiene più opportuno, specialmente in Paesi dove non c’è una regolamentazione chiara e precisa in materia, al contrario di quanto avviene, per esempio, in Svizzera.
Oggi tutti siamo degli investitori. C’è chi investe in un fondo pensione o in immobili o in asset come le azioni o i future. Rispetto a 20 anni fa esiste una consapevolezza diversa sul rendimento che i soldi possono fruttare. Le nuove generazioni vogliono gestire direttamente i propri risparmi piuttosto che affidarsi alle banche o istituti finanziari.
I millennial oggi investono direttamente dal loro cellulare usando delle app che, per esempio, mettono a disposizione sistemi di microinvestimento.
Le notizie di persone che diventano milionarie investendo nel giro di poco tempo hanno sempre un grande risalto sui giornali.
Questo ha portato ad innalzare il profilo di rischio nella speranza di trovare la prossima Google o Facebook.
Purtroppo, fin tanto che una società non viene quotata in borsa, è impossibile (o quasi) investire nella equity. Questo tipo di investimenti finora era riservato solamente ai venture capitalist o alle grandi banche di affari.
Le ICO rappresentano un processo di democratizzazione degli investimenti. Oggi è possibile investire in startup early-stage con degli enormi potenziali ritorni.
Viene offerta una nuova opportunità a cui fino a poco tempo fa era impossibile accedere. “Da un grande potere deriva una grande responsabilità” si diceva in un film ed è così anche per gli investimenti.
A seguito del crollo delle borse del 1929, gli Stati Uniti hanno introdotto attraverso il Security Act del 1933 una serie di regolamentazioni. Da allora qualsiasi azienda che voglia quotarsi in borsa, deve fornire una precisa documentazione, incluso il profilo finanziario.
La azienda è responsabile legalmente di eventuali dichiarazioni inesatte contenute nel prospetto informativo. Questa legge rafforza e aiuta a mantenere la fiducia degli investitori che a sua volta sostengono il mercato azionario.
Per fortuna, Paesi come la Svizzera sono all’avanguardia per quanto riguarda la regolamentazione delle ICO e di questo nuovo modo per cercare finanziamenti, ma ancora non è così in tutto il resto del mondo.