Si sente spesso parlare di supply chain, ma cos’è? Chiamata anche filiera di approvvigionamento, la supply chain è una rete aziendale che organizza il flusso di persone, attività, informazioni e risorse per spostare un prodotto o un servizio da un produttore a un cliente, preferibilmente nel modo più efficiente possibile (Zhang et al., 2017).
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Da sempre l’uomo ha cercato di comunicare con i suoi pari e, dopo avere soddisfatto questo bisogno, abbiamo voluto condividere anche beni, servizi e idee
Siamo quindi riusciti a scambiarceli in ogni punto della Terra, ma ora vogliamo farlo anche nel mondo immateriale, direttamente però.
Scambiare i beni nell’economia moderna significa muovere la proprietà dei beni tra tanti soggetti diversi e distanti, a fronte di un corrispettivo in denaro e qui è dove entra in gioco anche la blockchain.
Summary
Business need e emergenze
Oggi un’azienda ha una sempre più ampia lista di fornitori, distributori e di processi di lavorazione esterni.
Abbiamo un grande incentivo per iniziare a cambiare la logistica: l’attuale situazione vede criminali prosperare sul falso e sulla contaminazione con morti e enormi costi sanitari.
Controllare e prevenire le alterazioni della filiera è diventato un compito improbo, infatti, come notiamo dagli ultimi incidenti, Fonte Il Fatto alimentare:
- “L’Italia lamenta continuamente frodi sui prodotti made in Italy, ma nessuna segnalazione ufficiale è giunta all’UE.” (08-11-2018);
- “Ragù Barilla con carne di maiale arriva in Arabia Saudita. L’Italia bacchettata dalle autorità locali” (19-07-2018);
- “Truffa del prosciutto San Daniele: 103 indagati e 270 mila pezzi sequestrati” (17-08-2018);
- “Salmonella in pollame dalla Polonia” (20-06-2018).
E queste sono solo alcune delle frodi, per una completa analisi si può far riferimento alla pubblicazione del Ministero della Salute, dove si evidenziano per esempio, che sono state ispezionati 176.217 stabilimenti riconosciuti e 172.399 attività produttive registrate.
Il numero di stabilimenti riconosciuti per i quali è stata riscontrata almeno una non conformità è stato di 39.598, su un numero di ispezioni pari a 490.904.
Senza considerare, inoltre, i molti miliardi spesi per costi contrattuali e coperture assicurative in una logistica che sappiamo essere più digitalizzabile di come è oggi e quindi ottimizzabile eliminando la duplicazione degli accordi, l’ulteriore duplicazione della riconciliazione e dei rapporti regolamentari, in ultimo il doppio controllo amministrativo delle fatture.
Per spiegare la complessità “non lineare” della supply chain, ossia per semplificare: non bisogna mai avere troppo pieno il magazzino né così vuoto da non poter soddisfare le richieste dei clienti; è opportuno valutare tutte le conseguenze. A tal proposito possiamo citare una dimostrazione chiamata “The beer game”, messa a punto dall’MIT.
IoT e supply chain
Per aiutare chi si occupa della supply chain, e per mitigare le frodi, abbiamo da gestire l’Internet delle Cose (IoT), ossia un mondo di oggetti tenuto insieme dai bit, che forniscono la colla digitale. D’ora in poi ogni oggetto sarà immerso dentro questo collante immateriale.
Si avvia così una nuova esistenza, una nuova dimensione immateriale, che circonda la materia. Grazie a tale colla ogni oggetto può collegarsi con gli altri, sia vicini sia lontani, e grazie ai sensori, dare informazioni sul suo status spaziale e temporale.
In particolare, sui sensori:
- Devono costare pochissimo (es. gli RFID costano di più dei barcode)
- Le prestazioni devono essere garantite in tutte le condizioni
- Gli standard sono ancora in via di formazione
Infine, c’è da scegliere caso per caso la granularità adatta (ogni mela? ogni pacco? ogni container?); è un trade off tra fiducia, rischio e valore aggiunto.
Ora, dopo aver accennato velocemente alla supply chain e all’IoT, osserviamo cosa può accadere quando li fondiamo insieme alla blockchain. Notando però che essa non è una tecnologia incrementale. Piuttosto è un paradigma completamente nuovo con un potenziale inesplorato.
Introdurre la blockchain sic et simpliciter, senza accurata analisi del contesto in cui si va ad operare non serve a nulla; molto probabilmente è anche una soluzione più costosa rispetto ai sistemi consolidati nel corso dei decenni.
In questa eterna lotta tra guardie e ladri, affinché la blockchain sia un’arma a favore delle guardie, dobbiamo fare attenzione perché spesso si confondono i diversi piani tra:
- Il prodotto e il processo,
- La fiducia umana nei soggetti coinvolti (fin quando è necessario) e il ricorso alla tecnologia (appena è possibile).
Per il prodotto e il processo, è fondamentale riconoscere che – attualmente – in questo processo di spostamento non si valuta la qualità del prodotto. Dentro ogni singola scatola o dentro un container ci possono essere dei falsi, anche se la documentazione che accompagna la merce certifica la qualità e l’origine.
Quindi possiamo avere spostamenti certificati come reali, ma di oggetti potenzialmente falsi. La domanda a questo punto è: come può il destinatario rilevare l’eventuale contraffazione, iniziare la disputa con il produttore e farsi rimborsare?
È questa la risposta a cui dobbiamo arrivare per capire se e come introdurre la blockchain nella supply chain, perché una qualche forma di tracciatura c’è sempre stata.