All’Assemblea nazionale francese, ovvero la camera bassa del Parlamento della Francia, erano stati proposti alcuni emendamenti fiscali che avevano l’obiettivo di ridurre le tasse per i trader e gli utenti di criptovalute.
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Questi emendamenti crypto sono stati bocciati e di conseguenza non entreranno in vigore.
Il voto negativo si è tenuto lunedì ed ha riguardato tutti gli emendamenti proposti per ridurre le tasse e quindi la pressione fiscale sui guadagni ottenuti con gli scambi di criptovalute in Francia.
Una prima proposta voleva aumentare la soglia dell’esenzione fiscale annuale sui guadagni da 305 euro a 3.000, o addirittura 5.000.
La motivazione del rifiuto è stata che 305 euro sono considerati già abbastanza favorevoli ed in linea con la soglia di esenzione dei guadagni ottenuti da scambi di titoli azionari. La quota 3.000 è stata comunque considerata una soglia di esenzione troppo elevata.
Un’altra proposta bocciata è stata quella volta ad equiparare la tassazione delle plusvalenze a quelle dei titoli azionari.
Respinto anche l’emendamento che avrebbe voluto distinguere tra attività continuative in criptovalute e attività occasionali, in modo da ridurre la tassazione sulle plusvalenze provenienti da queste ultime e anche la proposta relativa alle minusvalenze è stata respinta.
Per quanto riguarda invece l’articolo 16 bis del codice civile francese è stato bocciato l’emendamento che prevedeva di tassare le plusvalenze solo nel momento del ritiro del denaro fiat su conti bancari, ma è ancora possibile che l’emendamento che porterebbe la tassazione al 30% venga approvato in futuro. Questo, infatti, non era compreso in quelli sui quali l’Assemblea doveva pronunciarsi lunedì.
Attualmente in Francia le plusvalenze sugli asset crypto sono tassate al 36,2%, mentre altre forme di plusvalenze su asset non immobili sono tassati al 30%. L’ipotesi in circolazione è quella di uniformare le aliquote in modo da semplificare il quadro normativo per le tasse crypto.