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Le crypto e il caso di Kim Dotcom

Continua il caso di Kim Dotcom, il famoso fondatore del sito Megaupload e curioso del mondo crypto. Dopo alcuni problemi con la piattaforma di streaming, ora ha ottenuto la possibilità di appellarsi alla Corte Suprema di Wellington contro l’estradizione negli USA.

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Kim Dotcom è stato il re del file sharing fino al 2012, quando la sua attività venne chiusa su ordine dell’FBI e la sua casa in Nuova Zelanda e quelle dei suoi soci vennero perquisite e lui arrestato.

Il caso Dotcom e quindi le accuse verso di lui erano basate sul fatto che non fosse un neutrale intermediario, ma che mettesse a disposizione lo spazio dei suoi server, diventando quindi un complice nelle innumerevoli violazioni dei diritti d’autore su film, musica ed altre opere artistiche.

Dato che l’attività era stata ritenuta illecita lo erano anche i proventi e la società, per cui all’accusa legata al copyright si accompagnarono quelle di associazione a delinquere e di riciclaggio di denaro illecito portando il carico penale a livelli elevati.

Le corti distrettuali, d’assise e d’appello hanno già accordato l’estradizione di Dotcom negli USA, dove lo attenderebbe una condanna pesante, ma l’accusato ha fatto appello alla corte suprema, e la richiesta, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, è stata accettata, per cui il caso potrà essere riconsiderato un’ultima volta con delle possibilità di revisione a vantaggio degli accusati.

DotCom e le crypto

Kim Dotcom, dopo la chiusura di Megaupload, ha avuto una seconda vita collegata con il mondo delle crypto di cui è diventato un fervente sostenitore.

A luglio dello scorso anno aveva lanciato K.IM, un sistema basato su un token proprietario che ha come finalità il permettere la remunerazione diretta dei creatori di token da parte degli utilizzatori.

Un modo per riconoscere automaticamente i diritti d’autore che purtroppo, almeno allo stato attuale, è ancora in fase embrionale.

Inoltre, ad agosto, invitò il pubblico ad abbandonare il dollaro in favore di bitcoin, in vista di una crescita esplosiva del debito USA che potrebbe portare ad una spirale inflazionistica o persino al default.

Si tratta di un’osservazione non infondata, in quanto l’amministrazione Trump prevede realmente un deficit di bilancio consistente, con una aumento di 1000 miliardi di dollari nel 2019 ed un debito pubblico complessivo che supera il 100% del PIL.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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