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Breve riassunto sull’identità di Satoshi Nakamoto

Il 29 novembre 2018, dopo anni di silenzio, l’identità dell’anonimo creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto ha dato segni di attività sul social P2P Foundation, quando Nakamoto ha aggiunto agli amici un altro utente – Wagner Tamanaha, un appassionato di criptovalute brasiliano e ha pubblicato la parola “nour” tra virgolette. Il significato di tale parola è ancora oggetto di discussione.

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Alcuni hanno suggerito un possibile hack dell’account di posta elettronica gmx collegato a Nakamoto ([email protected]) e che potrebbe non essere lui/lei a mostrare attività sull’account. Ciononostante, questo episodio ha stimolato un nuovo interesse verso Satoshi Nakamoto e la sua figura leggendaria.

Ma perché è così importante identificare il creatore di Bitcoin? Innanzitutto, facciamo un piccolo resoconto della situazione.

Il 31 ottobre 2008, un allora sconosciuto Satoshi Nakamoto pubblicò un whitepaper intitolato Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System sul sito web dedicato agli appassionati di crittografia chiamato Metzdowd.

Sebbene il dominio bitcoin.org fosse già stato registrato in precedenza il 18 agosto 2008, la prima transazione bitcoin sarebbe avvenuta solo l’anno successivo, il 12 gennaio 2009 – tre giorni dopo l’estrazione del primo blocco di dati il 9 gennaio – la data di pubblicazione del documento è considerata come il giorno in cui Bitcoin ha fatto la sua prima apparizione sulla scena mondiale.

Nella prima fase, Nakamoto era attivamente presente nella community di bitcoin, rispondendo anche alle e-mail e commentando sui social. Per esempio, esiste la prova di uno scambio di email con Hal Finney, la seconda persona ad aver mai fatto uso del software che fa funzionare bitcoin, segnalando bug report e suggerendo miglioramenti.

Infatti, le email riguardano un possibile bug in una prima versione del software bitcoin, che Finney e Nakamoto hanno risolto insieme. Tale scambio è stato pubblicato anni dopo, nella primavera del 2014, su The Wall Street Journal. (Hal Finney è anche uno dei sospetti ritenuti Satoshi Nakamoto, ma tutto ciò che abbiamo sono prove circostanziali date dalla sua corrispondenza con un altro sospetto, Nick Szabo).

Tuttavia, nel dicembre 2010 Nakamoto consegnò le redini di Bitcoin a Gavin Andersen, scomparendo nel 2011, dichiarando il desiderio di “passare ad altre cose”, l’ultimo messaggio prima della nuova apparizione su P2P.

In tutti gli scambi di email e i post su P2P l’identità di Nakamoto è sempre stata tenuta segreta fino ad oggi. Le uniche cose che sappiamo sono le presunte informazioni del suo profilo P2P, cioè che è maschio, giapponese e ha quasi 44 anni (nato il 5 aprile 1975).

In un articolo su Medium, l’autore di Startup Muse: Actionable Advice for Entrepreneurs, Alexander Muse, ha dichiarato di sapere per certo che l’American National Security Agency (NSA) ha scoperto l’identità di Satoshi Nakamoto il 26 agosto 2017, ma non l’ha mai rivelato pubblicamente. Spiega anche il processo stilometrico con cui l’agenzia avrebbe capito chi è Satoshi:

“Prendendo i testi di Satoshi e trovando le 50 parole più comuni, l’NSA è stato in grado di suddividere il suo testo in 5.000 parole e analizzare ciascuna per trovare la frequenza di quelle 50 parole. In questo modo sarebbe stato possibile ottenere un identificatore unico di 50 numeri per ogni pezzo. L’NSA ha quindi collocato ciascuno di questi numeri in uno spazio di 50 dimensioni e li ha appiattiti in un piano utilizzando l’analisi dei componenti principali. Il risultato è una “impronta digitale” per qualsiasi cosa scritta da Satoshi che potrebbe essere facilmente paragonabile a qualsiasi altro stile di scrittura.”

Tuttavia, non fornisce alcuna fonte a tal fine. Riferisce solo di avere una fonte anonima presso l’NSA che gli ha comunicato informazioni riservate. Inoltre, giustifica la mancanza di fonti dicendo che l’argomento è così insolito che non c’è alcuna documentazione.

Sfortunatamente, per quanto interessante, questa storia di spionaggio non sembra particolarmente convincente. In ogni caso, molte teorie e “prove” sull’identità del Satoshi Nakamoto sono state approfondite negli ultimi anni.

I principali candidati ad essere il creatore di Bitcoin sono stati più o meno coinvolti nella community di bitcoin, se non nella creazione di “proto-bitcoin”, cioè predecessori delle valute virtuali, come Bit Gold di Nick Szabo. Infatti, i vari riferimenti alle idee di Bit Gold e l’uso di frasi uniche per il modo in cui Szabo parla e scrive possono essere una prova sostanziale che Szabo è Nakamoto, come sostiene il ricercatore internet Skye Grey. Tuttavia, ad oggi, Szabo ha negato categoricamente di essere il creatore di Bitcoin.

Un’altra possibilità è il fisico giapponese americano Dorian Prentice Satoshi Nakamoto, il cui nome di nascita è Satoshi Nakamoto. Nel marzo 2014, Leah McGrath Goodman ha scritto un articolo di Newsweek che presenta le sue prove più significative quando Dorian Prentice ha risposto a una delle sue domande: “Non sono più coinvolto in questa cosa e non posso discuterne. È stato affidato ad altre persone. Sono loro che se ne occupano ora. Non ho più alcuna connessione” a una domanda riguardante il progetto bitcoin.

Quando i media hanno dato di matto sulla possibilità di aver finalmente scoperto chi fosse il misterioso Nakamoto, ha smentito tutte le voci dicendo aver frainteso la domanda, pensando che il giornalista stesse parlando del suo precedente lavoro top secret per il ministero della difesa.

Molto più misteriosa, invece, è la storia della corrispondenza tra David Kleiman e Craig Wright. Il primo: un genio informatico americano e un veterano di guerra, il secondo: un imprenditore australiano ed esperto di ingegneria informatica.

Kleiman ha avuto una carriera molto interessante, a partire dal suo lavoro per l’ufficio dello sceriffo della contea di Palm Beach diversi anni dopo aver prestato servizio nell’esercito americano. Tuttavia, un incidente motociclistico lo rese paraplegico e lo costrinse su una sedia a rotelle, intensificando il suo interesse per i computer, nel bel mezzo della rivoluzione tecnologica dell’epoca. Divenne un esperto del settore, fondando nel 2012 una società (Computer Forensic, LLC) con altri due soci, il suo ex responsabile della formazione Patrick Paige e Carter Conrad. Ha anche preso parte a conferenze ed è apparso in trasmissioni televisive su CNN e ABC, nonché co-autore di libri sull’informatica, il business e la sicurezza digitale.

È negli anni immediatamente precedenti la fondazione dell’azienda che Nakamoto ha partecipato alla mailing list Metzdowd, dove ha pubblicato il suo white paper. Questa è la prova del fatto che Kleiman abbia lavorato al progetto Bitcoin, contribuendo alla sua realizzazione, se non essendo lui stesso Nakamoto.

Tuttavia, la prova più significativa del fatto che egli non è Nakamoto è un e-mail inviata da Wright dove quest’ultimo dichiara:

Ho bisogno del tuo aiuto nel redigere un documento che pubblicherò entro la fine dell’anno. Ho lavorato su una nuova forma di moneta elettronica. Bit cash, Bitcoin….. [….] Tu ci sei sempre per me Dave. Voglio che tu sia parte di tutto questo.”

Dunque, suggerendo che Nakamoto non sia Kleiman, ma potrebbe essere Craig Wright. Questa e-mail è stata inviata in forma anonima a Gizmodo all’inizio di novembre 2015. Il 9 dicembre dello stesso anno, Wired ha certificato che Wright fosse davvero Satoshi Nakamoto. In risposta a questo, la polizia federale australiana ha fatto irruzione nella sua casa, anche se in seguito la polizia dichiarato che “[la] questione non ha nulla a che vedere con i recenti rapporti dei media sulla moneta digitale Bitcoin”.

Dopo tale accaduto Wright ha eliminato la sua presenza digitale fino al maggio 2016, quando su Twitter si rivelò come Satoshi Nakamoto, sostenendo di avere prove a sostegno della sua dichiarazione. Tuttavia, non ha mai offerto alcuna prova di tale affermazione, dichiarando che “non ha avuto il coraggio” di ammettere di essere il creatore di Bitcoin e di dimostrare la sua vera identità.

Il fatto che nel 2013, 2 anni prima, Kleiman è stato trovato morto nella sua casa di Palm Beach dopo aver rifiutato le cure mediche e ogni contatto con i suoi amici più cari non può che esacerbare il senso del mistero. La scena della sua morte era inquietante: il suo corpo è stato trovato in decomposizione tra tracce di sangue e feci sulla sedia a rotelle, una pistola carica con un foro di proiettile nel materasso e bottiglie aperte di alcolici.

Ciononostante, il summenzionato Gavin Andersen anch’egli ha sostenuto che Wright fosse Satoshi. Durante un panel nel 2016, ha detto di aver visto Wright firmare un messaggio utilizzando la chiave privata del blocco numero uno, il cosiddetto blocco Genesi della blockchain, dove tutto ebbe inizio. Ciò non è stato confermato su Twitter da Wright, e la ragione per cui si è tirato indietro dal fornire tali prove è di natura privata:

“Ricordo a tutti che è un essere umano. Sono sicuro che commette errori come tutti noi. Ha fatto degli errori in passato. E vuole la sua privacy. Quindi, mi fermo qui. Se mi fai domande a riguardo, traccio un limite qui: posso spiegare perché sono convinto ma non entrerò nei dettagli personali della discussione che ho avuto con lui.”

La sua dichiarazione, tuttavia, è stata accolta con scetticismo, poiché non ci sono prove effettive e concrete che Wright sia Nakamoto. Quindi, per il momento, la ricerca continua.

Ma perché è così importante scoprire l’identità di Satoshi Nakamoto?

Beh, è abbastanza ovvio. La potenza delle criptovalute come alternativa al sistema bancario è già stata dimostrata.

Le transazioni Bitcoin stanno ridisegnando il mondo della finanza: le banche tradizionali devono affrontare una nuova forma di concorrenza estremamente difficile da affrontare, mentre i governi si trovano ad affrontare una nuova forma di moneta che non possono controllare adeguatamente, con una solida presenza nei mercati illegali di droga e armi.

Internamente alla rete Bitcoin, la quantità di Bitcoin posseduta da Satoshi Nakamoto rappresenta circa 1 milione di bitcoin. Nel dicembre 2017, al culmine di bitcoin, si trattava di oltre 19 miliardi di dollari, secondo un’altra stima, arrivava persino a 22 miliardi di dollari. Siccome nessuno sa chi è Satoshi, nessuno può prevedere cosa farebbe con la sua enorme quantità di bitcoin. Se egli decidesse di venderli tutti in un giorno, questo potrebbe avere effetti disastrosi per il sistema.

Inoltre, i dibattiti sulla modifica del codice bitcoin per far fronte al crescente numero di blocchi – che potrebbero sovraccaricare la rete – hanno portato ad un duro contrasto tra gli investitori crypto. Molti temono una crescente centralizzazione del sistema, mentre Wright, Andersen e altri nomi rilevanti sostengono l’idea di cambiare il codice. Se ci fosse un Satoshi Nakamoto “in carne ed ossa”,  le sue parole potrebbero aiutare a capire dove è diretto il futuro di bitcoin.

Tuttavia, la community di bitcoin dovrà convivere, almeno per ora, con il mistero di chi sia Satoshi Nakamoto. Dopo l’ultimo messaggio del 2011, nessuno credeva che avremmo avuto notizie dal miliardario anonimo. Ma ora c’è un nuovo amico su P2P e un post criptico. Potremmo sentire da lui… O da lei.. O da loro – molto presto!

Articolo scritto in collaborazione con Marco Rossi

 

Francesco Giacomini
Francesco Giacomini
Francesco Giacomini è assistente di ricerca presso la London School of Economics and Political Science (LSE). Ha conseguito un master in Political Economy of Late Development presso la stessa università, ed è specializzato nel moderno mercato della cryptovalute e in sistemi finanziari decentrati del passato. In particolare, ha analizzato il sistema scozzese di Free-Banking nel XIX secolo.
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