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A Pyongyang la “Blockchain and Cryptocurrency Conference”

Dal 18 al 25 aprile si è tenuta una a Pyongyang una conferenza su blockchain e criptovalute, intitolata per l’appunto “Blockchain and Cryptocurrency Conference”.

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Secondo quanto riportato da The Diplomat, il paese, chiamato anche “Il Regno Eremita” per la propria politica isolazionista e sottoposto a sanzioni da parte dell’ONU, avrebbe visto la presenza di un centinaio di esperti. Questo evento dovrebbe essere il primo di una serie di incontri periodici dedicati allo studio delle valute virtuali e della blockchain.

L’interesse della Corea del Nord sul settore non è sconosciuto, tanto che la Koryo Tours, azienda di stato per la promozione del turismo del paese, aveva annunciato lo scorso anno il lancio della Koryo Coin, moneta riservata al nascente settore turistico e che avrebbe dovuto permettere l’acquisto dei beni ai turisti, fra cui il prezioso ginseng.

Una conferenza in un paese con relazioni internazionali difficili e dai rapporti limitati con i paesi occidentali è un passo veramente inatteso.

L’Università di Pyongyang studiava il fenomeno fin dal 2017 quando la Kim Il Sung University aveva pubblicato alcuni paper in cui illustrava il fenomeno delle valute virtuali e la visione del settore da parte del regime comunista, mettendone in luce le utilità potenziali ed esaltando la necessità di una loro più ampia diffusione.

Questo indica un atteggiamento positivo delle autorità politiche del Paese che, come è noto, controllano l’università ed i suoi studi in modo estremamente stretto.  

Secondo un report inglese del Royal Institute for Defense Research, la Corea del Nord sta attivamente raccogliendo e minando valute virtuali per poter aggirare i blocchi ed acquistare sui mercati internazionali beni per lo sviluppo dei programmi militari nucleari e missilistici, sfruttando la possibilità delle criptovalute di essere utilizzate senza limiti di giurisdizione e di vincoli collegati al sistema bancario.

Secondo un altro report del United Nation Security Council, il Governo del Supremo Leader, Kim Jong-un, avrebbe raccolto 6,7 milioni di dollari in criptovalute, una cifra interessante, ma assolutamente insufficiente a sostenere il commercio estero del Paese per aggirare le sanzioni internazionali.

Secondo fonti del Blockchain Campus sudcoreano, in realtà questo evento potrebbe essere un segnale verso gli Stati Uniti:

“se ci impedite di accedere ai mercati internazionali tramite il dollaro, allora noi utilizzeremo altri strumenti per i nostri scopi”.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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