Quali sono gli svantaggi ed i vantaggi delle varie piattaforme di cloud mining? Non si tratta solo di bitcoin ma più in generale per tutte le criptovalute. Spesso infatti, i neofiti che cercano come minare bitcoin su Google si imbattono proprio nel cloud mining, che in realtà ha ben poco a che fare con il vero mining di bitcoin.
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In questo articolo, proveremo a capire cos’è il cloud mining, quali sono le differenze con il classico mining “casalingo” e perché, generalmente, conviene quasi sempre evitarlo.
Summary
Cos’è il cloud mining?
Il cloud mining consiste nell’acquisto da parte di un qualsiasi utente di una certa potenza di hashing presso un ente centrale che gestisce e possiede una o più mining farm. Supponiamo, per esempio, di voler acquistare 10 TH/s di potenza di mining per bitcoin presso una piattaforma di cloud mining qualsiasi.
Tale piattaforma vi noleggerà virtualmente parte del proprio hardware per il mining di bitcoin in grado di ottenere l’hashrate desiderato ad un certo prezzo di mercato. Di solito, l’utente paga una quota iniziale variabile in base all’hashrate, che gli consente di stipulare un contratto con l’ente che offre il servizio per uno o più anni.
Dopodiché, ogni mese una parte degli introiti destinati alla vostra quota di hashrate viene trattenuta dall’ente, sia per pagare le spese di gestione, quali la corrente elettrica, il raffreddamento, manutenzione ed altro, sia come guadagno aziendale.
Scendendo nel dettaglio, un ente che offre un servizio di cloud mining possiede una o più mining farm sparse per il globo. All’interno di esse vengono collocati tutti gli ASIC e dispositivi per il mining di bitcoin o altre criptovalute. Quindi, se un’azienda mette in vendita sul proprio sito una potenza totale di un PetaHash/s (ovvero 1000 TH/s), essa dovrà possedere un numero di macchine in grado di erogare un hashrate complessivo di un PetaHash/s.
Di solito un’azienda opta per offrire un servizio di cloud mining per minimizzare le tempistiche di ROI. Vendendo virtualmente il proprio hashrate, infatti, l’ente può ripagarsi gran parte dell’investimento iniziale per l’hardware in tempi assai brevi, piuttosto che minando direttamente criptovalute per se stessa.
Quali sono i vantaggi del Cloud Mining?
1) Nessuna conoscenza tecnica richiesta
Per il neofita che cerca su Google come minare bitcoin si tratta di un servizio molto semplice e veloce da usare. Esso infatti non richiede praticamente nessuna conoscenza reale del mining di criptovalute.
Non serve sapere cos’è un ASIC, non serve sapere cos’è una mining pool, una mining farm, un tool di mining o che protocolli utilizzare per connettersi alla pool di mining (Stratum o meno). Basterà semplicemente creare un account, pagare la relativa quota in base all’hashrate che si intende acquistare, con la consapevolezza che maggiore è l’hashrate, maggiori saranno gli introiti, ed attivare il servizio. I guadagni infatti verranno accreditati direttamente al proprio account.
2) Nessun acquisto di hardware
Un altro punto di forza del cloud mining è proprio il non dover acquistare nessun dispositivo hardware per minare. Ciò si traduce nel non dover studiare quali sono i migliori ASIC o schede video per il mining, risparmiando un sacco di tempo. Per l’utente smanettone, l’acquisto, l’installazione e tuning dell’hardware è forse proprio la parte più divertente del mining. Tuttavia, per chi non ha conoscenze del settore è tutto tempo e studio risparmiato.
Forse il vero aspetto positivo del cloud mining è che, non possedendo realmente un determinato ASIC o GPU, non ci si deve nemmeno preoccupare della svalutazione ed aggiornamento del parco macchine. Il vero e proprio mining con tutti i tecnicismi annessi risulta dunque essere una black box per l’utente finale. Ovviamente tutto ciò verrà pagato a caro prezzo.
3) Nessuna spesa di gestione, calore e rumore
Avete mai avuto modo di toccare con mano un Antminer S9 per minare bitcoin? Si tratta di una macchina che consuma 1500 Watt orari, produce molto calore e, di conseguenza, emette un rumore assordante dovuto al sistema di raffreddamento.
Si può dunque intuire facilmente che non sono dispositivi da tenere in casa. Serve uno spazio idoneo a questi device, caratterizzato da una buona ventilazione e lontano o isolato dagli ambienti abitativi. Lo stesso discorso vale anche per i mining-rig con più GPU, anche se in questo caso la rumorosità di solito è inferiore.
Avere uno o più ASIC per minare bitcoin richiede anche un’ingente quantità di corrente elettrica. Di solito i contratti domestici per la fornitura di energia partono da un minimo di 3 kWatt. Tuttavia, con uno o più ASIC da 1.5 kW cadauno, diventa insostenibile alimentare l’abitazione e le mining machine in contemporanea per i piccoli contratti.
Dunque, chi, ad esempio, vive in un appartamento, difficilmente potrà minare bitcoin in casa per tutti i vincoli appena esposti. Per questo motivo il cloud mining potrebbe rivelarsi l’unica possibilità.
Quali sono gli svantaggi del cloud mining?
1) Bassi guadagni
Il fatto di non dover configurare nulla e di avere a che fare con una soluzione già pronta, impatta negativamente sugli introiti, che spesso risultano piuttosto bassi. Una parte del minato, infatti, viene trattenuta dalla mining farm per le spese. Inoltre, nel tempo con l’aumento della difficoltà di estrazione di bitcoin o, come accaduto negli ultimi 12 mesi, con il calo del valore della moneta possono verificarsi situazioni in cui il mining porta ben pochi profitti.
Non si tratta poi di un caso così estremo. Proprio la scorsa estate diversi servizi di cloud mining son stati costretti a interrompere vari contratti ed a fermare le proprie mining farm.
Oltre a queste eccezioni, in generale il cloud mining garantisce introiti piuttosto bassi per chi vuole convertire in fiat mensilmente il proprio minato. Discorso diverso per chi vuole minare bitcoin da holdare come investimento futuro. In questo caso, però, forse è meglio comprare direttamente bitcoin, visto anche che col tempo l’hashrate acquistato presso la mining farm tenderà a estrarre sempre meno bitcoin.
2) Un gran numero di truffe
Si sa, nel mondo delle criptovalute purtroppo vi sono molte finte aziende fraudolente. Ciò in parte è dovuto alla mancata regolarizzazione del settore, in parte perché una volta effettuato un pagamento in bitcoin è impossibile annullarlo.
Proprio il settore del cloud mining è spesso stato al centro dell’attenzioni per diverse piattaforme truffaldine che vendevano falsi contratti di mining o non pagavano i propri utenti. Proprio per questo motivo chi è realmente interessato al cloud mining deve effettuare tutta una serie di controlli e verifiche, oltre ad affidarsi solamente alle migliori piattaforme di cloud mining. Lo scam spesso è dietro l’angolo!
3) Favorisce la centralizzazione del network
Questo punto è più una questione etica legata a chi vuole contribuire realmente al mondo delle criptovalute piuttosto che puntare al solo ritorno economico.
Innanzitutto va ricordato che minare bitcoin significa contribuire alla sicurezza della rete, validando le transazioni che verranno inserite nei blocchi.
Essendo la blockchain trustless, dunque senza alcun ente centrale, per garantire che non avvengano casi di Double Spending, attacchi spam al network etc, i miner si occupano della sicurezza della rete eseguendo il PoW.
La probabilità di trovare un blocco e dunque ricevere una ricompensa in BTC aumenta all’aumentare della propria potenza di hashing. Si innesca dunque una vera e propria competizione fra i vari miner. Per questo motivo, spesso i miner si riuniscono (mining pool) per aggregare il proprio hashrate e dunque aumentare le probabilità di successo.
Se però buona parte dell’hashrate risulta essere concentrato nella mani di una singolo gruppo, si intende almeno il 51% della potenza di hashing totale della rete, tale entità potrebbe attuare un pericoloso attacco del 51%. E’ una possibilità assai remota, ma pur sempre possibile.
Bitcoin e tutte le altre criptovalute nascono per essere decentralizzate, dunque senza un ente centrale. Emerge dunque che il cloud mining favorisce la centralizzazione del mining nelle mani di pochi, perché l’effettivo controllo della potenza di hashing è nelle mani del gestore della farm, non dell’utente finale. Ciò implica che l’utente non potrà cambiare pool ad esempio, cosa invece possibilissima per i miner casalighi e che più volte ha permesso alle community di ridistribuire l’hashrate della rete per evitare che una sola pool avesse il controllo del 51% della rete.
Si tratta di un discorso etico che difficilmente ha ripercussioni reali. Tuttavia chi davvero vuole supportare bitcoin, ethereum, monero o qualsiasi altra criptovaluta con il mining, dovrebbe farlo mantenendo un’adeguata decentralizzazione. Lo stesso ragionamento può essere fatto con i full node, ma questo fa parte di un altro capitolo.
4) Si è vincolati al mining solo di certe monete
Infine, un aspetto abbastanza importante riguarda le monete che potrete minare. Il cloud mining di solito è limitato alle principali monete più famose. Ciò di per sé è un bene poiché andrete a minare solamente criptovalute rodate e dunque affidabili. Tuttavia, spesso si possono trarre ottimi profitti minando nuove monete al debutto, quando la difficoltà e diffusione è minima.
Ovviamente è una scelta rischiosa, ma è possibile solo per i minatori casalinghi che hanno diretto controllo sull’hardware. Per minare particolari monete infatti (ad esempio la neonata Grin), servono software ad-hoc da installare e configurare manualmente.
Tutto ciò difficilmente è possibile con il cloud mining. Il mining casalingo (quello vero), dunque, offre molte più possibilità e flessibilità.