Francesco Boccia, politico italiano membro del Partito Democratico (PD) ha detto la sua su Libra, la criptovaluta di Facebook, e sulle crypto più in generale.
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“Facebook lancia Libra nel 2020, la sua criptovaluta che si somma a tutte le altre esistenti e senza regolazione. I governi cosa pensano? E le Banche centrali? E la Commissione europea? Tutti in silenzio. E chi tra noi, da anni, pone il problema passa per matto”.
Così scrive su Twitter Boccia.
La mancanza di regolamentazione sulle crypto in Italia è ormai un dato di fatto, anche se di recente qualche passo in avanti si è fatto con la Consob che a marzo ha dato vita ad una consultazione pubblica sul tema ICO, prevedendo una non regolamentazione repentina di tutte le attività legate alle criptovalute, ma di iniziare con un regime di vigilanza facoltativa.
Aggiunge Boccia:
“Com’era facilmente prevedibile aumentano criptovalute di ogni genere e mezzi di pagamento alternativi con un utilizzo sempre più disinvolto. Non c’è alcuna regolazione e il rischio caos è dietro l’angolo. La politica, a tutti i livelli, nazionali e comunitari, non può restare a guardare”
Dalle parole di Boccia, però, emerge una visione pessimistica e soprattutto molto preoccupata nei confronti di un “utilizzo disinvolto” delle crypto, come a voler pronosticare una più stringente regolamentazione per il futuro.
Una regolamentazione potrebbe infatti anche essere una cosa positiva, ma purché sia una forma di tutela per gli investitori e non una forma di oppressione. Paesi come Malta e la Svizzera, infatti, hanno deciso di regolamentare le criptovalute e stanno ottenendo grandi risultati diventando dei veri e propri hub della tecnologia blockchain, con sempre più startup, capitali e posti di lavoro.
Regolamentare le crypto, da un lato, quindi, potrebbe riuscire a rimuovere quel velo di incertezza che porta gli imprenditori ad abbandonare il Bel Paese. Al contrario, però, un’eccessiva regolamentazione potrebbe portare ad avere un effetto boomerang.
Si parla, ovviamente, di ICO e delle aziende, perché, in realtà – come dice Antonopoulos – “le crypto non saranno (mai) regolamentate”.