La vicenda di Mt. Gox si arricchisce di un nuovo capitolo: l’azienda Fortress Investment Group LLC è pronta a comprare i crediti vantati da coloro che persero i bitcoin al momento della chiusura dell’exchange ed ha avanzato una nuova proposta. In realtà si tratta della seconda offerta che arriva ai creditori e che questa volta è persino inferiore alle prima che arrivò a giugno. La prima offerta era di 900 dollari per ogni bitcoin perso, come rileva Bloomberg che è entrato in possesso della lettera ufficiale. Ma all’epoca Bitcoin era nel pieno del suo hype che lo avrebbe portato a raggiungere i 13.000 dollari.
L’offerta attuale risente del calo del prezzo di BTC, praticamente dimezzato, e si ferma a 778 dollari per ogni bitcoin. L’offerta è valida fino al 31 dicembre.
Quando Mt. Gox fallì, o meglio, quando sospese i prelievi, il 7 febbraio 2014, un bitcoin valeva 783 dollari.
Attualmente sono in corso almeno due cause per risarcire le migliaia di creditori che persero i bitcoin con il fallimento di quello che all’epoca era il maggior exchange esistente.
L’offerta di Fortress nasce tenendo in considerazione il numero di bitcoin persi per ciascun utente, il prezzo attuale e i bitcoin recuperati e che andranno divisi tra i creditori.
Fortress fa leva sul pagamento immediato, entro tre giorni. Al contrario, chi rifiutasse di cedere il credito dovrebbe attendere anni prima che il procedimento in corso stabilisca gli effettivi tempi di liquidazione. Come recita la lettera del resto, i rimborsi sono stati rimandati già due volte, e alle cause in corso si somma la possibilità per i contendenti di fare ricorso. Insomma i tempi potrebbero dilatarsi fino a cinque anni.
Ma la speranza di chi perse tutto allora, è di poter riavere indietro i bitcoin al valore attuale, e non una cifra che si avvicinerebbe al controvalore in dollari posseduto all’epoca della chiusura dell’exchange.
Quando Mt. Gox fallì dichiarò di aver perso ben 850.000 bitcoin, che all’epoca valevano 450 milioni di dollari. Di questi ne sono stati recuperati solo 200.000 che dovranno essere restituiti ai creditori. Il fallimento fu dovuto a una mala gestione e da continui prelievi o furti che l’exchange subì dal 2011 fino alla data del fallimento.
Quella di Mt. Gox resta una vicenda simbolo per il settore delle criptovalute. Dopo il suo fallimento si disse che anche bitcoin era morto. I fatti dicono che bitcoin è vivo e che al posto di Mt. Gox sono sorti altri exchange decisamente più attenti alla gestione dei fondi.