Oggi l’economista statunitense Nouriel Roubini ha twittato di nuovo contro Bitcoin. Questo il suo post:
In the meanwhile Bitcoin is down 8% in the last day, much more than global equities. Another proof that Bitcoin is NOT a good hedge vs risky assets in risk-off episodes. It actually falls more than risky assets during risk-off. So BTC is a shitty shitcoin hedge in risk-off cases
— Nouriel Roubini (@Nouriel) March 9, 2020
Come si legge, Roubini attacca BTC in quanto il suo prezzo è sceso dell’8% negli ultimi giorni, più delle equity, a dimostrazione – secondo l’economista – che bitcoin non sia un buon store of value ma solo una shitcoin.
Negli ultimi giorni Roubini ha postato molti tweet sulla discesa dei mercati anche per colpa del Coronavirus e spiegando che le equity stiano scendendo del 2-3% e pronosticando l’inizio di una nuova grande recessione globale.
The week will start with US and global equities down another 2-3%, credit spreads blowing up especially for HY & credit markets seized and frozen, 10 year Treas yields even lower, & oil prices sharply down. Perfect risk-off storm and a true signal of upcoming global recession!
— Nouriel Roubini (@Nouriel) March 8, 2020
Bitcoin è uno store of value?
L’assunzione di Roubini parte dal presupposto che BTC sia uno store of value. Ma lo è davvero?
Per store of value si intende un asset che nel tempo è destinato a non perdere valore, come per esempio oro e diamanti.
Da tempo si discute se bitcoin possa essere identificato come tale e quale sia il suo scopo in generale.
Secondo una lettura attenta del whitepaper di Bitcoin, Satoshi Nakamoto pare avesse voluto che BTC fosse “denaro elettronico” per “spedire direttamente pagamenti online da un’entità ad un’altra senza passare tramite un’istituzione finanziaria”, quindi una moneta che fosse spesa su Internet e non custodita al fine di holdarla per diverso tempo.
E’ anche vero che altri scritti, specialmente estrapolati dal loro contesto, possono far pensare che Satoshi volesse che bitcoin fosse una riserva di valore, ma in ogni caso questo non è mai stato dichiarato apertamente.
Ovvio, come tutte le invenzioni bitcoin potrebbe anche allontanarsi dall’idea iniziale di Satoshi. Ma è veramente questo il caso?
Prendendo come riferimento alcune date, per esempio il primo gennaio di ogni anno, vediamo come si è evoluto il prezzo:
Secondo i dati di CoinMarketCap, questi sono i prezzi segnati da bitcoin dal 2013 ad oggi:
- 1 gennaio 2014: 771,40$
- 1 gennaio 2015: 314,25$
- 1 gennaio 2016: 434,33$
- 1 gennaio 2017: 998,33$
- 1 gennaio 2018: 13.657,20$
- 1 gennaio 2019: 3.843,52$
- 1 gennaio 2020: 7.200,17$
In pratica, dipende tutto da quando si è investito e quando si è usciti dell’investimento, un po’ come per tutti gli asset, anche se nel caso di BTC la volatilità è sicuramente molto più alta visto che il prezzo è variato anche di oltre il 1000% da un anno all’altro.
Al contrario l’oro, da sempre considerato lo store of value per eccellenza – guardando i suoi dati storici – ha avuto variazioni di “solo” il 70% in 4 anni.
- 1 gennaio 2014: 1.202$
- 1 gennaio 2015: 1.184$
- 1 gennaio 2016: 1.060$
- 1 gennaio 2017: 1.151$
- 1 gennaio 2018: 1.309$
- 1 gennaio 2019: 1.281$
- 1 gennaio 2020: 1.523$
Di conseguenza forse Roubini dovrebbe smettere di criticare bitcoin come store of value, ma riflettere soltanto sull’invenzione originale di Satoshi Nakamoto: una moneta tesa ai pagamenti virtuali decentralizzati. Tutti saremmo sicuramente felici che il prezzo di BTC salisse ma forse non è solo questo il punto.