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Onecoin, storia del “bitcoin killer”

Onecoin doveva essere il killer di Bitcoin, finché le autorità giudiziarie di mezzo mondo non l’hanno definita una truffa. Anzi, per qualcuno può essere considerata la truffa del secolo, in grado di raccogliere 4 miliardi di euro. 

Tra successi, sparizioni e persino delitti, questa è la storia della criptovaluta che prometteva una rivoluzione finanziaria. 

OneCoin, the Bitcoin Killer

Onecoin nasce nel 2015. Il fondatore di questa moneta è Ruja Ignatova, amministratrice della società omonima con sede in Bulgaria. Lo scopo di Onecoin doveva essere la creazione di una moneta elettronica, alternativa ai contanti e soprattutto alternativa a Bitcoin.

Nell’epoca in cui Bitcoin era già abbastanza noto, OneCoin iniziò a strutturarsi non come una criptovaluta vera e propria, ma come una criptovaluta “futura”. OneCoin infatti era diffusa da veri e propri promotori artefici di un multi-level marketing. Quello che gli investitori compravano erano pacchetti di “token” che in futuro sarebbero stati convertiti in OneCoin quando la moneta sarebbe finalmente andata live. 

In realtà la società ha sempre sostenuto di vendere pacchetti educativi. Ad ogni modo questi pacchetti erano di vari importi ed ogni importo garantiva un ritorno decisamente vantaggioso. 

Prendendo ad esempio quanto riporta l’AGCM italiana in una istruttoria del 2017, i pacchetti in vendita andavano da un investimento di 140 euro fino a quello più cospicuo di 27.530 euro. Nel primo caso, nel 2018 veniva promesso un ricavo di 2.800 euro. Nel caso dell’investimento più cospicuo, il rendimento garantito era pari a 3 milioni di euro. 

Nonostante non ci fosse una blockchain, nonostante non era chiaro il sistema di mining, nonostante OneCoin si professasse l’erede di Bitcoin pur non avendo in comune con esso l’infrastruttura tecnica, nonostante non fossero neppure chiari i motivi per cui il valore di OneCoin dovesse lievitare a tal punto da garantire ritorni da 3 milioni di euro, gli acquisti dei pacchetti proliferavano.

OneCoin costruì una vera e propria community, con eventi coinvolgenti e spettacolari. Di questi il più celebre resta quello che si tenne a Londra alla Wembley Arena, alla presenza di Ruja Ignatova. Era l’11 luglio 2016. 

Dal palco, Ruja Ignatova prometteva una criptovaluta facile da usare, per tutti, che sarebbe diventata la più utilizzata del mondo. Diceva che dietro OneCoin non c’era solo una visione, ma una famiglia.

“Negli ultimi  due anni sono stata chiamata in vari modi. Probabilmente la cosa migliore è stata: ‘Onecoin, potrebbe diventare il killer di Bitcoin’. Devo dire che mi piace”

Questo ciò che diceva Ruja al pubblico in delirio. Illusi di essere una famiglia, illusi che si sarebbero arricchiti facilmente, in tanti vollero unirsi alla “rivoluzione finanziaria”. 

La crescita esplosiva di OneCoin, unita al mancato e sempre rinviato lancio della criptovaluta, portarono su OneCoin le attenzioni delle autorità. Perché in realtà, l’unico modo per arricchirsi con OneCoin era quello di vendere pacchetti ad altre persone e reclutare nuovi investitori. 

Su questo sistema in breve tempo posarono gli occhi le autorità regolamentari. L’anno cruciale è il 2017, quando la BaFin tedesca impone la cessazione delle attività legate a OneCoin in quanto le società OneCoin e OneLife non avevano adeguate licenze per commerciare strumenti finanziari. Già prima si era espressa l’autorità del Belgio, che nello stesso periodo aveva avvertito i consumatori dei rischi di un investimento in OneCoin. Stesso warning arrivò a stretto giro anche dalla FCA Inglese. 

Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato italiana arrivò a multare OneCoin e OneLife per pratiche scorrette. 

Ciò nonostante OneCoin continuò a raccogliere soldi e a venerare la creatrice della società, Ruja Ignatova. Che in un misterioso giorno di ottobre 2017, scompare.

Ruja Ignatova

Dr. Ruja è la mente dietro OneCoin. Affascinante, carismatica, colta, è la star di questa storia. Nelle sue apparizioni era sempre estremamente curata, con l’immancabile rossetto rosso. Laureata in diritto privato, di sé diceva che aveva anche studiato ad Oxford. 

Le sue tracce si perdono ad ottobre 2017. Attesa ad un evento OneCoin a Lisbona, Ruja non arrivò mai. 

Le teorie sulla sua scomparsa sono molteplici. La prima ipotesi è che sia stata rapita, perché il suo progetto prometteva di stroncare la finanza tradizionale. La seconda ipotesi è che sia sparita perché voleva sparire. Secondo alcuni, ormai OneCoin era diventato troppo grande per essere gestito. 

Una ricostruzione sulla vita, gli affari e la scomparsa di Ruja Ignatova possono essere trovati nel documentario della BBC The Missing CryptoQueen. In questo podcast si ipotizza che Ruja abbia completamente cambiato il suo aspetto con la chirurgia estetica. E che sarebbe in Germania.

L’arresto di Konstantin Ignatova

Con la scomparsa di Ruja Ignatova il business di OneCoin non si è fermato. A gestirlo ci ha pensato suo fratello ed ex guardia del corpo Konstantin Ignatova. Ma il 6 marzo 2019 è stato arrestato all’aeroporto di Los Angeles, dove stava per imbarcarsi su un volo diretto in Bulgaria al termine di un evento OneCoin. 

Accusato di truffa, rischia fino a 20 anni di carcere. La sentenza è ancora da emettere. 

Con il suo arresto l’epopea di OneCoin di fatto arriva ad un punto morto. Dopo le multe, il divieto di operare, i sequestri, i siti chiusi, e la definizione di scam del secolo, OneCoin ha probabilmente finito di illudere i suoi investitori. Non ci sarà nessuna rivoluzione finanziaria, a discapito di chi ci ha creduto. 

OneCoin non è riuscito ad uccidere Bitcoin, che invece continua il suo lento percorso verso l’adozione di massa. 

La vicenda però conferma una cosa: diffidare sempre di chi promette facili guadagni con il minimo investimento. E studiare sempre gli investimenti prima di affidargli i propri soldi, o peggio ancora, i propri risparmi.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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