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Arbitly, storia di uno scam quasi perfetto

Arbitly sembra essere l’ultima piattaforma crypto ad aver ingannato numerosi utenti. Uno scam perfetto, o quasi

Il sito si presentava come una piattaforma di arbitraggio di criptovalute. All’apparenza era completo, tanto da non lasciare spazio a dubbi sulla sua funzionalità. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto.

Dal 4 gennaio Arbitly ha bloccato i prelievi (ma non i depositi e le iscrizioni!). Dall’11 gennaio il sito risulta offline. Apparentemente doveva fare un aggiornamento per inserire nuove criptovalute. Ma poi il sito è risultato irraggiungibile. Si è ipotizzato un attacco hacker

Improvvisamente sono scomparsi anche tutti i canali social: Facebook, Twitter, Telegram, Medium, Youtube. In pratica Arbitly non ha lasciato traccia di sé. All’inizio per la verità i canali di supporto erano ancora funzionanti tanto che rispondevano agli utenti. Dal 10 gennaio però il bot di supporto del sito, se contattato, dava il seguente messaggio:

“Man there is no news. Arbitly scammed. They ran away. It’s gone. Finished. No one is here”

(Non ci sono novità. Arbitly è uno scam. Sono scappati via. È andata. Fine. Non c’è nessuno qui).

Eppure la piattaforma sembrava veramente fatta bene. Molti utenti hanno raccontato la loro esperienza positiva, investendo soldi, sfruttando il momento dell’hype di Bitcoin o Ethereum, riuscendo poi a ritirare i fondi. Ma altri sono rimasti ingannati e attualmente non riescono a ritirare i propri soldi.

Come funzionava Arbitly e perché è lo scam perfetto

Arbitly nasceva come piattaforma di trading di arbitraggio di criptovalute. Permetteva di collegare più exchange tra di loro e di fare arbitraggio investendo una cifra, e garantendo anche dei ritorni. Il sito si presentava anche con almeno un paio di piani pro. In più aveva anche un “regalo di benvenuto”, una settimana di prova dei piani a pagamento gratuita. 

Arbitly può essere considerata una truffa ben congegnata. Sulla piattaforma non solo c’erano canali social e numeri di supporto, ma anche un team con volti e profili Linkedin. 

A far destare i primi sospetti però è stato il cambio di CEO annunciato con tanto di comunicato stampa il 23 dicembre. Ad Alexander Black, fondatore dell’azienda, subentrava Marco Fanger

arbitly scam

La foto allegata al comunicato stampa, lo mostra intento a bere in una tazza brandizzata Arbitly. Si è scoperto troppo tardi che Marco Fanger non esiste. O meglio, è un attore. Un attore che tra l’altro, poco prima che il sito fosse offline, aveva fatto un video per rassicurare gli utenti. Solo un aggiornamento. E invece no. Tra l’altro confrontando l’uomo della foto associata al comunicato con l’interprete del video, sembrano proprio due persone diverse. 

A stretto giro inoltre la sua immagine era apparsa su un altro sito di arbitraggio di criptovalute, tale aramco-trading, perfettamente uguale ad Arbitly, ma che non ha nulla a che fare con Saudi Aramco. 

Certo, Arbitly era una piattaforma dove, stando alle recensioni, era possibile fare grandi profitti. Ma leggendo le chat di chi è rimasto truffato emerge che i soldi transitavano nei wallet di proprietà della piattaforma. E questo doveva essere un primo campanello di allarme. C’erano poi i guadagni legati ai referral, che dovevano far sorgere il dubbio che si trattasse di uno schema piramidale. E infatti, in tanti hanno promosso Arbitly, con il loro link referral.

L’altro campanello di allarme doveva arrivare leggendo i giornali. Coindesk ad esempio aveva riportato la notizia che le autorità di Malta avevano fatto sapere che Arbitly, pur avendo sede a Malta, non aveva mai ottenuto alcuna licenza. Arbitly aveva replicato che quella di Malta era una sede “virtuale” e che ad ogni modo si impegnava con i legislatori per adempiere alle leggi vigenti. 

Altro segnale di allerta: il sito prometteva una strategia di investimenti a zero rischi. Ma chi fa trading sa che il rischio è parte di questo mondo, può essere circoscritto ma non azzerato. 

La storia di Arbitly finisce con qualcuno che è scappato via con il malloppo, mentre migliaia di utenti hanno perso fondi, anche di decine di migliaia di euro. Molti di loro si stanno organizzando per intentare azioni legali. L’auspicio è che gli autori di questo scam abbiano lasciato delle tracce. Potrebbero aver utilizzato exchange centralizzati, che rendono facile identificare i titolari dei conti. 

È un episodio che serve a ricordare che bisogna sempre fare molta attenzione quando si sceglie di investire in criptovalute, e che è sempre bene diffidare di chi promette guadagni facili, perché, di solito, mente.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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