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Federico Clapis e gli NFT da 70mila dollari

L’artista italiano Federico Clapis è entrato nel mondo degli NFT nel febbraio del 2021 e in pochi mesi ha venduto tutte le sue opere, arrivando a vendere la sua ultima opera in forma di non fungible token per 70mila dollari (26,6 ETH per la precisione).

L’arte di Clapis è un tipo di arte che elude le categorie fissate da W. Benjamin, ossia un’arte che non coincide con il concetto di “riproducibilità tecnica” ma che espone i mezzi della tecnologia come soggetti e oggetti narrativi.

Ciò che traspare, guardando le opere nel loro insieme, è sicuramente, una plasticità marmorea che riesce a oltrepassare lo schermo: lo schermo è oggetto narrativo delle opere scultoree di Clapis e al contempo, una narrazione che avvicina e allontana i soggetti delle sculture e l’osservatore.

In “Addolorata concezione” (2018), c’è l’immagine di una donna, che allude alla vergine Maria, nella posa classica di una madre che ha tra le braccia un figlio che è assente: è un figlio non tangibile nelle sue braccia, che lei percepisce unicamente nello schermo del suo visore 3d, credendo di averlo lì con sé, fisicamente.

E’ emblematica l’identificazione quasi universale della generazione tecnologica nella donna: una generazione che vive nel digitale, che percepisce la realtà unicamente attraverso lo schermo, tramite un simulacro quale la tecnologia. 

L’opera “touch scream” (2018) è il ritratto della generazione dei millennials: due figure che fuoriescono materialmente dai notebook, cercando di toccarsi e di ascoltarsi senza riuscirci. Ciò che è assente è il contatto fisico-materico, che coinvolge direttamente l’udito e il tatto sebbene la tecnologia consenta sicuramente altre forme di interattività e inclusione sociale. 

La tecnologia, quindi, avvicina e allontana: un avvicinamento all’idea di maternità, all’idea di amicizia e allude a un allontanamento dal reale.

Federico Clapis e il mondo degli NFT

Il mondo digitale è, quindi in grado di connetterci alle idee ma separarci dal reale? È così che un concetto così naturale come la maternità viene mutato in un anelito.

La realtà diventa (non) fungibile come l’arte stessa.

La tecnologia come veicolo di separazione e di unione allo stesso tempo: con l’affermarsi degli NFT, il possesso di un bene equivale al possedere la sua immagine digitale, in una realtà che è così parallela al reale, che tende a essere più concreta perché validata dal valore economico e artistico che l’opera che si acquista assume.

Alessandra Bonifacio
Alessandra Bonifacio
Laureata in lettere moderne, interessata alla comunicazione e alle digital humanities dopo aver preso parte a un progetto di ricerca in collaborazione con l’università di Stanford e ad una summer school in digital marketing presso la IE Business School.
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