HomeCriptovaluteStati Uniti, gli aiuti per il Covid 19 investiti in criptovalute

Stati Uniti, gli aiuti per il Covid 19 investiti in criptovalute

L’11% dei cittadini degli Stati Uniti ha investito in criptovalute. Lo rivela una ricerca di CNBC, Momentive Poll secondo cui il 5% di chi ha ricevuto stimoli economici a seguito del Covid 19, li ha utilizzati per entrare nel settore crypto.

I numeri della ricerca

Le tabelle mostrano risultati interessanti. Le criptovalute infatti sono detenute dall’11% dei cittadini americani, i quali preferiscono investire nel mattone (33%) o in azioni (31%). Insomma, le crypto non sono l’opzione di investimento che va per la maggiore. 

Alla domanda sul perché gli intervistati non abbiano scelto di investire in azioni, bond e criptovalute: 

  • il 45% ha risposto di non avere fondi a sufficienza, 
  • il 21% non sa come investire,
  • il 15% ha paura dei rischi. 

Va segnalato il 5% che dice di preferire i classici investimenti (petrolio, oro e immobili).

Chi ha scelto invece azioni, bond o criptovalute lo ha fatto nella maggior parte dei casi (73%) prima del 2019. Ma c’è anche un 13% che ha scelto l’anno della pandemia per iniziare. 

Il 4% dei rispondenti ha anche dichiarato che ha scelto di investire in criptovalute, incoraggiato dalla crescita del settore. 

Il 70% degli intervistati inoltre ha scelto azioni, bond e criptovalute, spinto dal potenziale di crescita sul lungo periodo. Il 26% ha optato invece per la crescita sul breve periodo. È interessante notare come un 17% abbia dichiarato che ha trovato facile fare questo investimento grazie alle app dedicate, e un 14% lo trovi “eccitante”. 

Tuttavia non si tratta di investimenti fatti con frequente regolarità. Il 25% fa trading meno di una volta ogni 6 mesi, mentre solo il 19% fa trading mensilmente. C’è un 5% che fa trading tutti i giorni e un 10% che dichiara di non farlo praticamente mai. 

Il Covid 19 e gli investimenti in criptovalute negli Stati Uniti

A proposito di pandemia, la ricerca fa notare che il 12% degli intervistati ha scelto di investire in criptovalute a seguito della pandemia, cambiando così la sua strategia di investimento. Il 54% degli intervistati ha invece dichiarato che non ha cambiato la sua strategia di investimento a seguito della pandemia. Per investire, nel 65% dei casi ha utilizzato u’ app, mentre il 23% si è affidato ad un sito web. 

Chi ha scelto di investire in criptovalute, bond o azioni, lo ha fatto nel 90% dei casi con i propri soldi, nel 9% dei casi invece se li è fatti prestare. Va detto che il 68% degli intervistati ha ricevuto aiuti da parte del governo USA nell’ambito dell’American Rescue Plan. Il 5% degli intervistati che ha ricevuto aiuti dal governo, li ha investiti in criptovalute. Il 9% ha preferito le azioni. Il 69% ha dichiarato di non averli investiti in nessuna delle opzioni presentate dal sondaggio 

L’ottimismo per il futuro

Il sondaggio fa anche una panoramica sul futuro. Alla domanda su quale tipo di investimento possa avere il miglior ritorno in 12 mesi, il 14% indica le criptovalute, ma il 17% indica una singola azione. Un altro 14% punta sull’indice S&P 500 e un 13% sull’oro. Solo il 5% crede nei buoni del tesoro, stessa percentuale per chi crede nelle potenzialità del petrolio. 

Una domanda è dedicata alla previsione del prezzo del Bitcoin alla fine del 2021

  • Per il 21% sarà più alto di ora
  • per il 14% sarà uguale ad ora, 
  • Per un altro 14% sarà inferiore. 

I nuovi investitori sembrano essere più ottimisti sul futuro delle crypto rispetto a chi ha iniziato prima del 2019. Il 36% di loro ritiene che il prezzo di Bitcoin sarà più alto, mentre solo il 20% degli “anziani investitori” fa la stessa previsione. 

Infine, il 45% dei rispondenti al sondaggio reputa che investire nelle criptovalute sia altamente rischioso, moderatamente rischioso per il 31%, a basso rischio per il 6%. Il 9% dei rispondenti invece ritiene non ci siano rischi. 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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