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Banche vs criptovalute per emissioni di CO2

Si parla tanto di criptovalute come di grandi inquinatori dell’ambiente, ma le banche non sono da meno per emissioni di CO2.

Le emissioni CO2 delle banche

Ogni anno le banche circa 6,5 ​​miliardi di carte in tutto il mondo, sfornando 136.500 tonnellate di anidride carbonica (CO2) nel processo: l’equivalente di volare da New York a Sydney oltre 80.000 volte.

Sulla base di questi dati, la società Tenemos, specializzata nella fornitura di software per banche ed istituti finanziari, ha lanciato un preoccupato grido di allarme.

Per agire urgentemente secondo gli esperti della società tecnologica occorrerebbe un maggior uso del digitale da parte delle banche a partire dal cloud computing.

Secondo una recente ricerca di Microsoft  le aziende che utilizzano la propria infrastruttura per il cloud, una delle più diffuse al mondo, avrebbero una maggiore efficienza energetica del 93% e un riduzione delle emissioni di co2 del 98% rispetto a chi utilizza un proprio data center in azienda.

Kalliopi Chioti, Chief Environmental, Social and Governance Officer di Temenos ha detto a proposito che :

“Le banche devono agire ora. I loro clienti, investitori e dipendenti ora se lo aspettano. Passando al cloud vedranno una riduzione immediata e significativa della loro impronta di carbonio. il COVID-19 ha dimostrato la capacità del cloud di avvantaggiare la società e l’ambiente”

La necessità dell’utilizzo del cloud deriverebbe anche da un maggior utilizzo da parte delle banche di intelligenza artificiale e al machine learning, che occupano sempre maggior spazio e di conseguenza aumento del consumo di energia per i data center aziendali.

Ha aggiunto Chioti:

“Man mano che un numero maggiore di carichi di lavoro passa all’infrastruttura cloud pubblica, diminuisce la necessità per le banche di mantenere i propri data center privati. Ciò significa meno hardware e spazio sul pavimento, meno personale IT che lascia le proprie impronte di carbonio e meno elettricità per eseguire tutto.” 

criptovalute emissioni CO2
Le criptovalute stanno diventando eco-sostenibili

Criptovalute neutral carbon

Le criptovalute che da sempre sono additate come grandi energivore e quindi grandi inquinatori, hanno di recente mostrato invece una grande sensibilità verso il tema ambientale.

Nei giorni scorsi uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo BitMEX ha annunciato di aver raggiunto lo status di zero emissioni.

Ad aprile 150  aziende crypto, società finanziarie e organizzazioni no profit, hanno firmato il Crypto Climate Accord per ottenere entro il 2030 la completa neutralità del carbonio.

Tra gli obiettivi proposti l’utilizzo del 100% dell’energia utilizzata dal settore delle rinnovabili. Molte fabbriche di mining di Bitcoin, una delle attività più dispendiose in termini di consumi energetici, stanno già adottando per la loro attività energie rinnovabili come il solare, l’idroelettrico, l’eolico e il nucleare.

Il mining di Bitcoin sostenibile

Recenti stime hanno calcolato che la produzione di bitcoin generi tra 22 e 22,9 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno, circa 13 volte maggiore di quello emesso per esempio dall’oro.

È per queste ragioni che si stanno studiando nuove forme per il mining di criptovalute, come quella di utilizzare il gas naturale di scarto proposta da alcune aziende petrolifere russe nei giorni scorsi.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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