Metaverso e diritti

Se il 2021 è stato l’anno degli NFT, il 2022 si annunzia come l’anno di affermazione del Metaverso. Ma questa entità astratta non può essere priva di diritti. Dunque anche il Metaverso deve avere una sua collocazione giuruduca.

Facebook e gli altri giganti scelgono il metaverso

A dare la volata ovviamente è stato il lancio del Metaverse di Mark Zuckerberg, che ha sdoganato le tecnologie di realtà virtuale (VR) portandole oltre i confini del gaming e dell’intrattenimento.

Agli occhi dei miliardi di utenti di Facebook è stata proposta una narrazione forte: si prospettano infinite possibilità in termini di applicazioni e di convergenza di tecnologie esistenti.

La corsa al Metaverso è iniziata e i principali colossi del web e dell’informatica, Microsoft tra tutti, hanno iniziato o si preparano a riversare investimenti miliardari in questo nuovo ambito.

È facile prevedere che molte attività e molti business di natura digitale troveranno nell’ecosistema che si va sviluppando un luogo naturale di espressione.

La definizione di metaverso

Volendo cercare di inquadrare il fenomeno, in molti si sono cimentati nel tentativo di dare una definizione di Metaverso, per lo più scomodando l’immancabile citazione del romanzo Snow Crash di Neal Stephenson, o esperienze come quella di Second Life.

La verità è che si tratta di un concetto ancora talmente fluido che, rispetto a quelli che potrebbero essere i futuri sviluppi, qualsiasi definizione oggi rischia di essere inadeguata.

Intanto, però, il Metaverso da molti viene già percepito come una specie di universo parallelo in cui sarà possibile dare forma a esistenze alternative rispetto alla dimensione fisica e reale: un regno in grado di offrire una specie di extraterritorialità, in cui vigono regole locali, peraltro ancora tutte da scrivere.

Questo tipo di percezione, tuttavia, è in gran parte illusoria e sbagliata ed impone uno sforzo di consapevolezza su molti aspetti di carattere giuridico.

È inevitabile che, per un certo periodo, fino a quando non saranno più chiari confini e dinamiche del Metaverso, si scateni una specie di far west nelle condotte di quanti opereranno o semplicemente si muoveranno in questo nuovo mondo.

Metaverso diritti
Ad oggi non esiste una definizione giuridica di metaverso

I diritti nel metaverso

Ovviamente non esiste oggi una definizione giuridica di Metaverso.

E questo essenzialmente perché agli occhi del diritto il Metaverso non è nient’altro che un insieme di soggetti giuridici (persone, società, etc.) che utilizzano una serie di tecnologie, per svolgere atti che, a seconda dei casi possono avere una certa rilevanza giuridica.

Tanto per fare un esempio, se acquisto una certa applicazione o sottoscrivo l’abbonamento a un certo servizio disponibile nello Store di Metaverse, non ci sarà un contratto perfezionato in una specie di terra di nessuno dal mio avatar con un’entità virtuale che vive ed esiste in quella terra di nessuno.

Ci sarà invece un contratto, valido e vigente nel mondo reale, tra il sottoscritto e l’azienda che ha realizzato quell’applicazione o che eroga quel tipo di servizio sulla piattaforma di Metaverse.

Lo stesso vale se realizzo un marketplace per la vendita di NFT in Metaverse: io e solo io assumerò una serie di obbligazioni e sarò titolare di diritti nei confronti di chi mette in vendita la sua opera attraverso il mio marketplace e di chi poi decide di acquistarla. Non i rispettivi avatar.

Un altro esempio: se decidessi di avviare un’attività che si incarica di raccogliere investimenti su Metaverse per la realizzazione di iniziative che in sostanza hanno i connotati di strumenti speculativi o finanziari, sarà un mio problema essere sicuro di avere tutte le carte a posto per farlo. Quindi, dovrò avere tutti i requisiti previsti dalla normativa (ad esempio, le abilitazioni ed iscrizioni in appositi albi), dovrò rispettare tutte le norme di trasparenza e di comunicazione, la normativa antiriciclaggio, etc.

E ovviamente, risponderei io e solo io, di ogni eventuale violazione. Di certo non il mio avatar e di sicuro, non davanti ad un giudice virtuale.

Le prime criticità del metaverso

È evidente che la natura immateriale di molte attività e l’estensione globale di una piattaforma come Metaverse e di quelle che probabilmente saranno future piattaforme alternative, comporti difficoltà pratiche (come, ad esempio, quella di capire di volta in volta quale sia la legge applicabile, oppure il giudice o l’autorità a cui rivolgersi per reclamare i propri diritti).

Ora, a parte queste difficoltà pratiche, destinate ad essere risolte con il tempo e la pratica applicativa, è bene riflettere da subito su quelle che potranno essere le aree del diritto di maggior interesse nell’affermazione del Metaverso.

Una prima area critica è certamente quella della raccolta e del trattamento dei dati personali.

Qualunque attività venga svolta nel Metaverso (oggi, diciamo, principalmente nel Metaverse di Meta), tutti i dati transiteranno inevitabilmente attraverso i server del proprietario della piattaforma. Questo comporta un primo problema perché è vero che esiste già un corpo normativo importante che regolamenta (anche in modo molto rigoroso) tutta la materia. Sul piano pratico, però, si devono fare i conti con la difficoltà degli utenti di verificare l’effettivo rispetto delle regole da parte dei vari provider di servizi. Inoltre, per multinazionali come Meta (che in particolare ne è stata direttamente coinvolta quando si chiamava ancora Facebook) rimangono aperte e sul tappeto le questioni sollevate dalla Corte di Giustizia UE con le sentenze Schrems I, II e III, sul tema dell’esportazione dei dati raccolti fuori dai confini UE e delle soglie di tutela riconosciute agli utenti nei vari paesi terzi.

Un secondo tema è quello dei vari contratti di servizio: molto spesso i “terms and conditions” sottoposti agli utenti hanno una formulazione criptica, clausole oscure, obbligazioni non chiaramente definite, e altrettanto spesso hanno una tenuta giuridica estremamente discutibile.

Altro campo di estrema delicatezza è quello di tutte le norme, ed in particolare di quelle antiriciclaggio, quando ad essere proposti sul mercato sono servizi che hanno una qualche natura finanziaria.

E questo porta ad un altro tema cruciale. Ossia, quello della corretta identificazione degli utenti che si celano dietro un avatar, in tutti quei casi in cui l’accertamento dell’identità effettiva è cruciale ai fini della corretta imputazione di rapporti ed effetti giuridici.

Questo, ad esempio, si rende necessario in quei casi in cui è necessario verificare che un provider di servizi giuridicamente qualificati (poniamo, per l’appunto, in ambito finanziario) è in possesso dei titoli e delle abilitazioni per erogare quel tipo di servizi e se offrono livelli adeguati di garanzia.

Tutte casistiche già viste nell’ampia prateria del business online. Ma le particolarità tecnologiche di questo particolare medium aprono la porta ad altre possibili casistiche inedite.

Si pensi al caso, che recentemente ha avuto un certo risalto mediatico, di molestie sessuali sollevato in Canada, di cui sarebbe stata vittima un’utente di sesso femminile sulla piattaforma Horizon World. Occorre non dimenticare, infatti, che attraverso gli accessori per la realtà aumentata, che vanno rapidamente diffondendosi, è possibile la percezione e la trasmissione di una serie di sensazioni tattili che entrano direttamente nella sfera fisica degli utenti. Il che comporta che le azioni di un utente potenzialmente sono in grado di determinare conseguenze fisiche a carico di un altro utente.

Insomma, le frontiere di sviluppo del Metaverso saranno ancora tutte da esplorare, ma è certo che per avventurarsi in questo nuovo mondo, dai confini ancora indefiniti, sarà sempre utile avere a portata di mano un buon avvocato.

 

Luciano Quarta - The Crypto Lawyer
Luciano Quarta - The Crypto Lawyer
Luciano Quarta, avvocato tributarista in Milano, managing partner e fondatore dello studio legale tributario QRM&P, ha all’attivo molte pubblicazioni sugli aspetti legali e tributari di legal tech, intelligenza artificiale e criptovalute. Relatore in numerosi convegni sulla materia, tiene la rubrica “Tax & the city” per il quotidiano La Verità e scrive regolarmente per la rubrica Economia e tasse della testata Panorama. È membro della Commissione Giustizia Tributaria presso l’Ordine degli Avvocati di Milano ed è il referente della sede milanese dell’associazione interdisciplinare per lo studio e le applicazioni dell’intelligenza artificiale GP4AI (Global Professionals for Artificial Intelligence).
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