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La relazioni tra banche italiane e criptovalute

Anche le banche italiane guardano con un certo sospetto, misto a timore, il successo delle criptovalute.

Il caso Unicredit

A gennaio un comunicato su Twitter del servizio clienti della prima banca italiana Unicredit , diramato in risposta alla domanda avanzata da un utente della banca in merito alle criptovalute, avvertiva del rischio di chiusura del conto per i clienti della banca “scoperti” ad investire in criptovalute.

Il polverone creato da questa quantomeno incauta dichiarazione ha costretto i vertici della banca a fare un precipitoso dietrofront e a smentire in modo netto le voci diffuse di possibile chiusura di conto per i clienti che investono in criptovalute.

banche criptovalute
Le banche italiane guardano con un certo sospetto le criptovalute.

Banche italiane e criptovalute, cosa dice la Consob

La Consob,  autorità di regolamentazione della Borsa valori, ha avvertito dei rischi per il mondo delle banche dalla deregulation della finanza decentralizzata e dall’eccessivo diffondersi del mercato delle criptovalute.

Intesa San Paolo, altro colosso bancario italiano ha praticamente seguito le direttive della Consob, e non ha ancora incluso tra i suoi servizi di investimento quello per le criptovalute, proprio a causa della mancanza di un quadro regolatorio della materia. Ma nello stesso sono circa cinque anni che la banca guarda con molto interesse alla tecnologia blockchain, come si può leggere dal blog del sito aziendale

“L’esperienza di Intesa Sanpaolo nella blockchain è iniziata cinque anni fa e da questo ambito il Gruppo si attende risultati rilevanti nei prossimi anni. La blockchain è infatti una tecnologia che ha attratto da subito l’attenzione del mondo finanziario – e non solo – perché promette di garantire trasparenza e immutabilità delle informazioni e dei beni scambiati, consentendo una maggiore semplificazione ed efficienza nel lancio di nuovi modelli e servizi di business.”

Banca Generali

Ma anche le altre principali banche italiane, come Bpm e Bper, non consentono ai propri correntisti il servizio di investimento in criptovalute. Chi invece si distingue dalle altre banche italiane sul tema criptovalute, sembra essere Banca Generali.

Dopo aver siglato un accordo di partnership, nel dicembre del 2020, con l’exchange italiano Conio, l’istituto di credito dello  storico gruppo assicurativo italiano, ha annunciato  che molto presto offrirà  ai suoi clienti la possibilità di investire in criptovalute.

Sarebbe il primo caso di istituto bancario italiano ad offrire un servizio di compravendita di criptovalute, ma è  probabile che presto altri istituti bancari possano aggiungersi all’istituto triestino e allargare la loro offerta di servizi di investimento per i clienti anche al settore delle valute digitali.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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