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Riconoscimento facciale, maxi causa a Facebook

A Meta (attuale nome di Facebook), è stata recapitata una busta pesante dallo stato del Texas che intenta una causa miliardaria sulla violazione della privacy e l’uso improprio dei dati biometrici dei texani relativamente al riconoscimento facciale. 

A detta del procuratore generale Ken Paxton, i texani sono stati danneggiati a scopo di lucro dalla società. 

L’uso riconoscimento facciale da parte di Facebook

Facebook fino al novembre dello scorso anno (data dalla quale il servizio è stato chiuso) per circa un decennio ha usato massivamente l’intelligenza artificiale legata ai parametri biometrici delle persone tramite lo strumento dei tag, ovvero la segnalazione o autosegnalazione di una persona al social, così da mettere in contatto le persone ed incentivare la condivisione anche con terzi di dati e foto. 

La condotta è stata interrotta autonomamente da Meta lo scorso anno, asserendo che la mancanza di una regolamentazione chiara in merito li aveva portati alla sospensione della funzionalità per il bene comune e la tutela degli utenti con la conseguente cancellazione di tutti i dati a quel giorno rilevati fin dall’inizio del servizio. 

Tuttavia non è la prima volta che il social network fa i conti con la giustizia per via di questa discussa funzione. È dell’anno scorso infatti una class action che ha portato le casse della società a sborsare ben 650 milioni di dollari. 

Facebook riconoscimento facciale
Maxi causa contro Facebook per l’uso dei dati biometrici

La tesi del Texas

Lunedì è stata la volta del Texas. Paxton ha affermato che: 

“Facebook non trarrà più vantaggio dalle persone e dai loro figli con l’intento di realizzare un profitto a scapito della propria sicurezza e benessere”  

Secondo il procuratore generale infatti Meta avrebbe violato sia il CUBI (Capture or Use of Biometric Identifier Act) sia il DTPA (Deceptive Trade Practices Act) per i quali sono previste sanzioni di 25.000 dollari a persona. 

Se la causa andasse a buon fine allo stato andrebbero milioni se non miliardi di dollari che sarebbero un’ottima linfa per le casse del Texas, da poter reinvestire, perché no, in tutela della privacy e sicurezza dei cittadini.

È di questo parere anche il direttore del contenzioso e consulente legale del centro John Davisson. 

Il legale ha infatti lasciato intendere in un’intervista a NPR che la causa potrebbe comportare un importante flusso di cassa.

La difesa di Meta

Meta però non ci sta e ovviamente si difenderà, anche perché la posta in gioco è altissima e dopo il recente tracollo in borsa (settimana scorsa) che lo ha portato a perdere il 25% del proprio valore non si può di certo permettere nuove perdite. 

Jerome Pesenti, vicepresidente dell’intelligenza Artificiale di Facebook sempre incalzato da NPR, ha dichiarato che il social aveva bisogno di: 

“Valutare i casi d’uso positivi per il riconoscimento facciale rispetto alle crescenti preoccupazioni della società, soprattutto perché le autorità di regolamentazione devono ancora fornire regole chiare” 

È per questo che hanno chiuso il servizio lo scorso inverno cancellando tutti i dati da loro detenuti e che coprivano circa 1 miliardo di persone come prova dell’estraneità nel merito della causa intentata da Paxton.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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