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Ban alla PoW in UE: tutto rimandato

Il ban alla Proof of Work e quindi a Bitcoin nell’Unione Europea è solo rimandato? Il voto della Commissione Economica Europea (ECON) alla legge MiCA (Market in Crypto Asset) stabilisce di andare avanti sulla questione della regolamentazione e della protezione agli utenti e ha stralciato l’emendamento che avrebbe bannato la PoW. Ma c’è un problema.

La delusione dei socialdemocratici europei

Il voto della Commissione Economica Europea ha bocciato l’emendamento presentato da Sven Giegold che avrebbe messo a rischio l’attività del mining di Bitcoin nell’Unione Europea. Il percorso della legge ora prosegue nel Parlamento Europeo. In teoria però il gruppo di coloro che sostenevano la necessità di combattere l’elevato consumo di energia di Bitcoin, potrebbe chiedere di discutere la legge in una plenaria del Parlamento Europeo. Questo non necessariamente potrebbe comportare un ribaltamento di voto, ma sicuramente renderebbe Bitcoin protagonista del dibattito della politica europea.

Che la questione non si sia chiusa con la bocciatura dell’emendamento lo dimostrano le dichiarazioni del gruppo S&D.

L’europarlamentare Eero Heinäluoma ha detto a tal proposito che i socialdemocratici supportano l’innovazione e la necessità di proteggere gli investitori ma allo stesso tempo considerano la legge un’occasione persa:

“il nostro gruppo è davvero deluso dalla mancanza di qualsiasi ambizione nel campo della sostenibilità. I principi fissati a questo proposito dal rapporto sono molto deboli e negano completamente la realtà. Infatti, le criptovalute consumano tanta energia quanto tutte le auto elettriche della nostra terra messe insieme. L’impronta di carbonio di una singola transazione di bitcoin equivale a un volo transatlantico di ritorno da Londra a New York. Questo è 1,5 milioni di volte l’energia consumata da una transazione VISA. Se non riduciamo questa enorme impronta di carbonio mettendo le criptovalute su un percorso più sostenibile, i nostri sforzi per combattere la crisi climatica e aumentare la nostra indipendenza energetica rischiano di essere vani”.

Esprimendo il rammarico per come sono state condotte e concluse le trattative, il parlamentare europeo sostiene anche che siamo in presenza di un pessimo esempio:

“Sostenere questo modello completamente insostenibile è davvero un cattivo messaggio politico da parte dei conservatori in tempi in cui i prezzi dell’energia per i cittadini comuni e le imprese stanno andando alle stelle e quando l’UE sta cercando ai massimi livelli di ridurre la nostra dipendenza dal gas russo nei prossimi mesi. Il nostro gruppo è convinto che dobbiamo affrontare l’enorme impronta di carbonio di questa industria. Non si tratta di mettere fuori legge una nuova tecnologia, come alcuni sostengono, ma di assicurare che questa industria sia a prova di futuro stabilendo degli standard minimi di sostenibilità. Questo è il motivo per cui il gruppo S&D si è astenuto sul testo finale”.

UE ban bitcoin
L’UE potrebbe bannare il ban di Bitcoin

Il ban alla PoW passa per la tassonomia UE

Che la questione del ban alla Proof of Work sia solo rimandata lo lascia intendere proprio l’esito del voto. Come si legge nel comunicato stampa ufficiale, per affrontare la sfida ambientale, i parlamentari europei hanno ipotizzato una proposta di legge per includere le attività di mining di criptovalute nella tassonomia europea, a partire dal 1 gennaio 2025.

Cos’è la tassonomia europea

La EU taxonomy altro non è che un elenco, o meglio una classifica delle attività sostenibili su cui vale la pena investire. Va da sé che includere le attività di mining in questo elenco vorrebbe dire riconoscere che anche l’estrazione delle criptovalute può essere green, mentre al contrario escluderle imprimerebbe un duro colpo al settore.

Anche se, nella speranza dei proponenti, un ban al mining non vorrebbe dire divieto di trading. 

Questa spinta legislativa potrebbe anche portare il settore ad accelerare verso la transizione energetica. È qualcosa che Bitcoin sta già facendo: dopo il divieto di mining in Cina, le mining farm hanno trovato spazio negli Stati Uniti, dove si usa nella maggior parte dei casi energia pulita. La strada è lunga ma la sfida è lanciata: Bitcoin è chiamato a dimostrare che può essere rispettoso dell’ambiente. 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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