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Fed, 50 punti base già da maggio secondo Powell

Jerome Powell in una dichiarazione lascia intendere che un aumento dei tassi di 50 punti base è un’opzione possibile per la Fed.

Misure contenitive dell’inflazione da parte della Fed di Powell

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Il rialzo dei tassi previsti dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell

Durante l’ultimo panel dell’FMI (Fondo Monetario Internazionale) al quale ovviamente il presidente della Banca Centrale Americana ha preso parte, il gota della finanza mondiale si è interrogato anche (tra le altre cose) sulle strategie da adottare per combattere l’inflazione che oramai ha superato l’8%.

Una strategia di aumento dei tassi fino al raggiungimento di valori del CPI contenuti (nelle stime della Fed il 2%) è da sempre stata la strada maestra e per quest’anno il piano era raggiungere i 3,50 punti entro l’anno grazie a sette aumenti dei tassi. 

Nel suo discorso all’FMI, Powell ha detto che è sul tavolo l’ipotesi di fare un aumento di 50 punti base già dalla prossima riunione di maggio del FOMC e della Fed. 

Nulla di nuovo sul fronte insomma, tuttavia finora c’era sempre stato un obiettivo chiaro, ma le vie per raggiungerlo erano un po’ fumose, con questa dichiarazione il presidente ha tracciato una via più netta. 

Si lascia intendere che i tempi di aumenti da 0,25% bps come quando l’inflazione era al 3 o 4% non sarebbero più efficaci, ci vuole la mano pesante. 

La strategia per il contenimento dell’inflazione 

A Washington, Powell ha detto:

 “La Fed aveva l’aspettativa che l’inflazione scendesse più o meno in questo momento e questa aspettativa è stata delusa dunque ora vogliamo vedere effettivamente dei progressi, intendiamo arrivare più velocemente a livelli dei tassi neutrali.” 

Aggiungendo che:

“Molti membri del comitato hanno ritenuto opportuno che ci fosse uno o più aumenti di 50 punti base.”

Il dato sull’inflazione di marzo ha mostrato un nervo scoperto. A seguito dell’ultimo aumento dei tassi il dato non è sceso e si è attestato ai massimi degli ultimi 40 anni, ovvero l’8,3% 

Nonostante l’economia americana sia molto forte e solida, il dato sull’occupazione preoccupa un po’. 

Il presidente della Banca Centrale Americana si è poi soffermato sulla strategia aggiungendo:

“Il nostro obiettivo è utilizzare i nostri strumenti per riportare la domanda e l’offerta in sincronia in modo che l’inflazione scenda e lo faccia senza un rallentamento che equivalga a una recessione anche se fosse stato molto impegnativo.” 

In sostanza si vogliono evitare scossoni da ambo le parti, combattere l’inflazione è necessario ma senza soffocare l’economia.

In quest’ottica aumenti di 50 punti e più come ipotizzato danno la giusta spinta anche se c’è chi ritiene che l’inflazione si curerà da sé quando lo scacchiere geopolitico placherà i tumulti. 

È questa infatti l’opinione ad esempio di Edward Moya, senior analyst presso Onada, che spiega:

“L’inflazione si prenderà cura di sé se i rischi geopolitici miglioreranno e si mantenessero le aspettative secondo cui la Fed non dovrà inasprire aggressivamente la politica monetaria e mandare l’economia statunitense in recessione.”

I piani sono noti e la prossima riunione del FOMC è oramai alle porte, Powell ha aperto il vaso di pandora e sarà interessante capire come reagiranno i mercati.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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