Mentre continua stancamente da due anni ad andare avanti la causa della SEC con Ripple, sembra sempre più evidente che essa non possa che finire in maniera negativa per l’accusa.
Summary
Ripple sembra avere la meglio sulla SEC
La questione è ormai arcinota anche perché sta occupando la cronaca giudiziaria del mondo crypto, da circa due anni. A dicembre del 2020 la SEC, la commissione per il controllo della Borsa americana, ha accusato Ripple Labs di aver venduto alcuni suoi token senza avere l’autorizzazione per farlo. La società controbatte che questa vendita non doveva essere regolamentata, dal momento che non si trattava di securities.
Ripple durante lo scorso fine settimana ha presentato una mozione per chiedere l’archiviazione della causa prima che il processo possa definitivamente approdare presso la corte federale di Manhattan. La società ha affermato che XRP non può essere considerato un titolo perché non esisteva un “contratto di investimento” che garantisse diritti agli investitori o richiedesse all’emittente di agire nel loro interesse.
Ma la SEC sembra voler continuare in questa sua condotta processuale volta più che altro a prendere tempo, adducendo motivazioni che hanno tutta l’aria di essere semplici stratagemmi legali per prendere tempo, in vista di qualche imprevedibile novità, magari sul piano regolatorio del mondo crypto.
Nelle ultime ore lo scontro sembra essere diventato più duro, considerando che Ripple è convinta di aver portato davanti al giudice tutte le prove utili a scagionare completamente dalle accuse mossele. Ed accusa la SEC di avere un atteggiamento ormai puramente persecutorio:
“La posizione libera della SEC converte la vendita di tutti i tipi di attività ordinarie – diamanti, oro, semi di soia, automobili e persino opere d’arte – in vendita di titoli. Il Congresso non ha conferito all’agenzia tale autorità”.
La SEC continua imperterrita sulla sua strada
Ma la SEC convinta della sua azione ha controbattuta presentando a suo volta una mozione chiedendo, invece, la condanna della società crypto:
“Gli imputati non possono contestare il contenuto delle loro numerose dichiarazioni pubbliche su Ripple e XRP”, ha affermato in un comunicato la SEC. “Né i Convenuti possono contestare né la vasta documentazione degli sforzi che hanno fatto coerenti con quelle rappresentazioni né la realtà economica: Ripple ha finanziato la sua attività pubblicizzando il potenziale di profitto di XRP, vendendo e distribuendo XRP a investitori pubblici mantenendo per sé una grande quantità di XRP”.
Ripple ha ormai a suo avviso portato a suo discapito prove documentali e testimonianze che proverebbero senza mezzi termini di aver affatto infranto le leggi, come, invece, sostiene la SEC da due anni. Il giudice Sarah Netburn ha negato ad agosto la richiesta della SEC di negare alcune di queste prove documentali (in particolare la dichiarazione di un ex dirigente della Sec che sembrerebbe negare la possibilità che il token XRP possa essere considerato alla stregua di una security), decisione che sembrava essere definitiva per chiudere la contesa.
La SEC, invece, sembra non voler arrendersi nemmeno di fronte alla quasi evidenza dei fatti.
Per mettere la parola fine non resta che attendere questo rito abbreviato richiesto da Ripple, che dovrebbe portare, entro due mesi circa, alla sentenza definitiva, che sembra, visto gli ultimi accadimenti processuali, non poter che essere favorevole per Ripple .