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“State of European FinTech”: stato di salute del settore fintech

Finch Capital, con sede ad Amsterdam, è una società che investe in altre società di settori diversi nei vari trend di crescita a livello europeo e la settimana scorsa, nello specifico giovedì, ha pubblicato un nuovo report dal titolo “State of European FinTech”. Il rapporto riguarda lo stato di salute del FinTech in europa e nel mondo e da subito mette in luce come il periodo che stiamo vivendo sarà alquanto arido di virtuosismi, un periodo di tempo volto al consolidamento del comparto almeno fino a quando il quadro macroeconomico e geopolitico resterà così complesso e instabile.

Lo studio di Finch Capital sul settore fintech

Finch Capital che si focalizza maggiormente su tecnologia finanziaria per l’appunto, immobiliare e settore sanitario ha sempre concentrato la propria attenzione su società relativamente piccole investendo su di esse con risorse crescenti che partono dai 5 milioni di euro fino ad arrivare a 10 milioni di euro ponendosi come obiettivo quello di portarle a un valore tra i 30 e i 50 milioni di euro per generarne profitto aiutandole con modelli di business sostenibile ed efficienti tra questi ci sono Fourthline, Goodlord, Grab, Hiber, Twisto, AccountsIQ, ZOPA e Symmetrical.br.

Con il nuovo report la società ci offre un prezioso strumento che fotografa alla perfezione la condizione del fintech europeo.

Secondo i dati, questo settore risulta essere cresciuto in maniera rilevante con un aumento di 13 miliardi di dollari di finanziamento in più rispetto all’anno precedente passando dai 6 miliardi di dollari del 2020 ai 19 miliardi di dollari del 2021. 

 Nel mondo il picco è stato addirittura di quasi un trilione fermandosi a 966 miliardi di dollari e nello stesso lasso temporale gli investimenti hanno superato i 210 miliardi di dollari per le attività riguardanti il mondo delle criptovalute e della blockchain.

Nel report della scorsa settimana Finch Capital ha tenuto conto soprattutto di quattro trend principali che sono significativi del mondo che verrà ovvero i trend capaci di farci capire proprio lo stato di salute delle start up del settore: il numero di nuove FinTech fondate, il volume di finanziamento, il numero di assunzione nel settore e il numero e valore delle uscite riuscite.

I rallentamenti degli investimenti nel comparto sono causati dell’incertezza sulle condizioni economiche, la creazione di impresa in questo settore ha toccato il picco massimo nel 2018 per poi diminuire addirittura dell’80% da un anno a questa parte. 

Le performance dei mercati

I mercati tech pubblici sono tornati ai livelli del 2019 durante il secondo trimestre di quest’anno e non accennano a una ripartenza almeno fin quando l’incertezza e il contesto macro rimarrà tale.

I mercati privati, inoltre, ​​hanno cancellato la crescita del 200-300% nel rapporto tra 2020 e 2021 anche se lasciano sperare gli analisti che il 2022 sarà teatro di un rimbalzo che considerano fisiologico a seguito di un dato così pessimo della durata così lunga.

Al calo del settore si riscontra anche l’IPO e un calo delle fusioni e acquisizioni del 70% tra le grandi imprese di medie e grandi dimensioni nel comparto. 

I finanziamenti più ingenti per singole operazioni sono calati notevolmente nell’arco dello scorso anno ed in particolare prendendo come campione i primi 20 per ordine di grandezza hanno ricevuto finanziamenti nel 2021 dall’Europa per il 50% in meno. 

Se allarghiamo lo sguardo all’interno del comparto globale, gli investimenti nell’ecosistema sono calati di oltre il 25%. 

A una contrazione diffusa del settore si affianca un sensibile calo dei livelli occupazionali, la crescita delle nuove assunzioni nel fintech ha subito una diminuzione del 50%. 

L’Europa che del comparto rappresenta solo il 10% del totale delle defezioni nell’ambito tecnologico, ha tuttavia ottenuto circa il 25% dei finanziamenti globali del settore. 

La liquidità che una società detiene derivante da nuovi introiti in gergo tecnico, nel private equity si chiama polvere secca e secondo il report tra il 2021 e l’anno in corso ha subito un calo del 40%. 

Radboud Vlaar, Managing Partner di Finch Capital, afferma:

“Dopo molti anni di crescita impressionante, forse surriscaldata, non c’è dubbio che un peggioramento della situazione macroeconomica e una stretta offerta di moneta stiano pesando sul settore FinTech. Tuttavia, questo non significa che i finanziamenti si siano esauriti, semplicemente che gli investitori stanno diventando più perspicaci e sensibili ai prezzi. La nostra ricerca indica che la polvere secca è ai massimi storici, con $ 28 miliardi di capitale non distribuito tra gli investitori Fintech.

Con gli investitori che stanno diventando più cauti su dove investire i loro soldi e le start-up potenzialmente sovrainvestite che lottano per uscire, è probabile che assisteremo a un periodo di consolidamento nello spazio FinTech poiché molti verticali sono altamente frammentati, creando un ambiente più piccolo ma ecosistema più sostenibile. C’è sempre stato un elemento di incertezza sulla sostenibilità a lungo termine delle valutazioni per alcune società, in particolare nelle fasi di crescita. Anche questo scossone, sebbene doloroso, è necessario. Il consolidamento e flussi di investimento più competitivi, uniti a livelli ancora significativi di capitale inutilizzato, porteranno maturità al settore FinTech. E, nonostante le difficili prospettive a breve termine dell’economia in generale, un nuovo livello normale di attività nel FinTech riprenderà nei prossimi 12-18 mesi, concentrandosi sulla sostenibilità a lungo termine”. 

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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