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Bitcoin riceve il ban ufficiale dallo stato di New York

La criptovaluta per eccellenza non ha mai avuto vita facile sin dalla sua nascita ed è di questi giorni la notizia che il Bitcoin riceve il ban con un disegno di legge ad hoc nello stato di New York.

Ban per Bitcoin

La criptovaluta più capitalizzata veleggia da un paio di settimane a quota 16.000 dollari e mentre scriviamo non fa eccezione (16.693,50 dollari americani con un timido +0,56%). 

La fascia compresa tra i 16.000 e i 17.000 è quella in cui “galleggia” BTC dagli avvenimenti dell’ultimo scandalo del settore, la mega truffa di Sam Bankman-Fried per mezzo di FTX ed Alameda Research. 

Lo tsunami finanziario che ha depauperato valore e volumi di qualsiasi società e valuta digitale riconducibili al mondo crypto non ha tuttavia minato le fondamenta del Bitcoin che paradossalmente ne esce rafforzato anche se questo, si sa, non è sempre un bene. 

La conferma arriva dallo stato di New York che nonostante Bitcoin abbia dimostrato di non voler scendere sotto lo zoccolo duro dei 16.000, dimostrando solidità, continua la sua guerra alla valuta di Satoshi. 

Bitcoin si basa sulla Proof of Work a differenza ad esempio di Ethereum che si basa sulla Proof of Stake e questo non sembra piacere ai regolatori né allo stato di New York pressati dal Green Party.

Con un disegno di legge ad hoc, il Senato dello stato della grande mela mette una moratoria su parte delle transazioni in Bitcoin. 

Il mining di BTC tramite la Proof of Work aggrava la produzione energetica dello stato con un inquinamento che non avviene in valute ad esempio basate sullo Stake. 

Il ban sarà di due anni e toccherà qualsiasi valuta digitale basata sulla PoW tramite l’uso di combustibili o a base di carbonio e non solo il Bitcoin dunque. 

Ora la palla passa a Kathy Hochul, governatore dello stato americano che può bloccare il disegno di legge solo e soltanto se metterà un vero su questo.

Nelle mani della governatrice americana del Dem party dunque, giacciono le sorti delle valute digitali legate alla PoW. 

Nel disegno di legge tanto discusso si legge quanto segue:

“il funzionamento continuato e ampliato delle operazioni di mining di criptovaluta, che eseguono metodi di autenticazione proof-of-work per convalidare le transazioni blockchain, aumenterà notevolmente la quantità di consumo di energia nello stato di New York avrà un impatto sulla conformità con il Climate Leadership and Community Protection Act”.

Sterling Bank Vs Bitcoin

Non solo le istituzioni ma anche alcuni istituti di credito si scagliano contro l’Oro digitale. 

La britannica Sterling Bank ha vietato e sta sconsigliando l’uso di Bitcoin per via della rischiosità dell’asset, della sua alta volatilità e per via del fatto che spesso è preda e strumento di organizzazioni criminali. 

L’istituto di credito oltre manica per il momento ha vietato agli investitori solo il deposito sugli exchange crypto e non i prelievi.

“Questa è una misura temporanea che abbiamo preso per proteggere i clienti, avendo osservato alti livelli di sospetti crimini finanziari con pagamenti ad alcuni scambi di criptovaluta. Questo non è un problema solo per Starling, ma per tutte le banche”. 

Il divieto, tuttavia, è solo momentaneo secondo quanto dichiarato dalla banca stessa tramite il suo portavoce quando il ban verrà tolto però non è ancora dato saperlo. 

“poiché implementeremo controlli aggiuntivi specificamente per i pagamenti agli scambi crittografici”. 

Il curioso caso del Kenya 

La grande mela non è il solo Paese ad avere da ridire sul Bitcoin a varie latitudini e a vario titolo la lotta all’inquinamento spesso ha causato problemi alla valuta ma tra questi c’è un caso particolare. 

Il Kenya è un paese centro-africano noto per la sua produzione di energia elettrica. 

La società parastatale KenGen è il più grande produttore africano e non solo kenyota di energia elettrica ed ha un’idea tutta sua sul mondo crypto. 

La società ha svelato la propria idea sul mining di BTC ovvero sfruttare l’energia geotermica in surplus proprio a tal fine. 

Quartz spiega che il piano intende tendere una mano in favore di tutti quegli operatori del mondo delle criptovalute che hanno bisogno di grandi quantità di energia per il proprio business e quindi anche i miner di Bitcoin. 

Il paese genera 863 MW di energia quasi tutta prodotta e garantita dalla società principe KenGen.

Tuttavia questa è solo la punta dell’iceberg o del vulcano restando in tema geotermico poiché il potenziale energetico producibile è stato stimato in 10.000 MW solo nella Rift Valley.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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