HomeCriptovaluteNessun presupposto politico nell’indagine contro Nexo: le parole del procuratore generale bulgaro

Nessun presupposto politico nell’indagine contro Nexo: le parole del procuratore generale bulgaro

Non vi è alcun aspetto politico nell’indagine sul prestatore di criptovalute Nexo, ha insistito un portavoce del procuratore generale bulgaro, secondo i rapporti locali. Inoltre, la portavoce Siika Mileva sostiene che, ormai, attaccare le istituzioni è diventato come “uno sport nazionale”. 

L’azione su larga scala intrapresa contro Nexo, che comprendeva un’irruzione nei suoi uffici a Sofia e l’accusa di quattro persone per vari reati, secondo il prestatore di crypto è politicamente motivata. 

Nexo è un exchange e consente agli utenti di guadagnare interessi sulle loro criptovalute, nonché di contrarre prestiti garantiti da criptovalute in cambio di contanti.

Indagine Nexo: perché è politicamente motivata?

In una dichiarazione di venerdì, un giorno dopo il raid, Nexo ha affermato che i media scandalistici e altri tentativi di attacco all’exchange hanno come motivazioni presunti collegamenti tra l’azienda di criptovalute e le campagne politiche. 

Infatti, un partito con cui è stato collegato è “Continuiamo il cambiamento”, un partito politico centrista e anti-corruzione che è attualmente il secondo più grande nel parlamento bulgaro. L’altro è “Bulgaria democratica”, un’alleanza elettorale tra tre partiti. 

La Bulgaria, ormai da tempo, è nel bel mezzo di una crisi politica, con il Paese che probabilmente terrà le sue quinte elezioni politiche nell’arco di due anni questa primavera, poiché nessun partito è stato in grado di ottenere un sostegno parlamentare sufficiente per formare un governo.

Nella dichiarazione di difesa di Nexo, in merito al loro presunto coinvolgimento politico, si legge: 

“Guidati da una posizione civica attiva, i membri del team Nexo hanno donato a partiti politici; ciò è stato fatto in modo trasparente e in conformità con la legge sui partiti politici.” 

Domenica, secondo l’ agenzia di stampa nazionale bulgara BTA, Mileva ha affermato che le donazioni politiche della società non facevano parte dei procedimenti preliminari del caso.
Come sottolineato dai pubblici ministeri la scorsa settimana, l’indagine si riferisce a reati tra cui riciclaggio di denaro, reati fiscali e operazioni bancarie senza licenza.

La società di criptovalute ha negato tutte le accuse, definendo le azioni intraprese finora “vergognose” e sottolineando la presunta “incompetenza” da parte degli investigatori. Inoltre, in un comunicato di giovedì scorso la società ha affermato:

“Nexo non offre i suoi servizi nella Repubblica di Bulgaria, proprio a causa della possibilità di essere bombardata da tali assurdità, dato che la Bulgaria ha precedenti per autorità corrotte. Tuttavia, la misura in cui questa azione irrazionale può svolgersi supera anche le nostre più rosee aspettative.” 

Cosa è successo nell’indagine contro Nexo?

Oltre trecento persone sono state coinvolte nell’operazione della scorsa settimana, che ha visto le autorità entrare negli uffici di Nexo a Sofia. L’azienda sostiene che i funzionari si sono rifiutati di identificarsi o di mostrare i distintivi e non hanno presentato un mandato di perquisizione fino a poche ore dopo l’inizio del raid.

Da parte loro, i funzionari hanno affermato di avere prove che almeno una persona che utilizza la piattaforma fosse stata dichiarata finanziatrice del terrorismo. Un rapporto locale suggerisce che l’indagine abbia presumibilmente identificato cento trasferimenti al gruppo terroristico Hamas. 

Lunedì un portavoce di Nexo ha dichiarato che queste affermazioni sono false, in quanto Nexo dispone delle politiche antiriciclaggio più rigorose per proteggersi da tali attori. Secondo quanto riferito, quattro persone sono state accusate di presunta partecipazione a un gruppo criminale a scopo di riciclaggio di denaro, reati fiscali, frode informatica e operazioni bancarie senza licenza nell’ambito delle indagini. I presunti crimini sarebbero avvenuti in Bulgaria, Regno Unito, Svizzera e Isole Cayman. 

Inoltre, sempre secondo alcune fonti, per due delle persone interessate è stata fissata una cauzione di un milione di lev bulgari ($ 550.000), mentre le autorità stavano ancora cercando di localizzare gli altri due dalla scorsa settimana.

Né Nexo né le autorità bulgare hanno confermato l’identità dei quattro imputati. La notizia ha provocato una marea di prelievi dalla piattaforma, anche se un rappresentante di Nexo ha affermato che l’attività era normale. 

Ad ogni modo, Nexo ha ripetutamente affermato di essere fortemente conforme alle normative. In un thread su Twitter pubblicato sull’account dell’azienda il giorno del raid della scorsa settimana, l’azienda ha infatti affermato di aver sempre fatto il possibile per conformarsi agli standard AML.

L’azienda ha inoltre affermato in una dichiarazione rilasciata giovedì scorso che intraprenderà azioni per proteggere i propri dipendenti e l’azienda stessa dalle oltraggiose libertà prese dalle autorità. Ciò includerà la richiesta di risarcimento danni, che la società sostiene costerà centinaia di milioni di dollari, secondo le stime iniziali. 

Nel frattempo, un revisore internazionale indipendente esaminerà le attività di Nexo, ha detto domenica il rappresentante del procuratore bulgaro.

Il thread su Twitter dell’exchange: la Bulgaria è corrotta 

Come anticipato, in un thread pubblicato sull’account ufficiale Twitter di Nexo, la società ha affermato più volte la sua innocenza e trasparenza e ha accusato la Bulgaria di essere fortemente corrotta. 

Nello specifico, si legge: 

“Nonostante sia completamente automatizzato, Nexo dispone di oltre 30 responsabili della conformità AML che assicurano che conserviamo un’immagine in tempo reale dei nostri clienti, che include pubblicazioni sui media avverse, elenchi di sanzioni OFAC, fonte e flusso di fondi, ecc.” 

Questo sentimento è stato ripreso dal co-fondatore di Nexo, Antoni Trenchev, in alcune dichiarazioni della scorsa settimana, in cui Trenchev afferma che Nexo sia una delle entità più rigorose per quanto riguarda KYC e AML. 

Infine, andando avanti nel thread su Twitter, si può leggere: 

“Sfortunatamente, con il recente giro di vite normativo sulle criptovalute, alcuni regolatori hanno recentemente adottato l’approccio kick first, poi fai domande. Nei paesi corrotti, confina con il racket, ma anche questo passerà.” 

Alessia Pannone
Alessia Pannone
Laureata in scienze della comunicazione e attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in editoria e scrittura. Scrittrice di articoli in ottica SEO, con cura per l’indicizzazione nei motori di ricerca, in totale o parziale autonomia.
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