Spesso per analizzare l’evoluzione di progetti come Bitcoin o Ethereum ci si concentra sull’andamento del prezzo delle loro criptovalute native, ovvero BTC ed ETH.
Ma in realtà in questo modo si analizza solo una faccia della medaglia, trascurando completamente l’altra. Il fatto è che l’analisi dei prezzi da un lato consente di comprendere cosa sta accadendo sul breve periodo, ma dall’altro è solo analizzando i fondamentali on-chain che si può comprendere l’evoluzione sul lungo periodo.
Summary
La crescita degli indirizzi Bitcoin ed Ethereum nonostante il prezzo
Questa dicotomia emerge in modo evidente e prepotente se si confronta cosa è accaduto nel 2022 contemporaneamente al prezzo di Bitcoin ed Ethereum, da un lato, ed al numero degli indirizzi che detengono BTC ed ETH.
Una recente ricerca di CoinGecko infatti rivela che, a fronte della perdita di più della metà del valore di mercato di BTC ed ETH, il numero di indirizzi Bitcoin ed Ethereum con almeno 1.000$ sia invece cresciuto costantemente.
Le dinamiche che si sviluppano sul lungo periodo, come per l’appunto la crescita del numero degli indirizzi, seguono un trend molto più costante e dilatato rispetto ai prezzi. Questi ultimi, come si sa, seguono invece trend di durata molto più breve, e soprattutto molto nervosi.
La ricerca di CoinGecko contiene un grafico che rende molto bene l’idea di tale contrasto.
Bitcoin (BTC)
Iniziando da Bitcoin si nota subito come nel corso dei quattro trimestri del 2022 la linea arancione del prezzo sia stata praticamente in costante discesa. Anzi, tra i 47.000$ del primo trimestre ed i 16.600$ del quarto la discesa è stata del 65%.
Oltretutto non è stata nemmeno una discesa costante, perché avvenuta in particolare a causa di tre grossi crolli, di cui due nel secondo trimestre (Terra e Celsius), ed uno nel quarto (FTX).
Nonostante ciò, nel medesimo periodo il numero di indirizzi Bitcoin su cui risultavano essere custoditi almeno 0,1 BTC è aumentato costantemente, tanto da arrivare a fine anno con un +23% rispetto ad inizio 2022.
Ethereum (ETH)
Non è un caso che qualcosa di molto simile sia avvenuto anche per Ethereum.
Il prezzo è sceso da 3.300$ fin sotto i 1.200$, esclusi i picchi momentanei, con un calo del 64%. Contemporaneamente però il numero di indirizzi on-chain con almeno 1 ETH è cresciuto del 21%.
Il fatto che tale aumento sia stato leggermente inferiore a quello di Bitcoin potrebbe essere dovuto al fatto che BTC probabilmente è ritenuto una riserva di valore da un numero leggermente superiore a quello di coloro che ritengono che anche ETH lo sia.
Da notare però che con il passaggio a PoS ETH è diventata una valuta con supply deflattiva, perlomeno per ora, pertanto la distanza che la separa da BTC in questo contesto si è ridotta moltissimo ultimamente.
La fase di accumulo in relazione al prezzo di Bitcoin ed Ethereum
Secondo il report di CoinGecko, a cura di Lim Yu Qian, la dinamica appena descritta si potrebbe spiegare supponendo che gli investitori crypto abbiano approfittato dei prezzi bassi per accumulare o holdare. Questo sarebbe un segnale di fiducia nel futuro del settore.
Inoltre l’aumento degli indirizzi indicherebbe anche l’entrata in questo mercato di un maggior numero di partecipanti, o una maggiore adozione delle criptovalute.
In effetti durante il bear market dell’anno scorso, ed in particolare nei momenti di maggior discesa dei prezzi, c’erano evidenti segnali che le balene stessero accumulando.
È possibile che da un lato ci sia stato chi, in preda alla paura, ha venduto il prima possibile accontentandosi di vendere a prezzi stracciati, mentre dall’altro ci sia stato invece chi non si è fatto prendere dalle emozioni ed ha pensato razionalmente che forse prezzi così bassi erano un’occasione allettante per accumulare.
Quindi dovrebbe esserci stato un enorme trasferimento di fondi dagli investitori e speculatori più emotivi, solitamente quelli meno esperti e con minori capitali da investire, ad investitori e speculatori più razionali ed esperti, in genere con grossi capitali da gestire in modo sapiente e ragionevole.
Se le cose fossero accadute esattamente in questo modo si spiegherebbe facilmente l’aumento degli indirizzi con almeno 0,1 BTC o 1 ETH. Si sarebbe pertanto trattato da un lato di una fase di scarico, dovuta a paura, e dall’altro di una fase di accumulo dovuta ad un ragionamento che considera il rischio un pericolo ma anche un’opportunità.
In effetti lo stesso report di CoinGecko sottolinea come la maggior crescita del numero di questi indirizzi sia avvenuta nel quarto trimestre, ovvero il periodo in cui in particolare Bitcoin ha toccato i livelli di prezzo minimi del 2022.
Sebbene non vi fossero certezze, era possibile immaginare che ad un certo punto la discesa si interrompesse, e quando il crollo dovuto al fallimento di FTX si fermò ed un -26% era possibile immaginare che il bottom fosse vicino.
Ad esempio l’implosione dell’ecosistema Terra/Luna a maggio fece crollare il prezzo di Bitcoin del 35%, mentre il fallimento di Celsius a giugno lo fece crollare di un ulteriore 43%.
Dato che FTX all’interno dell’ecosistema Bitcoin aveva un ruolo decisamente maggiore rispetto a Terra (che con Bitcoin c’entrava proprio poco) e Celsius (che aveva un numero di utenti molto inferiori a FTX), quel -26% aveva un vago aspetto di un crollo solo a metà, tanto che in molti a quel punto si aspettavano una discesa a 10.000$, 12.000$ o comunque almeno 14.000$.
In altre parole qualcuno ha analizzato bene la situazione interpretandola come una possibile occasione di acquisto, mentre in molti invece si sono semplicemente lasciati trascinare dal panico ed hanno venduto.
