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L’Italia blocca l’app di AI ChatGPT per problemi di privacy: cosa è successo?

L’italia si impone nei confronti dell’AI (Artificial Intelligence) e in particolare nei confronti di ChatGPT. A quanto pare, il garante della privacy ha bloccato il chabot in quanto non stava rispettando la disciplina in materia di privacy. 

La notizia viene riportata anche sull’account Twitter ufficiale di Watcher.Guru, in cui si legge: 

“L’Italia blocca ChatGPT per problemi di privacy.” 

Problemi per l’AI: perché l’Italia ha bloccato ChatGPT? 

Questo venerdì, in Italia il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma ChatGPT. 

L’Autorità ha, inoltre, aperto un’istruttoria nei confronti della società “inventata”, inizialmente come no-profit, da Sam Altman e ora guidata da Satya Nadella. Nello specifico, nel provvedimento, si legge quanto segue: 

“Il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.”

In altre parole, l’Italia accusa il software di raccogliere dati personali senza nessuna giustificazione. A tal proposito, alcune verifiche effettuate recentemente dimostrano che le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto.

Nessuna verifica dell’età degli utenti in ChatGPT 

Tutto ciò parte dal fatto che ChatGPT, il più noto tra i software di AI relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.

Inoltre, l’Autorità sottolinea anche l’assenza di filtri per la verifica dell’età degli utenti, nonostante, secondo i termini pubblicati da OpenAI, il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni. 

Dato che ciò non viene rispettato, secondo l’Autorità, il fatto espone i minori a risposte assolutamente inadatte rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. 

OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

L’app di AI ChatGPT risponde ai provvedimenti presi in Italia 

Al momento, il software ChatGPT sembra non essere stato informato delle sue sorti. Infatti, quando alcuni utenti hanno provato a chiedere informazioni al chatbot in merito al blocco subito in Italia, hanno ricevuto la seguente risposta: 

“Mi dispiace sentire che il Garante della Privacy italiano mi ha bloccato. Tuttavia, come modello di lingua, non sono in grado di interagire con il Garante della Privacy o di conoscere le decisioni specifiche che ha preso riguardo alla mia operatività in Italia. Sono qui a tua disposizione per rispondere a domande o fornire informazioni sulla mia capacità di elaborazione del linguaggio naturale, se hai bisogno di aiuto in tal senso.” 

Probabilmente ci vorrà qualche ora per far diventare effettivo il blocco, esattamente come successe per l’app Replika, l’altro chatbot ritenuto pericoloso per i minori e il quale non ha potuto più utilizzare i dati personali degli utenti italiani. 

Il problema, ora, riguarda soprattutto le aziende che avevano sottoscritto un abbonamento per integrare il software nel loro lavoro. Tuttavia, il Garante non chiarisce all’interno del comunicato se il blocco riguarderà anche le versioni Plus o solo quella accessibile senza pagare.

Non solo l’Italia, anche Musk mette in guarda sull’AI e ChatGPT

Recentemente, anche Elon Musk ha dichiarato di ritenere che sia necessario prendersi una pausa dall’AI. Nello specifico, il genio di Tesla ha affermato quanto segue: 

“L’intelligenza artificiale pone dei profondi rischi per la società e l’umanità: questo è il motivo per il quale è importante prendersi una pausa di sei mesi e stoppare l’addestramento dei sistemi più avanzati.” 

A lanciare questo allarme contro l’AI è, oltre a Elon Musk, un folto gruppo di ricercatori e manager, complessivamente sono 1.000, che hanno firmato una lettera aperta, nella quale viene chiesto uno stop all’intelligenza artificiale.

La lettera aperta è stata pubblicata dalla no profit Future of Life. Nella missiva sono presenti altre firme illustri, oltre a quella di Elon Musk, motivo per cui il suo contenuto è stato preso seriamente.

Il documento è infatti stato sottoscritto, tra gli altri, da Steve Wozniak, cofondatore di Apple, e dai manager di Pinterest e di Skype. Tuttavia, a finire sotto attacco non è tutta l’AI, ma solo i sistemi più avanzati di GPT-4, la chatbot di OpenAI, la quale è in grado di raccontare le barzellette e superare con agilità gli esami per diventare avvocato.

Nella lettera aperta, infatti, si legge:

“I sistemi potenti di AI dovrebbero essere sviluppati solo quando si ha fiducia che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi gestibili. Una corsa fuori controllo allo sviluppo e al dispiegamento di potenti menti digitali che nessuno, neanche i loro creatori, possono capire, prevedere e controllare.” 

Alessia Pannone
Alessia Pannone
Laureata in scienze della comunicazione e attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in editoria e scrittura. Scrittrice di articoli in ottica SEO, con cura per l’indicizzazione nei motori di ricerca, in totale o parziale autonomia.
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