HomeCriptovaluteBinance ha sospeso i prelievi in Bitcoin, e poi li ha riattivati

Binance ha sospeso i prelievi in Bitcoin, e poi li ha riattivati

Ieri Binance ha annunciato di aver dovuto sospendere temporaneamente i prelievi in Bitcoin a causa di problemi di congestione di rete. 

Un’ora e mezza dopo, però, li ha subito riattivati. 

Binance e la congestione di Bitcoin

Negli ultimi giorni sia la rete di Bitcoin che quella di Ethereum sono congestionate. 

Per Ethereum il problema sembra essere stato causato da un eccesso di richieste di transazioni in token FLOKI, ma soprattutto in token PEPE, dato l’impressionante hype generato dal suo boom. 

Invec,e per Bitcoin il problema sembra sia stato causato dagli Ordinals, ovvero l’equivalente degli NFT sulla blockchain di Bitcoin. 

Fino al 25 di aprile non risultavano esserci volumi anomali di transazioni, ma a partire dal giorno successivo hanno iniziato a crescere.

Se il 25 sulla blockchain di Bitcoin si sono registrate meno di 370.000 transazioni, il 26 erano già oltre 346.000, con il picco verificatosi il primo di maggio addirittura ad oltre 683.000 transazioni. Si tratta quasi di un raddoppio in meno di una settimana. 

Ma mentre quello del primo maggio fu un picco isolato oltre la soglia di 600.000 transazioni giornaliere, negli ultimi due giorni invece quella quota è stata sempre superata, creando un’immensa coda di transazioni in attesa di essere eseguite. 

Per questo motivo le fee ed i tempi si sono impennati, inducendo Binance a sospendere i prelievi durante l’ora di picco. 

Il boom delle fee sulla rete Bitcoin 

Il dato più clamoroso, però, è quello relativo alle fee. 

Prendendo in esame la mediana delle fee, e non la media, si scopre che fino al 30 aprile era di poco superiore agli 1,5$. Il primo maggio era già salita a quasi 2$, per poi impennarsi fino addirittura oltre gli 11$ ieri. 

Infatti dato che in ogni blocco che viene aggiunto alla blockchain di Bitcoin ci stanno fisicamente solo un certo numero di transazioni, a causa della limitazione a 1MB, e dato che viene minato un blocco ogni circa 10 minuti, non è possibile aumentare a piacimento il numero delle transazioni che vengono convalidate ogni giorno. 

L’unico modo per sveltirle, saltando la coda, è aumentare le fee, e così inevitabilmente quando la rete è congestionata le fee si impennano. 

Era da maggio 2021, in piena bull run, che la mediana delle fee per transazione sulla blockchain di Bitcoin non superava i 10$. 

Le conseguenze sul mining 

Tutto ciò va a vantaggio soprattutto dei miner, che semplicemente incassano di più. 

Infatti, la profittabilità del mining di Bitcoin è passata dagli 0,07$ al giorno per THash/s del 25 aprile agli 0,11$ di ieri, con un aumento del 57% in circa due settimane. 

Questo è dovuto anche al fatto che l’hashrate non è aumentato di conseguenza, perchè per incrementare l’hashrate, già sui massimi, occorre del tempo. 

Oltretutto anche la difficulty è vicina ai massimi di sempre, quindi non è detto che in questo momento ai miner convenga investire per incrementare l’hashrate, anche perchè il boom delle fee potrebbe essere passeggero. 

Binance propone di implementare Bitcoin Lightning Network

La soluzione in realtà ci sarebbe già: Lightning Network (LN). 

Infatti, le transazioni effettuate tramite LN non devono essere registrate sulla blockchain.

Non devono pertanto essere inserite in un blocco, e quindi non bisogna pagare fee elevate ai miner per indurli ad inserirle nel primo blocco disponibile. 

Il problema, però, è che molti exchange, tra cui Binance, non supportano ancora LN, quindi non consentono transazioni in BTC veloci ed economiche off-chain. 

Non è un caso che proprio ieri Binance, dopo l’incidente, abbia dichiarato di volerlo integrare. 

Anzi, dato che la sospensione è durata solo un’ora e mezza, viene quasi da pensare che possa essere stata una trovata pubblicitaria per far sapere a quante più persone possibile di avere intenzione di integrare Lightning Network al più presto. 

Da notare che gli Ordinals esistono solo on-chain, e quindi al di fuori da LN. In altre parole le transazioni in BTC via LN non vengono influenzate da eventuali picchi di transazioni on-chain dell’equivalente degli NFT su Bitcoin. 

Il problema su Ethereum

Su Ethereum il problema, che ha cause differenti, è però ancora più grave. 

Infatti, la mediana delle fee è passata dagli 1,8$ del 9 aprile ad un picco di quasi 14 dollari il 6 di maggio. 

Va detto, però, che i layer-2 di Ethereum, come Arbitrum, Polygon o Optimism, sono ormai ampiamente in uso, quindi la soluzione al problema c’è già. 

Tuttavia, anche su Polygon le fee sono aumentate, dai meno di 100 Gwei di gennaio agli oltre 600 del 27 aprile. Si tratta comunque di cifre molto contenute rispetto ai 14$ di Ethereum. 

Il passaggio da Proof-of-Work a Proof-of-Stake ha ridotto le fee su Ethereum, ma di poco.

Infatti, rimangono costantemente superiori a quelle su Bitcoin. 

La vera ed unica soluzione al problema per ora sono i layer-2 come Lightning Network, che tuttavia non sono ancora molto in uso nonostante siano già ampiamente diffusi. Basti dire che la capacità complessiva dell’intera rete LN è ancora inferiore ai 5.500 BTC, rispetto ad esempio ai circa 68.000 BTC che ogni giorno vengono scambiati solamente su Binance. 

È possibile, tuttavia, che i problemi creati dall’attuale livello di congestione porti sempre più utenti a preferire transazioni via layer-2 rispetto alle classiche transazioni on-chain su layer-1. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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