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Bitcoin è un esempio di democrazia, come gli USA

Ultimamente negli USA si sta formando una vera e propria opposizione politica tra i favorevoli a Bitcoin e criptovalute, ed i contrari. 

In genere tra i repubblicani prevalgono i favorevoli, nonostante in teoria dovrebbero essere quelli più conservatori, mentre tra i democratici, che spesso si autodefiniscono progressisti o liberali, sono maggiormente diffusi i contrari. 

Ad esempio il politico statunitense che sta facendo la maggior opposizione è la democratica Elizabeth Warren, che comunque fino al 1996 era repubblicana. Oltre a lei anche un’altra democratica, Maxine Waters, sta cercando di mettersi di traverso nei confronti di queste innovazioni. 

Fa, però, eccezione il democratico Robert F. Kennedy Jr., terzogenito del compianto Robert Kennedy e nipote di John F. Kennedy. 

Kennedy Jr. però è un democratico anomalo, per certi versi, perchè è un fervente cattolico ed è vicino ad alcune posizioni complottiste tipiche invece ad esempio dei seguaci del repubblicano Tucker Carlson. 

Bitcoin come esercizio di democrazia negli USA

Robert F. Kennedy Jr. ha già parlato molte volte di Bitcoin in passato, probabilmente perchè più che un classico liberal democratico è fondamentalmente un libertario, amante della libertà finanziaria che Bitcoin concede. 

Ma questa volta ha espresso anche un vero e proprio concetto politico, che va ben al di là della pura finanza. 

Ha detto: 

“Tutti sono così appassionati di Bitcoin, non solo perché è una valuta, ma perché è un esercizio di democrazia”.

D’altronde sono proprio gli USA il Paese al mondo che maggiormente si vanta di essere patria della democrazia, sebbene forse dal punto di vista strettamente tecnico non lo sia. Infatti, la democrazia non nasce certo negli USA, e gli Stati Uniti non sono nemmeno il Paese più democratico al mondo. 

Ma sul fatto che Bitcoin possa essere considerato anche come un esercizio di democrazia, in senso lato, c’è da fare una riflessione. 

Bitcoin e la democrazia

Bitcoin ha un’evidente e colossale differenza rispetto alla democrazia: non ci sono elezioni. 

Tuttavia, per certi versi potrebbe essere ritenuto vagamente simile ad una sorta di democrazia diretta, in cui i cittadini non votano con una scheda elettorale ma con le loro scelte di utilizzo.

Anche in questo caso, però, c’è un’enorme differenza. In una democrazia diretta ogni cittadino ha lo stesso peso politico, mentre chi ha più BTC conta di più degli altri quando c’è da prendere delle decisioni. 

A dire il vero di decisioni sulle eventuali modifiche del protocollo Bitcoin se ne prendono ben poche. Basti dire che dal 2017 è stato aggiornato solo due volte, una per l’appunto nel 2017 ed un’altra l’anno scorso. 

In entrambi i casi è stata un’iniziativa della community che alla fine è stata semplicemente accettata dagli utilizzatori, ma ad esempio nel 2017 non tutti erano d’accordo, e così alcuni ne crearono una versione differente (un “fork”) che però non ebbe poi grande successo (Bitcoin Cash). 

Comunque sia, per lo sviluppo di Bitcoin è la maggioranza che conta, sebbene questa non sia costituita dalla maggior parte degli utilizzatori, ma dalla maggior parte dei capitali. 

Le parole di Robert F. Kennedy Jr.

A ciò va aggiunto che Robert F. Kennedy Jr. in realtà sta facendo propaganda politica per sè stesso, perchè vorrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo. 

Infatti, nel video che lo ritrae mentre afferma che Bitcoin è un esercizio di democrazia afferma anche che, quando sarà Presidente, sarà sua cura assicurarsi che chiunque possa possedere i propri Bitcoin nel proprio wallet e con la propria password, senza che nessun governo possa interferire. 

Più che un discorso sulla democrazia, quello è sembrato un discorso sulla libertà, e sebbene democrazia e libertà vadano a braccetto, in realtà tecnicamente non sono la stessa cosa. 

Sta, però, di fatto che ciò che ha detto sembra essere assolutamente “americano”, tanto che stupisce che negli USA “campioni di democrazia” ci sia chi sostiene che tutto ciò non dovrebbe essere consentito. 

Anche perchè, più che campioni di democrazia gli USA sembrano essere campioni proprio di libertà, visto che si piazzano bene nella classifica del cosiddetto “Freedom Index”, mentre si piazzano un pochino meno bene nel “Democracy Index”. 

Ma dato che a Robert F. Kennedy Jr. in questo momento interessa soprattutto la democrazia statunitense, che vorrebbe guidare, non c’è da stupirsi che stia cercando di spostare il discorso riguardo Bitcoin dalla libertà alla democrazia. 

Bitcoin e gli USA

Va però ricordato che Bitcoin non è un prodotto o un’infrastruttura statunitense, ma un protocollo pubblico e globale di proprietà ormai dell’intera umanità. 

Gli USA possono solo scegliere se accoglierlo o meno, ovvero se continuare a permettere ai propri cittadini di poterlo usare, o se opporsi. 

In questo secondo caso il livello di libertà reale dei cittadini statunitensi subirebbe un duro colpo, tanto che si potrebbe smettere di considerare gli USA la patria, o una delle patrie delle libertà personali. 

Paradossalmente a livello politico Bitcoin è più forte degli USA, sia perchè è globale, sia soprattutto perchè nemmeno il governo più potente del mondo può modificarlo. 

Se a ciò ci aggiungiamo la contraddizione che un’innovazione come Bitcoin negli USA è vista bene dai repubblicani conservatori, e meno bene dai democratici liberal e progressisti, il quadro si fa ancora più sbilanciato a favore di Bitcoin, con la politica statunitense che rischia davvero di fare una gran brutta figura. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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