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Chainlink (LINK): dubbi sulla Proof-of-Reserve offerta dall’infrastruttura crypto

L’azienda di infrastrutture crypto, Chainlink (LINK), offre la sua Proof-of-Reserve per progetti come TrueUSD e Paxos, ma spesso il sistema si basa sulle promesse. La probabile difficoltà deriva dal voler integrare i dati centralizzati in protocolli decentralizzati. 

Chainlink (LINK) e i dubbi sulla Proof-of-Reserve offerta dall’azienda crypto

Secondo quanto riportato, pare che la Proof-of-Reserve (PoR) offerta dall’infrastruttura crypto Chainlink, per progetti come TrueUSD e Paxos, sia di dubbiosa trasparenza. 

In pratica, la Proof-of-Reserve ha preso piede tra i gestori di asset e crypto-exchange dopo il crollo di FTX, cercando un modo di dimostrare in modo affidabile (e quindi basato su blockchain) e tempestivo le loro riserve. 

Ecco perché la Chainlink PoR è stata scelta da alcuni progetti crypto, dato che consente ai depositari di crypto di tracciare gli asset del mondo reale direttamente sulla blockchain

Purtroppo però, il report sostiene che spesso il sistema offerto dal principale fornitore di “oracoli” di criptovalute, invece di basarsi su “prove”, si basa anche sulle “promesse”. 

Non solo, la tecnologia di Chainlink potrebbe aggiungere più confusione che trasparenza in alcuni casi. La sua rete decentralizzata di oracoli aiuta a garantire la consegna sicura dei dati sulle riserve fuori catena, ma non rende tali dati più credibili di quanto sarebbero altrimenti.

Chianlink (LINK) e la Proof-of-Reserve dubbiosa del progetto crypto Paxos

Per fare un esempio dei dubbi sollevati sulla Proof-of-Reserve di Chainlink, viene preso in considerazione il progetto crypto di Paxos. 

In pratica, l’operatore di stablecoin, utilizza Chainlink PoR per PAXG, la sua stablecoin sostenuta dall’oro, e per USDP, la sua stablecoin ancorata al dollaro statunitense.

La promessa fatta agli utenti è che gli oracoli di Chainlink consentiranno alle persone di:

“verificare rapidamente sulla catena che i token PAX sono pienamente supportati 1:1 da dollari statunitensi e che i token PAXG sono pienamente supportati da lingotti d’oro, entrambi detenuti fuori dalla catena nella custodia di Paxos”.

E infatti, questa dichiarazione è solo una “promessa” dato che dei 16 operatori di nodi di terze parti che riportano le riserve d’oro di PAXG, ognuno di loro ottiene i dati dallo stesso posto: Paxos stesso.

Non solo, anche per USDP: la rete “decentralizzata” di Chainlink, composta da 16 operatori di nodi, riporta ciascuno che la stablecoin è sostenuta da 1,04 miliardi di dollari – numero fornito loro da un’API di Paxos, il che significa che i dati provengono direttamente dal progetto.

Questo significa che, indipendentemente dai dettagli precisi su come Paxos calcola i suoi numeri di riserva, i dati che l’azienda riporta a Chainlink richiedono in ultima analisi una fiducia totale in Paxos, non nella rete di oracoli di terze parti di Chainlink.

Chainlink (LINK) e l’integrazione dei Feed di dati crypto nella rete Celo

E così, mentre da un lato si stanno sollevando dubbi sull’affidabilità di un servizio offerto dalla rete Chainlink, l’infrastruttura crypto sembra non fermarsi.

Di recente, infatti, i feed di dati di Chainlink (LINK) sono stati ufficialmente integrati nella rete Celo. Questo vuol dire che gli sviluppatori di Celo potranno accedere ai dati affidabili e di alta qualità, in modo da creare dApp più avanzate. 

Tale collaborazione vede per il mainnet di Celo un vero progresso nel settore blockchain, dato che garantisce una nuova ondata di app più innovative nella finanza decentralizzate (o DeFi).

Di fatto, i feed di dati di Chainlink offrono una serie di caratteristiche che ne migliorano l’usabilità e l’affidabilità.

Tra questi c’è il modello di aggregazione dei dati che garantisce la precisione e accuratezza di dati, attenuando problemi di tempi di inattività delle API, di flash cash outlier e di attacchi di manipolazione dei dati. 

Il prezzo di LINK: un pump dell’8% negli ultimi sette giorni

Guardando il grafico di Chainlink (LINK), la crypto ha registrato un pump di prezzo dell’8% negli ultimi sette giorni. 

E infatti, LINK è passata da 5,84$ agli attuali 6,35$. In realtà, a partire proprio da ieri, giorno in cui è stato pubblicato l’articolo sulla Proof-of-Reserve dubbiosa dell’infrastruttura crypto, LINK ha cominciato a vedere un piccolo dump di prezzo, dato che era a quota 6,56$. 

Ad ogni modo, la 22esima crypto per capitalizzazione di mercato, con un market cap di oltre 3,4 miliardi di dollari, ha registrato anche un aumento di volumi di scambio nelle ultime 24 ore, del +35%.

Stefania Stimolo
Stefania Stimolo
Laureata in Marketing e Comunicazione, Stefania è un’esploratrice di opportunità innovative. Partendo come Sales Assistant per e-commerce, nel 2016 inizia ad appassionarsi al mondo digitale autonomamente, inizialmente in ambito Network Marketing dove conosce e si appassiona dell’ideale di Bitcoin e tecnologia Blockchain diventandone una divulgatrice come copywriter e traduttrice per progetti ICO e blog, ed organizzando corsi conoscitivi.
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