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Il governo USA sposta Bitcoin collegati a Silk Road

Qualche giorno fa il wallet Bitcoin che appartiene presumibilmente al Dipartimento di Giustizia del governo USA ha trasferito diversi BTC collegati a Silk Road. 

Infatti, il 12 luglio risulta ci siano state due transazioni in uscita, per un totale di oltre 9.800 BTC, per un controvalore di quasi 300 milioni di dollari al prezzo attuale. 

In precedenza, il 7 marzo, c’erano state altre due transazioni in uscita complessivamente da 49.000 BTC, pari addirittura a quasi un miliardo e mezzo di dollari. 

Si ritiene che questo wallet non solo appartenga al Dipartimento di Giustizia del governo USA, ma che custodisca parte dei Bitcoin sequestrati a Silk Road. 

In realtà è attivo solo da marzo 2022, mentre la chiusura di Silk Road risale al 2013. Tuttavia le transazioni in ingresso relative al sequestro dei BTC legati a Silk Road risalgono proprio all’anno scorso.  

In questo momento il wallet risulta essere vuoto, quindi il Dipartimento di Giustizia ha trasferito tutti i Bitcoin in esso conservati in altri wallet. In totale nel corso dei mesi aveva ricevuto quasi 50.000 BTC. 

La possibile vendita dei Bitcoin collegati a Silk Road

In genere, quando le autorità sequestrano dei Bitcoin finiscono per metterli in vendita all’asta. 

Nel corso degli anni il governo USA ha già tenuto diverse aste durante le quali ha venduto BTC che aveva sequestrato in precedenza, ed è quindi possibile che anche i 9.800 BTC appena trasferiti finiscano per essere messi all’asta. 

Va comunque ricordato che il volume giornaliero complessivo degli scambi di BTC sui mercati crypto si aggira attorno ai 7,5 miliardi di dollari, quindi 300 milioni potrebbero avere un impatto relativamente limitato. 

Oltretutto era già noto da tempo che quei BTC sarebbero finiti all’asta prima o poi, quindi è possibile che il mercato abbia già scontato la notizia. 

Per ora comunque non risulta che siano state annunciate ufficialmente aste del governo USA per la vendita di grosse cifre in Bitcoin. 

Inoltre, è possibile che per non rischiare eccessivi abbassamenti di prezzo, e quindi incassi limitati, il governo possa decidere di spezzettare la vendita in più aste che potrebbero tenersi nell’arco di un tempo relativamente lungo, così d dare il tempo al mercato di assorbire queste vendite senza forti perdite di valore. 

Ad esempio il prezzo di Bitcoin è sceso dello 0,8% dopo che si è diffusa la notizia delle due transazioni di quel wallet, ma in seguito ha già recuperato l’intera perdita.

Invece i due trasferimenti di marzo causarono un calo decisamente maggiore, anche quello però poi riassorbito nel giro di tre giorni. 

Le aste di Bitcoin

Quando il governo decide di mettere all’asta dei BTC sequestrati ne organizza la vendita in lotti. 

Non tutti i lotti vanno all’asta necessariamente nello stesso momento, tanto che a quanto pare già a marzo parte dei Bitcoin custoditi nel wallet di cui sopra sono stati messi all’asta in lotti complessivamente per meno di un quinto dei 50.000 BTC totali. 

Quello comunque non è l’unico wallet che appartiene ad una qualche agenzia del governo USA, quindi i BTC effettivamente venduti all’asta potrebbero essere di più. 

Queste aste si tengono abbastanza regolarmente, anche se non necessariamente tutti gli anni, perchè i sequestri di BTC non sono così rari come in genere si crede. 

Tuttavia raramente i lotti che vengono messi in vendita sono di importi contenuti, quindi il governo in genere attende di averne un po’ in cassa prima di metterli all’asta in lotti corposi. 

Ad esempio la vendita effettuata in marzo pare che abbia fruttato più di 200 milioni di dollari. 

Oltretutto il prezzo di vendita, per chi partecipa a queste aste, spesso è decisamente interessante, perchè a nessuno conviene acquistare cifre così importanti a prezzo di mercato.

In altre parole le offerte dei potenziali compratori a queste aste si fermano spesso a prezzi inferiori a quelli di mercato, dato che non c’è un prezzo fisso, quindi c’è chi riesce a sfruttarle per fare buoni affari. 

Dato che si tengono solo quando il governo USA, o qualche sua agenzia o dipartimento, decidono di vendere, e visto che i lotti in vendita hanno importi cospicui, i compratori non sono molti, e non è nemmeno detto che proprio in quel momento siano disposti a spendere molto per acquistare Bitcoin. 

Tutto ciò fa sì che il prezzo di vendita spesso risulti essere decisamente interessante. 

Ad esempio Tim Draper nel 2014 partecipò ad una di queste aste, e riuscì ad acquistare 30.000 BTC ad un prezzo di poco superiore ai 630$. Tre anni dopo il prezzo di BTC schizzò a 20.000$. 

Dato che al governo USA i Bitcoin che ha sequestrato non sono costati nulla, aste come queste spesso generano vantaggi un po’ per tutti, tranne che per coloro ai quali i BTC sono stati sequestrati. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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