HomeCriptovaluteXRP (Ripple): possibili problemi per la crypto con l'appello della SEC

XRP (Ripple): possibili problemi per la crypto con l’appello della SEC

La vicenda che vede la SEC accusare Ripple di aver venduto la sua crypto XRP come una security non registrata non è ancora finita. 

Infatti, nonostante ci sia già una sentenza di un tribunale che afferma che XRP non è da considerare security, quando viene scambiata sui mercati secondari (come gli exchange), la SEC potrebbe appellarsi per chiedere una nuova sentenza. 

L’agenzia ha fatto sapere che sta valutando se ricorrere in appello contro quella sentenza, ed il presidente Gary Gensler si è detto contrariato di quell’esito. 

Sebbene non sia ancora certo che la SEC voglia procedere in questo modo, ad oggi non è affatto possibile escludere che l’agenzia proceda con il ricorso. Il fatto che sia già passata più di una settimana senza che il ricorso sia stato inoltrato però fa pensare che non si può nemmeno escludere che la SEC rinunci. 

SEC: le possibili conseguenze sulla crypto XRP (Ripple)

Ovviamente, in teoria anche l’eventuale ricorso in appello potrebbe dare lo stesso identico esito. 

Ma anche solo lo stesso ricorso potrebbe avere delle conseguenze. 

Probabilmente non è un caso che, dopo essere balzato prima a 0,82$ e poi a 0,84$, dopo la pubblicazione della sentenza, il prezzo di XRP in seguito è sceso fino a poco più di 0,70$.

Da notare che dopo il balzo improvviso del 13 luglio, il giorno successivo il prezzo era sceso proprio sotto gli 0,70$, per poi riprendere a crescere a partire dal 16 luglio. Dal 20 luglio invece è in leggero ritracciamento. 

Tale ritracciamento probabilmente è stato innescato proprio dalla notizia del possibile ricorso della SEC, e nel caso in cui il ricorso venisse confermato è possibile immaginare un ulteriore calo. 

Conseguenze ben peggiori potrebbero però esserci nel caso in cui la SEC ricorresse in appello e vincesse, sebbene ad oggi questa non sembra un’ipotesi particolarmente probabile. 

Le ipotesi dell’avvocato

A tal proposito si è pronunciato l’avvocato pro-XRP John Deaton. 

Secondo Deaton anche qualora la SEC decidesse di ricorrere in appello questa non sarebbe una battuta d’arresto per XRP. 

Deaton fa notare che ci vorranno due anni prima di un’ulteriore sentenza, e fino ad allora la sentenza già emessa ha valore legale. 

Inoltre, sostiene che è improbabile che un’eventuale sentenza di appello possa ribaltare la decisione in merito al fatto che XRP sul mercato secondario non può essere considerato una security. 

Cita l’Howey test, che in teoria non dovrebbe dare esiti differenti se rifatto. 

Tuttavia evidenzia anche che, in teoria, un altro giudice potrebbe avere un’interpretazione differente, ma secondo Deaton qualsiasi giudice potrebbe avere difficoltà a non essere d’accordo con il giudice Torres che ha emesso la sentenza pro-XRP. 

I mercati crypto per ora sembrano comportarsi come se condividessero questo ragionamento, anche perchè il giudice Torres in realtà ha dato torto alla società Ripple che inizialmente aveva venduto i token della sua criptovaluta sul mercato primario come fossero security non registrate. 

In effetti sembra oggettivamente difficile che questa distinzione possa essere semplicemente cancellata da un altro giudice, anche se in teoria un’interpretazione meno rigida dell’Howey test potrebbe portare a considerare XRP una security non registrata anche quando viene scambiata sul mercato secondario da compratori e venditori che non c’entrano nulla con Ripple. 

La sconfitta della SEC

Nonostante il giudice Torres abbia dato ragione alla SEC per quanto riguarda le accuse contro la società Ripple, l’agenzia avrebbe voluto che estendesse il ragionamento anche agli scambi di XRP che non la coinvolgono. 

Ma dato che non è possibile accusare persone che non hanno compiuto reati, chi vende XRP sui mercati secondari non può per nessun motivo essere paragonato a Ripple, non fosse altro che per il fatto che molti di coloro vende XRP che ha in precedenza acquistato, mentre Ripple li ha venduti dopo averli creati dal nulla. 

La SEC avrebbe voluto pari trattamento, ma alla luce di tutto ciò sembrerebbe davvero assurdo paragonare chi acquista e vende XRP sul mercato con Ripple che li ha creati dal nulla e poi venduti. 

Oltretutto la SEC sperava che il ragionamento in seguito si potesse estendere anche a molte altre criptovalute, quindi la sentenza del giudice Torres segna una grossa sconfitta per l’agenzia, nonostante in parte le abbia dato ragione. 

Forse la SEC ha chiesto troppo, o forse si immaginava che il giudice non andasse tanto per il sottile e facesse di tutta l’erba un fascio. Il giudice Torres invece ha approfondito la questione ed esaminato anche dettagli importanti, come la creazione dei token, giungendo a concludere che gli scambi sul mercato primario e quelli sul mercato secondario hanno differente natura. 

Ad esempio nella sentenza ha scritto che chi ha acquistato XRP da Ripple, quando il nome della criptovaluta era ancora Ripple, di fatto ha finanziato l’azienda che l’ha creata, mentre chi li acquista da altri sul mercato secondario non sta in alcun modo finanziando Ripple.

Questo dettaglio sembra inconfutabile, ed in effetti appare improbabile che un altro giudice possa ignorarlo o ribaltarlo. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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