Ieri, c’è stato un vero e proprio pump del prezzo di Bitcoin (BTC): l’analisi, però, rivela che si tratta di un pump organico, e molto probabilmente non artefatto.
Erano giorni che Bitcoin cercava di attaccare il muro dei 53.000$, e non appena questo ha ceduto si è diretto verso il seguente muro, che ad oggi risulta essere attorno ai 57.300$.
Infatti ieri il pump si è fermato proprio sotto quella soglia, ovvero sopra i 57.200$, e questo suggerisce che non si sia trattato di un pump organizzato a tavolino.
Summary
Il ruolo degli ETF sull’analisi del prezzo di Bitcoin (BTC)
Ieri è stato un giorno da record per gli ETF su Bitcoin che hanno fatto segnare i volumi di scambio giornalieri massimi di sempre, a 2,4 miliardi di dollari.
Sebbene questo record sia stato solo leggermente superiore a quello del giorno del lancio (11 gennaio), si è trattato comunque di un livello doppio rispetto a quello dei giorni precedenti.
Inoltre ieri sono anche stati registrati grandi afflussi di capitale giornalieri nei confronti di questi ETF, con 519 milioni di dollari al netto dei deflussi dall’ETF du Grayscale.
Dato che già la settimana scorsa e quella precedente erano stati registrati grandi afflussi di capitali, si fa in fretta a capire il motivo per cui il prezzo di BTC ieri è aumentato.
La FOMO sull’analisi del prezzo di Bitcoin (BTC)
C’è però un dato che sembra suggerire che un ruolo importante nel pump di ieri lo abbiano avuto gli investitori retail.
Va ricordato che gli ETF su Bitcoin sono anche strumenti utilizzati dagli investitori retail, quindi i dati di cui sopra non sono affatto in contrasto con l’ipotesi che i retail abbiano avuto un ruolo nel pump di ieri.
Il punto è che si è verificata una vera e propria impennata delle ricerche su Google della parola Bitcoin, con picchi orari quasi doppi rispetto a quelli della settimana scorsa.
Questo dato sembra persino superiore a quello di metà febbraio, quando il prezzo sfondò il muro dei 50.000$, sebbene sia ancora inferiore a quello dell’11 gennaio.
Quindi è possibile che ieri abbia iniziato a diffondersi un po’ di FOMO (Fear Of Missing Out) sul mercato di Bitcoin, ma non così tanta come il giorno dello sbarco in borsa degli ETF.
Alla luce di ciò sembra chiaro che l’interesse dei retail nei confronti di Bitcoin ieri è stato notevole, tanto probabilmente da indurre qualcuno ad acquistare nonostante i prezzi in salita, ma non ancora da raggiungere delle vere e proprie vette.
L’ipotesi target dei 200.000$
A questo punto secondo l’esperto di grafici Peter Brandt l’obiettivo di Bitcoin per il 2025 sarebbe quello di raggiungere addirittura i 200.000$.
Va però detto che se la FOMO dovesse montare ulteriormente, prima o poi il sentiment arriverebbe a tali vette da non poter più andare oltre.
Ad esempio l’indice Fear&Greed ieri è schizzato a 79 punti su 100, ovvero un livello davvero molto alto ma comunque non ancora da record.
Peter Brandt è il CEO di Factor, oltre che un analista con oltre quattro decenni di esperienza, ed ha alzato la sua stima per il picco del prezzo di Bitcoin l’anno prossimo da 120.000$ a 200.000$.
Il fatto è che ieri Bitcoin è salito oltre i 55.000$ uscendo dal canale degli ultimi 15 mesi identificato dalle linee di tendenza che emergono collegando i minimi di novembre 2022 con i massimi di aprile 2023 e gennaio 2024.
Quarto halving in arrivo
Non va però dimenticato che nella seconda metà di aprile ci sarà l’halving.
È possibile che i recenti pump siano dovuti proprio all’avvicinarsi di questo evento, e che quindi una volta avvenuto potrebbe scatenarsi un sell the news.
Anzi, visto che la FOMO sta già arrivando ora, a poco meno di due mesi dall’halving, è persino possibile che da qui ad aprile si verifichi già un primo ritracciamento, anche se ad oggi non si intravede alcun segnale che ciò possa accadere a breve.
Solitamente però, mentre febbraio è spesso un buon mese per Bitcoin durante gli anni positivi, marzo invece in passato è stato caratterizzato da ritracciamenti, come ad esempio l’anno scorso. Va però ricordato che il dump di marzo 2023 fu dovuto alla crisi bancaria negli USA, ovvero un evento esterno che potrebbe anche non essere ripetibile quest’anno.
Le perdite degli shortisti
Ieri è stato un giorno nero per gli shortisti su BTC.
Infatti le scommesse con leva contro Bitcoin hanno generato perdite per oltre 150 milioni di dollari nelle sole ultime 24 ore.
Inoltre l’open interest è salito da 48 a quasi 54 miliardi di dollari, mostrando un aumento delle scommesse rialziste.
L’incremento del 10% del prezzo di BTC ha causato liquidazioni forzate per circa 285 milioni di dollari, di cui 211 milioni erano di posizioni short. In totale sono state liquidate 74.800 persone, ovvero il maggior singolo ordine di liquidazione avvenuto su Binance.
Questa dura sconfitta per gli shortisti potrebbe aver anche cambiato il trend del mercato, anche se l’inizio della FOMO potrebbe voler dire un nuovo cambio in direzione opposta tra qualche giorno o settimana.
Le opportunità di arbitraggio
Secondo Velo Data e CoinGlass, il tasso di finanziamento annualizzato dei futures perpetui su BTC listati su Binance ha superato il 100% per la prima volta in oltre un anno. Su Bybit sono saliti al 95%, e su Deribit al 56%.
I future perpetui senza scadenza utilizzano i tassi di finanziamento per mantenere sincronizzati i loro prezzi con quelli del sottostante sul mercato spot, ed un tasso di finanziamento positivo indica che i future perpetui vengono scambiati con un premio rispetto al prezzo spot.
Questa è a tutti gli effetti la descrizione di uno scenario positivo, sul breve periodo, ed implica anche che l’impennata dei tassi di finanziamento apra opportunità di guadagno per gli arbitraggisti.
Infatti l’arbitraggio consente di trarre profitto da discrepanze di prezzo tra differenti mercati, come in questo caso tra il mercato dei future perpetui e quello spot, ed un tasso di finanziamento elevato significa che una discrepanza di prezzo tra questi due mercati c’è.
In un tale scenario chi vende futures perpetui allo scoperto ed acquista il sottostante sul mercato spot di fatto può intascarsi il premio.