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Anche l’Australia pronta ad approvare gli ETF su Bitcoin

Oggi, Bloomberg ha riferito che l’Australia sarebbe pronta per approvare una nuova ondata di lanci di ETF su Bitcoin spot entro la fine del 2024.

Non si tratta di una notizia certa, ma di un’indiscrezione, che però è in linea con quello che sta accadendo in altri Paesi. 

Australia: La Borsa AXS è pronta ad accogliere gli ETF su Bitcoin 

L’Australian Securities Exchange (ASX) è la borsa di Sydney, e la più importante di tutta l’Australia. 

ASX è una società pubblica, e la borsa che gestisce non va confusa con il Sydney Stock Exchange, che è un’entità separata. 

Da notare che il mercato dei cambi australiano è il settimo più grande al mondo, in termini di fatturato, ed il dollaro australiano è la quinta valuta più scambiata al mondo.

Al giorno d’oggi ASX fa registrare un volume di scambi giornalieri superiore ai 4,6 miliardi di dollari australiani (circa 3.000 miliardi di USD), con più di 2.000 titoli quotati ed una capitalizzazione di mercato di circa 1.600 miliardi di dollari australiani. Di fatto è la maggiore borsa di tutto l’emisfero meridionale.

Nonostante questi numeri però non rientra tra le dieci principali borse valori al mondo per capitalizzazione di mercato, superata ad esempio anche da quelle di Hong Kong, Londra, Francoforte e Toronto. Anzi, per capitalizzazione di mercato è scavalcata anche da quella di Mumbai, in India, da quella di Seul, in Corea del Sud, e da quella svedese di Stoccolma. 

Invece per volumi di scambio mensili risulta superiore anche a quella canadese di Toronto. 

Da notare che in tutta l’Australia vivono solamente 27 milioni di persone, ovvero meno delle 38 milioni di persone che vivono in Canada. 

Il Paese però è al 14° posto assoluto per PIL, davanti anche a nazioni molto più popolose come ad esempio la Turchia, e più o meno alla pari con la Corea del Sud che però conta più di 50 milioni di abitanti. 

Gli ETF su Bitcoin

In questo momento sull’ASX non sono listati ETF su Bitcoin o Ethereum spot. 

Bloomberg però riferisce che fonti che hanno familiarità con la questione sostengono che prima della fine di quest’anno ne approverà e lancerà alcuni. 

Infatti esistono già alcune domande di emissione in tal senso che sono state presentate nei mesi scorsi, e che quindi sono in attesa di essere approvate. Uno dei richiedenti è VanEck, che ha già lanciato un prodotto simile sulla borsa Cboe di Chicago. 

Da notare che domani dovrebbero esordire ETF su BTC e ETH spot sulla borsa di Hong Kong, con cui ASX in parte rivaleggia sul mercato del sud-est asiatico e dell’Oceania (il cosiddetto APAC, Asia–Pacific). 

È possibile quindi che l’accelerazione di Hong Kong in tal senso abbia spinto la borsa di Sidney a seguire l’onda in questa direzione, dopo che il lancio degli ETF su Bitcoin spot sulle borse USA è stato un grande successo.

L’impatto sul prezzo di Bitcoin dell’approvazione degli ETF in Australia

Così come per il lancio sulla borsa di Hong Kong, l’impatto sul prezzo di BTC del lancio degli ETF in Australia potrebbe essere limitato. 

Il punto chiave è la dimensione del target di queste iniziative, ed in particolare i capitali che saranno effettivamente in grado di attrarre.

Ad esempio i cinesi che vivono nel grosso della Cina, la cosiddetta mainland, non potranno accedere agli ETF su BTC spot listati sulla borsa di Hong Kong, che quindi saranno appannaggio solamente dei residenti ad Hong Kong o dei fondi locali. 

Qualcosa di simile potrà valere anche per la borsa di Sidney, che risulta essere frequentata principalmente da australiani. 

A dire il vero gli australiani sono decisamente di più degli abitanti di Hong Kong, ma con un PIL pari a meno di un decimo di quello degli USA, e circa un decimo di quello della Cina, è difficile che possano giocare un ruolo rilevante in questo mercato. 

Tuttavia qualora dovessero attrarre un volume di capitali pari a circa un ventesimo di quelli attratti dalle borse USA sugli ETF su Bitcoin potrebbero comunque riuscire ad avere un minimo di impatto anche sul prezzo, ma non rilevante. 

In resto del mondo

A questo punto però il discorso si sposta dall’Australia e da Hong Kong a tutto il resto del mondo. 

Infatti gli USA da soli producono “solamente” circa il 25% del PIL mondiale, e questo significa che i tre quarti del PIL mondiale vengono prodotti altrove. 

Circa il 16% del PIL mondiale è prodotto in Cina, e circa il 15% nell’Unione Europea. 

Nella UE sono già disponibili prodotti finanziari simili agli ETF su Bitcoin spot, ma in Cina no, dato che quelli che verranno lanciati domani ad Hong Kong sono appannaggio solamente dei residenti locali. 

A questi Paesi vanno poi aggiunti perlomeno anche Giappone ed India che, presi insieme, producono circa il 7% dell’interno PIL mondiale. 

Il fatto è che ad oggi non sono ancora molti nel complesso i mercati finanziari in cui sono presenti prodotti simili agli ETF su Bitcoin spot, anche se tra le 12 principali borse valori al mondo per volumi di scambi ve ne sono solamente 4 sulle quali non ci sono, esclusa quella di Hong Kong che da domani li avrà. 

La differenza da questo punto di vista la faranno soprattutto le due borse che servono i cinesi in mainland, ovvero quella di Shanghai e Shenzhen, anche se probabilmente bisognerà attendere l’esito del “test” ad Hong Kong per sapere se verranno lanciati prima o poi anche lì. 

Qualora però gli ETF su Bitcoin dovessero ottenere in Australia e ad Hong Kong un successo simile in proporzione a quello ottenuto negli USA, sembra improbabile che le borse di Shanghai e Shenzhen possano farne a meno ancora a lungo. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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