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Ricavi in calo per il mining di Bitcoin

Agosto 2024 è stato il mese con i minori ricavi per il mining di Bitcoin di tutto l’anno. 

Anzi, bisogna risalire addirittura a settembre dell’anno scorso, quando il prezzo di BTC era inferiore ai 30.000$, per un mese con ricavi simili. 

Il crollo dei ricavi nel settore del mining di Bitcoin

Su Bitbo si può trovare un grafico che mostra i ricavi mensili del mining di Bitcoin. 

Luglio si era chiuso con circa 927 milioni di dollari incassati complessivamente dai miner di BTC, ma ad agosto, che ha lo stesso numero di giorni, i ricavi sono scesi di ben 100 milioni di dollari (-10%). 

Da notare che già a giugno erano scesi sotto i 900 milioni, ma era da settembre 2023 che non scendevano sotto gli 850. 

A dire il vero un anno fa erano scesi anche sotto gli 800, ma settembre ha un giorno in meno rispetto ad agosto. 

Inoltre nel 2021, tre anni fa, rimasero quasi costantemente sopra gli 800 milioni, con picchi addirittura a quasi 1.700. 

Inoltre durante il bear-market del 2022, quando il prezzo di Bitcoin scese abbondantemente sotto i 20.000$, il minimo dei ricavi mensili del mining venne toccato a 460 milioni. 

Quindi durante il corso del 2023 questi ultimi risalirono da meno di 500 a più di 1.200 milioni, toccati a dicembre, per poi salire ancora nel corso del 2024 fino oltre i 1.900 a marzo e poi crollare sotto i 900 milioni dall’halving ad oggi. 

Bitcoin mining: i motivi del crollo dei ricavi

Prima di esaminare quali siano i motivi di questo crollo (-57% da marzo ad agosto), occorre però sottolineare che i livelli attuali non solo sono di molto superiori a quelli del bear-market del 2022, ma che sono anche perfettamente in linea con quelli di luglio dell’anno scorso, prima del dimezzamento del premio. 

Detto questo, ovviamente il motivo principale è proprio l’halving stesso. 

Fino a marzo di quest’anno il miner che riusciva a minare un blocco si portava a casa 6,25 BTC di premio, ma dal 20 di aprile questo premio è stato dimezzato a 3,125 BTC. 

Il grafico di Bitbo mostra anche gli incassi mensili in BTC, che comprendono anche le fee, e rivela che a marzo di quest’anno i miner di Bitcoin avevano incassato più di 28.500 BTC, scesi a 22.600 ad aprile ed a meno di 13.800 a maggio. 

Ma a questo problema se ne aggiunge un altro. 

Infatti il calcolo dei ricavi complessivi del mining di Bitcoin in realtà viene effettuato in dollari, perchè gli elevati costi di esercizio dei miner vanno pagati in valuta fiat. 

E così un calo del prezzo medio di BTC ha ulteriormente ridotto i ricavi dei miner calcolati in dollari, nonostante l’incasso in BTC di agosto sia stato perfettamente in linea con quello di maggio. Rimane però il fatto che in BTC l’incasso di agosto è stato del 51% inferiore a quello di marzo. 

Problemi per Bitcoin? 

Nonostante tutto ciò, non si riscontra alcun problema tecnico per Bitcoin. 

Il block-time, ovvero il tempo medio di convalida di un blocco, è rimasto sempre attorno, o sotto, i 10 minuti, con marginali eccezioni, ed il numero di transazioni giornaliere è ancora decisamente alto. 

Anzi, se a marzo in media venivano registrate circa 400.000 transazioni al giorno sulla blockchain di Bitcoin, ultimamente spesso si sono superate le 600.000.

Un discorso diverso invece è quello che riguarda il prezzo di BTC. 

Infatti più si riducono i ricavi dei miner, più questi sono costretti a vendere Bitcoin. 

In genere i miner vendono solo i BTC necessari a finanziare la loro attività, cercando di non vendere quelli che non è necessario vendere. In questo modo nel corso del tempo si creano un accumulo di BTC, ma quando i ricavi scendono sono costretti non solo a vendere tutti i Bitcoin che minano, ma anche parte di quelli accumulati in precedenza. 

La profittabilità del mining di Bitcoin è letteralmente crollata ultimamente, passando dai 0,12$ al giorno per THash/s di marzo agli attuali 0,04$. Il livello attuale è ancora più basso di quello ad esempio di un anno fa, e questo significa che i miner sono davvero costretti a vendere molti BTC. 

L’impatto sul prezzo di BTC

Tutto ciò fa sì che la pressione di vendita di BTC sul mercato crypto rimanga significativa. 

Nonostante nel complesso si sia ridotta, da marzo fino ad oggi, non si è però ridotta tanto quanto molti speravano. 

Infatti la pressione di acquisto di fatto si è ridotta di più, e la conseguenza inevitabilmente è una riduzione del prezzo. 

Affinché questo trend si inverta occorrerebbe che i miner smettessero di vendere così tanti BTC. 

Perchè ciò accada, in questo momento non è pensabile che sia sufficiente un incremento di valore di Bitcoin. Sarebbe invece indispensabile un taglio della difficulty, in modo da ridurre sensibilmente le spese dei miner. 

D’altronde la difficulty attualmente è vicina ai massimi di sempre, nonostante ci sia stato l’halving qualche mese fa, tanto che il block-time rimane vicino ai 9 minuti. L’ipotesi addirittura è che il prossimo aggiustamento della difficulty, previsto per l’11 settembre, sia al rialzo, e se ciò accadesse il problema di cui sopra verrebbe addirittura acuito. 

Livelli di hashrate e difficulty

Tutto ciò è causato da una curiosa dinamica, assolutamente imprevista. 

Infatti con il dimezzamento del premio per i miner in teoria questi avrebbero dovuto ridurre sensibilmente il loro hashrate. Questo avrebbe portato inevitabilmente ad una riduzione della difficulty, e quindi dei costi del mining, riducendo così anche la necessità per i miner di vendere BTC. 

E invece non è successo. 

L’hashrate ad aprile, prima dell’halving, aveva superato i 650 Eh/s di media settimanale, e dopo l’halving era sceso a 580 a maggio. 

A fine maggio però aveva fatto segnare un nuovo picco oltre i 650, ed a luglio addirittura un picco sopra i 670 Eh/s. 

Tuttavia in media si è scesi da 640 a 630, ovvero una riduzione troppo contenuta per poter far fronte all’inevitabile crollo dei ricavi dovuti all’halving. 

A questo punto occorrerebbe che i miner iniziassero a spegnere un numero significativo di macchine vecchie per far diminuire l’hashrate, così da far scendere anche la difficulty, ma chi lo fa rischi di vedersi ulteriormente crollare i ricavi. Fintanto che i miner non capitoleranno questa situazione sembra destinata a perdurare. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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