Questo non è solamente un cattivo momento per i mercati crypto, ma anche per i derivati crypto come ad esempio i future su Ethereum.
Si sta riscontrando infatti una forte perdita di interesse.
Summary
Ethereum: il calo dei volumi sui future crypto
Tra le borse tradizionali, quella in cui vengono scambiati più future crypto su Ethereum è il CME di Chicago.
Il Chicago Mercantile Exchange (CME) è per l’appunto la borsa di Chicago, ed è in assoluto il maggior mercato di opzioni e future del mondo.
Sebbene vi siano exchange crypto con volumi di scambio superiori di future su ETH, il CME va preso come punto di riferimento per lo scambio di future crypto sui mercati tradizionali.
A partire da aprile i volumi di scambio dei future su Ethereum al CME si sono andati riducendo.
Sebbene questa non sia affatto da considerare una buona notizia, vi sono però altri due elementi da aggiungere che la rendono meno brutta di quanto potrebbe apparire ad un esame superficiale.
Innanzitutto sebbene i volumi di scambio di luglio ed agosto siano stati sensibilmente inferiori a quelli di marzo, rimangono però superiori a quelli di gennaio e febbraio.
Inoltre a fine luglio sono stati lanciati altri derivati su Ethereum sulle borse USA, ovvero gli ETF spot, e questi dovrebbero aver sottratto un po’ di volumi di scambio ai future.
Quindi il calo del volume degli scambi dei future su Ethereum al CME non è particolarmente grave.
Crypto news: la chiusura degli ETF sui future su Ethereum
Anche questa seconda notizia può sembrare negativa ad un approccio superficiale, mentre invece non lo appare così tanto ad un’indagine un poco più approfondita.
È stato dichiarato ufficialmente che VanEck chiuderà l’ETF sui future di Ethereum.
Prima che potessero essere lanciati sui mercati statunitensi gli ETF su ETH spot, vennero lanciati degli altri ETF, che non avevano ETH come collaterale ma contratti future sul prezzo di ETH.
Ora che sono stati lanciati gli ETF su ETH spot, quelli basati sui future hanno poco senso di esistere.
Quindi non solo non c’è affatto da stupirsi se VanEck chiude il suo ETF sui future di Ethereum, ma c’è anzi da aspettarsi che lo facciano anche molti altri emittenti, nel caso in cui i nuovi ETF conquistino un significativo interesse sui mercati finanziari tradizionali.
I volumi complessivi durante i cicli del mercato crypto
Analizzando invece i volumi complessivi degli scambi dei future su Ethereum su tutti gli exchange il quadro che emerge è decisamente meno negativo.
Ad ottobre dell’anno scorso, prima che iniziasse l’ultima bullrun, i volumi complessivi si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari settimanali.
Con l’inizio della bullrun salirono sopra i 20 miliardi, con un picco a quasi 50 miliardi di dollari settimanali attorno alla metà di novembre.
Dopo un leggero calo a dicembre 2023 e gennaio 2024, a febbraio risalirono, fino a tornare attorno ai 50 miliardi settimanali a marzo.
Da allora in effetti sono scesi, tanto che dopo la metà di maggio tornarono sotto i 20 miliardi, ma continuando a rimanere di molto superiori rispetto a quelli appena precedenti l’inizio della bullrun.
Anzi, a luglio sono poi anche tornati sopra i 40 miliardi, anche se per una sola settimana, e la maggiore flessione si è registrata solamente ad agosto, quando molti operatori sono in ferie.
I volumi di inizio settembre sono tornati sopra i 20 miliardi, quindi perfettamente in linea con quelli di fine ottobre 2023 o maggio 2024.
In altre parole non si è assistito ad un complessivo netto calo dei volumi degli scambi sui future su Ethereum, se si prendono in considerazione tutti gli exchange, mentre un calo lo si registra invece in particolare sulle borse tradizionali come il CME.
Gli ETF spot
Non si tratta pertanto di un vero e proprio problema legato al mercato crypto, ma di uno spostamento di volumi sulle borse tradizionali dai future ai nuovi ETF.
Il fatto è che da un lato si è registrata una forte perdita di AUM da parte degli ETF su ETH spot da quando sono sbarcati sulle borse USA, ma non una perdita di volumi.
Il forte calo di AUM (-568 milioni di dollari) lo si deve alle liquidazioni di ETHE, l’ATF di Grayscale che prima era un fondo non negoziato in borsa, e che nel corso degli anni aveva accumulato troppi ETH.
Anzi, prendendo anche solo come riferimento il solo ETHE, i suoi volumi di scambio sono aumentati da quando si è trasformato in ETF.
A marzo non aveva mai superato di molto i 300 milioni di dollari di volume di scambio giornaliero, mentre a luglio ha superato più volte i 500 milioni.
Dal punto di vista dei volumi di scambio i nuovi ETF su ETH spot devono essere considerati a tutti gli effetti un successo, anche se non clamoroso come per quelli su BTC. Invece dal punto di vista dell’AUM per ora non possono essere considerati un successo, se presi nel complesso, anche se va detto che a perdere è stato solo ETHE (-2,6 miliardi di dollari), mentre gli altri ETF messi insieme invece hanno fatto registrare afflussi complessivi per più di 2 miliardi di dollari.
Purtroppo i deflussi dall’ETF di Grayscale su Ethereum sono ancora in corso, ma non appena si arresteranno, come accaduto a febbraio per quelli su Bitcoin, potrebbe esserci un’inversione di tendenza.