Secondo il celebre co-fondatore di Binance Changpeng Zhao, meglio noto come CZ, sarebbe inevitabile che la Cina prima o poi investa in BTC.
CZ ieri è intervenuto alla conferenza Bitcoin MENA ad Abu Dhabi, dove è stato intervistato da David Bailey.
Ha parlato di molte cose, per circa una mezzoretta, rispondendo a diverse domande.
Summary
La Cina e BTC
Secondo CZ, i paesi più piccoli saranno probabilmente i primi ad adottare Bitcoin, come del resto ha già fatto il piccolo El Salvador.
Tuttavia il co-fondatore di Binance crede che questa evoluzione non terminerà lì, anche se il cambiamento dovrebbe avvenire lentamente.
Alla luce di ciò, ha affermato che la Cina sarà uno dei paesi ad adottare una riserva strategica in Bitcoin, probabilmente seguendo le orme del piano proposto dal neo-presidente Trump.
Il nuovo presidente entrerà in carica solamente il 20 gennaio, quindi per ora non c’è ancora nulla di certo, ma sembra assolutamente probabile che rispetterà le promesse fatte in campagna elettorale ed attiverà la riserva strategica in Bitcoin.
CZ ha suggerito che, non appena verrà attivata, altri Paesi potrebbero seguire l’esempio.
Inoltre ha evidenziato come la posizione della Cina sulle criptovalute sia difficile da prevedere, a causa della mancanza di trasparenza da parte del suo governo. D’altronde anche ciò che il gigante asiatico ha fatto fino ad ora a riguardo lascia un po’ incerti e perplessi, dato che nel 2021 ha bannato il trading crypto, mentre nel 2024 ha consentito il lancio di ETF spot su BTC e ETH sulla borsa di Hong Kong.
CZ e la Cina
Changpeng Zhao è cinese, nato in Cina nel 1977.
All’età di 12 anni però si è trasferito in Canada, ed in seguito è diventato cittadino canadese.
Nel 2005 tornò in Cina, a Shanghai, per fondare una startup informatica che si occupava di piattaforme di trading.
Nel 2013 vendette il suo appartamento a Shanghai ed utilizzò la somma incassata per investire in Bitcoin. In seguito ha sviluppato, insieme ad altri, il celebre sito blockchain.info, ed è diventato il CTO di OKCoin.
Nel 2017 ha co-fondato Binance, che all’epoca aveva sede in Cina.
Binance però già nel 2017 iniziò la sua espansione all’estero, proprio per sfuggire ai primi ban cinesi sulle crypto. Di fatto non è più una società cinese fin da allora.
CZ però conosce molto bene la Cina, non solo perché è un cinese nato a Jiangsu, ma perché i suoi primi grandi successi professionali li ha ottenuti a Shanghai.
Essendo però anche cittadino canadese, una volta che Binance si è allontanata dalla Cina lo ha fatto anche CZ, tanto da essere finito addirittura in carcere negli USA per la violazione di diverse leggi federali di Binance stessa negli Stati Uniti.
Dopo qualche mese di carcere è uscito di prigione, ed ha iniziato a girare il mondo come evangelista del settore crypto.
Le riserve in Bitcoin degli USA
Per comprendere il suo ragionamento occorre iniziare dall’idea di Trump.
Il governo USA, tramite il Dipartimento di Giustizia, detiene circa 200.000 BTC.
Si tratta di Bitcoin sequestrati a criminali durante varie indagini del Dipartimento di Giustizia stesso.
In genere i BTC sequestrati vengono venduti all’asta al miglior offerente, ma dato che 200.000 BTC non sono pochi, Trump ha ipotizzato di non venderli, e di tenerli come riserva nei conti dello Stato.
A dire il vero fino a pochi giorni fa erano 220.000, e 20.000 sono stati spostati dall’attuale amministrazione Biden probabilmente per essere venduti.
L’idea di Trump invece è di non venderli più, ed utilizzarli come riserva strategica. Attualmente 200.000 BTC hanno un valore di quasi 20 miliardi di dollari, quindi pur non essendo una cifra significativa, ad esempio rispetto ai 36.000 miliardi di dollari del loro debito pubblico, non sono nemmeno poca cosa.
Inoltre la senatrice repubblicana Cynthia Lummis ha affermato che intende proporre al Congresso di acquistare 200.000 BTC all’anno per i quattro anni di durata dell’amministrazione Trump per arrivare a far possedere agli USA un milione di BTC.
I Bitcoin (BTC) della Cina
Anche la Cina detiene già Bitcoin, sempre grazie a sequestri giudiziari. Per quanto se ne sa ne detiene circa 190.000.
Tuttavia, il governo cinese non ha mai espresso pubblicamente l’intenzione di tenerli come riserva.
Se però Trump dovesse davvero attivare la riserva strategica in BTC, e soprattutto se gli USA dovessero mettersi ad acquistare Bitcoin, in effetti risulta piuttosto difficile immaginare che la Cina possa realisticamente rimanerne fuori.
Inoltre, i 190.000 BTC che risulterebbero essere in possesso del governo cinese risultano essere stati acquisiti a gennaio di quest’anno, e non ancora venduti. Sebbene queste dinamiche richiedano spesso molto tempo (anche diversi anni), è possibile immaginare che il governo cinese possa aver perlomeno già pensato anche all’ipotesi di tenerli.
Quindi l’ipotesi di CZ non è affatto assurda, anche se dal tenere in riserva i BTC già acquisiti con dei sequestri giudiziari, a comprarli sul mercato, passa una notevole differenza. Il ragionamento di CZ però non riguarda solamente lo stato attuale, e la sua evoluzione nel corso dei prossimi 4 anni, ma riguarda anche l’evoluzione sul lungo periodo.