Da qualche tempo a questa parte sui mercati crypto esiste anche un token di una memecoin che parodizza il noto indice S&P500: si chiama SPX6900 ed è già presente su diversi exchange.
Summary
SPX6900: la Memecoin che parodizza l’Indice S&P500
SPX6900 non è altro che l’ennesima memecoin.
Non ha alcun reale legame con l’S&P500, e persino il suo nome è differente rispetto a quello dell’indice.
Infatti, non replica affatto l’andamento dell’indice S&P500 sui mercati crypto.
È stata lanciata quasi due anni fa, ed in effetti l’anno scorso ha ottenuto un discreto successo.
Giusto ieri ne ha parlato anche Wirex sul suo profilo X ufficiale, affermando che è una memecoin basata su Ethereum, ma con supporto cross-chain su Solana e Base, e che è stata progettata come parodia degli indici finanziari tradizionali.
In teoria, quindi, sarebbe una sorta di versione satirica degli asset di mercato convenzionali, ma è difficile capire cosa ci sia di satirico in una memecoin simile.
Wirex afferma anche che SPX6900 si posiziona come un’alternativa crypto a indici come l’S&P500, ma in realtà il suo andamento di mercato non replica affatto quello del noto indice delle borse USA.
Si tratta invece solamente di un progetto guidato dalla comunità, come praticamente tutte le altre memecoin.
L’andamento del prezzo del token SPX6900
Il token della memecoin SPX6900 è presente sui mercati crypto con il ticker SPX.
Inizialmente scambiabile su DEX come Uniswap, ora è scambiabile anche su diversi exchange centralizzati, come MEXC, KuCoin, Gate.io, Kraken e BingX.
Al momento del lancio, nell’agosto del 2023, e fino ad agosto 2024, l’andamento del suo prezzo era stato sostanzialmente stabile.
Il boom è iniziato a partire da settembre.
Da notare che invece l’indice S&P500 ha iniziato a crescere a giugno 2023, ed a settembre 2024 ha addirittura avuto una leggera correzione.
In effetti, l’andamento del prezzo del token SPX (SPX6900) sui mercati crypto non replica fedelmente l’andamento dell’indice S&P500 sulle borse USA.
Le Mini-Bolle
Sul prezzo del token SPX si sono già gonfiate due mini-bolle.
La prima ha iniziato a gonfiarsi nella seconda metà di settembre, e si è gonfiata rapidamente tra la fine di settembre e la metà di ottobre.
Grazie a questa prima mini-bolla, il suo prezzo è salito da un centesimo di dollaro ad oltre 90 centesimi, quindi con un clamoroso +9.000% in un mese.
Questa prima mini-bolla però non è poi scoppiata, visto che la successiva correzione si è fermata poco sotto i 50 centesimi.
La seconda mini-bolla, invece, ha iniziato a gonfiarsi a fine dicembre, ed è terminata il 19 gennaio con il massimo storico oltre quota 1,7$. Praticamente in tre settimane aveva fatto segnare un altro +96%.
Da notare che invece l’indice S&P500 ha iniziato a salire a novembre, dopo la vittoria elettorale di Trump, ed ha toccato il picco il 19 febbraio, un mese dopo quello del token SPX.
La seconda mini-bolla del prezzo del token SPX è scoppiata a fine gennaio, ed il prezzo è tornato sotto quota 0,5$, come già accaduto dopo lo scoppio della prima mini-bolla.
Dato però che lo scoppio della prima mini-bolla non è stato completo, è possibile immaginare che il calo possa continuare ancora, ben sotto gli attuali 0,47$.
Il momento dei mercati finanziari
Il problema infatti è che i mercati finanziari nel loro complesso non stanno passando un buon momento.
A causa delle paure innescate dalle possibili conseguenze della guerra commerciale di Donald Trump a colpi di dazi, lo stesso indice S&P500 dai massimi di febbraio ha perso quasi il 5%.
Sebbene questo calo non sia particolarmente significativo, anche proprio perché partito dai massimi storici, è stato comunque in grado di annullare tutti i guadagni ottenuti con il cosiddetto “Trump trade” innescato dalla sua vittoria elettorale.
Infatti, i livelli attuali dell’indice S&P500 sono gli stessi della seconda metà ottobre, prima delle elezioni del 5 novembre.
Questa difficoltà risulta essere ancora maggiore sui mercati crypto, anche se a dire il vero, ad esempio, il prezzo di Bitcoin non è ancora tornato ai livelli precedenti alla vittoria elettorale di Trump.
Il punto è che, nonostante gli effetti del Trump trade ormai si siano completamente esauriti, con il rischio che ora si possa persino innescare una sorta di Trump trade al contrario, Bitcoin sta comunque tenendo bene, a differenza di molti altri asset che invece sono tornati ai livelli di ottobre.
In particolare, sono in forte sofferenza diverse altcoin, tanto che la dominance di Bitcoin rimane ben superiore al 61%, ovvero vicino ai massimi degli ultimi anni.