Crypto are not a security: questa la sintesi di un documento del 6 marzo, che rivela che il Governatore del Colorado (USA), Jared S. Polis, ha firmato il “Colorado Digital Token Act” con il quale escluderebbe per le crypto l’applicabilità delle norme sulle security (titoli finanziari).
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L’atto che è stato sponsorizzato dal repubblicano Jack Tate e dal democratico Steve Feinberg e presentato per la prima volta al Senato del Colorado a gennaio 2019 ci offre una nuova definizione di token digitali, in apparente contrasto con le leggi federali sulla base delle quali la SEC afferma che quasi tutti i token debbano essere considerati come delle security.
La legge abbraccia una prospettiva ampia definendo le criptovalute come
“un’unità digitale … che è scambiabile con beni o servizi e può essere scambiata o trasferita tra persone senza un intermediario o depositario di valore“.
Esonera i token dalla “registrazione come titoli (security)” e rimuove anche i “requisiti di licenza di broker-dealer e venditori” per le persone che emettono, operano e trattano tali token.
E’ evidente come tale impostazione sia del tutto in controtendenza con diverse interpretazioni della SEC ma anche delle omologhe autorità di altri paesi (Bafin, Consob, FINMA, ecc.) e con autorevole dottrina espressa da diversi legali in Italia e all’estero.
Eppure, anche se la proposta di legge del Colorado è decisamente coraggiosa e in controtendenza rispetto al mantra che ci viene proposto periodicamente in materia, nel tentativo di accostare in ogni caso un token ad un prodotto o ad uno strumento finanziario, mi trovo perfettamente concorde con l’impostazione bipartisan di Tate e Feinberg.
E’ infatti evidente che, liberando le aziende che si occupano di sviluppare tecnologia blockchain e nuovi token, dalla complessa procedura a cui dovrebbero andare incontro qualora tali token siano per legge riconducibili alla figura dello strumento finanziario (o security che dir si voglia), si otterranno due positivi risultati:
- Il Colorado potrebbe diventare il primo Paese degli Stati Uniti ad “alleggerire” i formalismi per l’emissione di nuovi token, diventando così un punto di riferimento per molte imprese e quindi attrattivo di nuovi investimenti.
- La possibilità per molti sviluppatori di poter avviare in proprio e senza veicoli ad alta formalità o rilevanti risorse finanziarie, progetti blockchain.
Ci sono naturalmente due punti particolarmente delicati:
Il primo è relativo alla necessità di tutelare i consumatori di fronte a potenziali frodi. E’ sufficiente l’impianto normativo statunitense a tutelare gli acquirenti dei token qualora non trovino applicazione lo US Security Act e lo US Security Exchange Act?
Inoltre, la proposta di legge potrebbe essere in contrasto con le disposizioni federali in materia e pertanto non trovare applicazione al di fuori del Colorado, limitando l’applicabilità della stessa ai soli cittadini del Colorado e a società basate in Colorado.
Rhode Island è un altro Stato degli Stati Uniti dove i senatori attualmente stanno spingendo per far passare provvedimenti che escludano la riconducibilità dei token alle security.
In tutto ciò, a livello federale è stata già annunciata la volontà di regolare le ICO ma ancora non ci sono sviluppi in materia.
Appare quindi evidente, ad avviso di chi scrive, che anche il panorama statunitense, da molti ritenuto impropriamente un solido punto di riferimento da cui prendere spunto, è piuttosto variabile e sarebbe beni che altri incauti legislatori studino con attenzione questi nuovi provvedimenti legislativi poiché potrebbero aprire mercati nuovi, escludendo l’applicabilità dello strumento finanziario al token su blockchain e favorendo così l’avvio di nuovi e numerosi progetti.
In questo senso, il Parlamento italiano, anziché dedicarsi a complessi esercizi di stile per utilizzi peraltro limitati delle blockchain, potrebbe invece affrontare in maniera seria un processo di liberalizzazione di ICO e STO dalle complesse norme di cui al Testo Unico Finanziario e valutare una normativa sandbox dedicata a progetti blockchain, valutando se le norme in materia di Codice del Consumo e quelle del nostro Codice Penale, unitamente alle norme in favore di Startup Innovative e, in particolare, di piattaforme crowdfunding, possono effettivamente essere sufficienti per regolare la materia, favorendo al contempo una nuova rivoluzione industriale italiana ed europea.