Che lo statuto del dollaro come valuta riserva globale di riferimento sia minacciato lo si sapeva. Se ne parla da lungo tempo.
La novità, secondo due economisti di Hong Kong, potrebbe essere una moneta crittografica.
Una criptomoneta che riesca a spodestare il primato che il biglietto verde conserva dai tempi degli accordi di Bretton Woods.
Una moneta digitale, dunque, e non lo yuan o altre monete fiat.
Diritti Speciali di Prelievo
A lanciare l’idea, certamente suggestiva, sono due professori che insegnano a Hong Kong. Di fatto propongono la nascita di una criptovaluta speciale internazionale, che in concreto non sarebbe altro che la versione digitale dell’unità di conto del Fondo Monetario Internazionale (Diritti Speciali di Prelievo).
Nello specifico la e-DSP, spiegano Andrew Sheng e Xiao Geng nell’editoriale uscito su Project Syndacate, rappresenterebbe una valuta internazionale “neutra”, il cui valore come per la DSP classica è determinato da un paniere di divise nazionali.
Secondo i due accademici Sheng e Geng, il primo ricercatore dell’Asia Global Institute dell’Università di Hong Kong, il secondo professore dello stesso ateneo nonché presidente dell’Hong Kong Institution for International Finance, “l’arrivo delle criptovalute ha creato un’opportunità unica per permettere alle forze di mercato di rivolgersi a un asset di riserva veramente neutrale”
Crypto DSP diventerebbe la divisa di riferimento
La guerra commerciale con la Cina e le ultime spese allegre per tagliare il fisco e per incrementare gli investimenti in campo militare hanno deteriorato le finanze degli Stati Uniti, le cui passività nette sono destinate a raggiungere il 50% del Pil entro il 2022, stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale.
“Con la leadership degli Usa – l’emittente della valuta di riserva internazionale principale – che non è mai stata così imprevedibile, è un’opportunità che non dovrebbe essere sprecata” dalle altre potenze mondiali, dicono i due accademici nell’articolo pubblicato sul contenitore di opinioni di leader aziendali, politici, uomini d’affari e professori di alto profilo.
Chiaramente per poter portare a termine un simile passaggio epocale, bisognerebbe prima creare un grande mercato monetario denominato in valute DSP elettroniche.
Per farlo va istituito un organismo politicamente super partes, controllato dal settore privato o dalle banche centrali, che emetta la divisa.
Le banche e i gestori che partecipano al progetto scambierebbero a quel punto la loro moneta fiat con le DSP digitali.
Un mercato monetario denominato in crypto
Persino progetti infrastrutturali pubblici ambiziosi e investimenti privati importanti potrebbero essere finanziati con la neonata criptomoneta e in un secondo momento un grande centro finanziario mondiale come Londra, New York o Hong Kong potrebbe servirsi della tecnologia blockchain per testare il prodotto, creando dei sistemi di swap che contribuiscano a rendere il mercato delle DSP più liquido.
Un altro passo obbligato, spiegano sempre i due autori, sarebbe quello di “creare un mercato del debito denominato nella criptovaluta neutrale, che attirerebbe quei paesi che vogliono evitare di cadere vittime del fuoco incrociato tra i paesi” che emettono monete di riserva. Le società multinazionali e gli istituti finanziari si occuperebbero di fornire gli asset necessari.
Lato domanda, i debiti a lungo termine così strutturati potrebbero essere usati dai fondi pensione, dalle compagnie di assicurazione e dai fondi sovrani.
Fatta esclusione per il dollaro, un mercato del debito simile farebbe comodo anche alle altre valute di riserva e – se l’esperimento dovesse funzionare – si riuscirebbe anche nell’impresa di convincere gli Usa a ridimensionare spese e livelli di indebitamento.