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Anche l’Azerbaijan tassa le crypto

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Cresce il numero delle nazioni che hanno deciso di sottoporre a tassazione i proventi del trading di criptovalute.

Adesso è il turno dell’Azerbaijan.

La conferma arriva dal ministro delle imposte Nijat Imanov secondo cui:

“Se qualcuno ha acquistato una criptovaluta e poi l’ha venduta dopo che il suo prezzo è aumentato, questo importo deve venir registrato come reddito e quindi sottoposto a tassazione.”

I particolari

Nello specifico, si tratta di un’imposta sugli utili societari per le persone giuridiche e imposte sul reddito delle persone fisiche.

Il regime fiscale azero prevede un’aliquota dell’imposta sulle società al 20% e un’altra, progressiva (tipo l’italiana Irpef) per le persone fisiche.

In quest’ultimo caso i redditi inferiori a 2.500 AZN al mese (circa $ 1.500) ricadono in un regime fiscale con aliquota al 14% che però sale al 25% in caso di importi superiori al limite previsto.

La presa di posizione da parte delle autorità della nazione è anche una implicita conferma della popolarità che le monete virtuali stanno registrando in particolar modo nel periodo tra maggio e dicembre del 2017 quando il bitcoin ha superato nelle quotazioni, i 20mila dollari.

Un trend che ha permesso, perciò a molti non solo di investire nella più famosa delle monete virtuali ma di sfruttare l’onda lunga anche per il resto dell’universo crypto dal momento che, come ha confermato anche Elnur Guliyev, direttore e fondatore della società Crypto Consulting, ogni crypto risultava redditizia anche solo con un investimento da 10 dollari.

Non solo l’Azerbaijan

La nazione dell’ex Unione Sovietica non è la sola ad aver visto nel bitcoin e nei suoi tanti fratelli un’alternativa per gli introiti fiscali.

La Francia ha recentemente fissato un’aliquota forfettaria del 19% sulla maggior parte delle criptovalute cambiando così il regime precedente che variava con un massimo che poteva arrivare anche al 45%.

Lo stesso dicasi per il Sud Africa che tassa le plusvalenze derivanti dal reddito correlato delle criptovalute, o della Thailandia che tassa le plusvalenze al 15% e impone anche un 7% dell’imposta sul valore aggiunto sulle transazioni.

Altre nazioni, invece, si stanno organizzando: è il caso della Corea del Sud che ha annunciato un quadro normativo per regolamentare il settore fiscale sulle criptovalute già a giugno.

E in Italia?

Recentemente la Direzione Regionale della Lombardia ha stabilito che bitcoin sarà visto al pari di una “valuta straniera” emessa da banca centrale con tassazione sulla plusvalenza derivante da compravendita.

L’aliquota prevista è al 26% su un wallet contenente oltre 51.645,69 euro, capitale che deve essere presente per sette giorni lavorativi consecutivi.

Rossana Prezioso
Rossana Prezioso
Appassionatasi alle nuove frontiere dell’editoria online, ha deciso di approfondire ulteriormente le sue conoscenze dedicandosi allo studio dei cambiamenti culturali ed economici derivati dalla nascita della finanza hitech, sviluppando le tematiche riguardanti i nuovi modelli di business ad essa legati e le influenze geopolitiche della new economy criptovalute
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